Con la circolare 127 del 16 novembre l'INPS ha esteso il bonus di 150 € previsto dal “decreto aiuti ter” anche ai lavoratori attualmente in mobilità in deroga di tutte le 19 aree di crisi complessa riconosciute in Italia. Questo provvedimento è stato rivendicato dalla CGIL Abruzzo e Molise come il frutto di una battaglia partita dall’Abruzzo.
Era il luglio scorso, allora si trattava del bonus 200€, e la CGIL Abruzzo e Molise denunciò l'ingiustizia dell’esclusione dalla percezione del bonus i lavoratori in mobilità in deroga licenziati da aziende dell'Area di Crisi Complessa Val Vibrata. Quella richiesta fu fatta propria anche dal CICAS Abruzzo con un documento unitario inoltrato dall'Assessorato regionale al Lavoro a Ministero e INPS.
La mobilitazione e l’ottenimento di quanto richiesto diede una risposta, seppur parziale e che comunque vedrà gli effetti a marzo 2023 (data prevista per il pagamento del bonus), a tutti coloro che in Italia si trovano in questa condizione.
Ad oggi infatti la mobilitazione di allora ha portato frutto anche per quanto riguarda l’erogazione del bonus di 150€, come abbiamo già scritto, proprio perchè ha costretto ad aggiustare il tiro estendendo l'erogazione a tutti i lavoratori in mobilità in deroga.
Il sindacato inoltre ha dichiarato che, seppur questi soldi non siano sufficienti, ristabiliscono un principio di giustizia, era infatti inconcepibile che una misura pensata per dare una risposta alla crisi che vivevano lavoratori, pensionati, disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza, escludesse proprio chi ne aveva più bisogno.
Inoltre, il Segretario Generale CGIL Abruzzo e Molise, Carmine Ranieri, ha dichiarato:
“Non lasciare indietro nessuno era il proposito di tutti durante il Covid. Continuare a farlo, battersi perché questo non accada, dare una risposta ai bisogni sociali, è l'obiettivo che la CGIL a tutti i livelli ed in tutti i territori, cerca di perseguire ogni giorno con la propria attività e con le proprie lotte. Dopo i bonus, però, dovranno arrivare misure strutturali. Dare risposte ai problemi di tutte e tutti, a partire da chi, come i 150 lavoratori della Val Vibrata, anni fa ha perso il lavoro e non riesce a ricollocarsi perché considerato troppo vecchio per lavorare ma troppo giovane per andare in pensione.”