Mercoledì, 22 Maggio 2013 17:20

La burocrazia sta bloccando la ricostruzione: Confindustria minaccia azioni legali

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La burocrazia blocca la ricostruzione: la Confidustria ha deciso di dire basta e minaccia di adire le vie legali. A 5 mesi di distanza dalla creazione della Struttura di Missione, si legge in un comunicato, le pratiche continuano ad accumularsi: nei cassetti del Genio Civile ce ne sono 2500.

"Se si fossero sbagliate le imprese a redigere le domande avrebbero pagato subito con la bocciatura delle pratiche, invece adesso chi paga? Perché la politica non dovrebbe assumersi le se responsabilità? Se le cause sono di organizzazione interna degli uffici e non di forza maggiore, quale sarebbe la mancanza di fondi, siamo di fronte ad una interruzione di pubblico servizio. Noi conosciamo solo le regole dell’adempimento, per le quali l’impresa paga quando sbaglia: se a sbagliare sono il Genio Civile o la Filiera o altri ancora è giusto che questi paghino".

In altre parole, Confindustria sta valutando la possibilità di costituirsi parte civile per chiedere il risarcimento danni.

Nelle azioni intraprese ricadono i “famosi” 100 ml di fondi Cipe destinati alle attività produttive: chi ne stabilirà la destinazione, gli enti locali, le imprese o le associazioni di categoria? E ancora: i fondi sono davvero stanziati oltre che deliberati? Quale sarà la tempistica e quali i criteri di erogazione?

“Ci risulta che di questi 100 ml è stata fatta già una prima ripartizione nel decreto Cipe”, scrive Confindustria. In particolare:

  • 15 ml Rilancio della filiera turistica del comprensorio del Gran Sasso
  • 5 ml Attività Ricerca – Fibra Ottica e relativo laboratorio
  • 12 ml Turismo Infrastrutture e creazione di micro –sistemi turistici
  • 38 ml Attività produttive caratterizzate da elevati livelli di innovazione
  • 15ml PMI innovative e spin-off di ricerca principalmente collegate alla realizzazione di servizi e infrastrutture di smart-cities
  • 15ml Ricerca e sviluppo sperimentale

“Ora, considerazioni doverose vanno sottoposte all’attenzione di tutti”, aggiunge Rainaldi:

1) In forza delle disposizioni Cipe, e del confronto con i responsabili della struttura di missione, le risorse non possono essere destinate ad aziende in crisi: ci viene allora da annotare che i soldi pubblici non devono essere spesi per le privatizzazioni di aziende municipalizzate e, men che meno, anche per lo studio preliminare;

2) E’ paradossale che Associazioni di categoria non siano state consultate o interpellate tal che potessero intervenire su eventuali studi nonché nella stesura delle misure di ripartizione dei fondi: il Territorio, e le Imprese in primis, devono essere gli attori di qualsiasi azione viene decisa sulla loro pelle;

3) La previsione di investire sul turismo non è congruente con le priorità indicate dall’Ocse che, al primo punto della ristrutturazione dell’economia locale, indica l’industria manifatturiera quale settore di punta dell’Abruzzo (addirittura “leggermente più sviluppato rispetto al resto d’Italia”): ricordiamo ancora il dibattito pubblico in cui il prof. Calafati dimostrò quanto il turismo non potesse essere l’asset dello sviluppo locale e regionale ma solo un suo complemento;

4) Tutti gli atti devono essere trasparenti, cioè fruibili dalla comunità allo scopo di “Migliorare l’accessibilità e la qualità delle informazioni sui criteri di ricostruzione e di spesa per ripristinare la fiducia nelle istituzioni e aumentare l’efficienza della spesa pubblica”: così l’Ocse e, prima ancora, il Ministro Barca;

5) Misure a beneficio di lavoro e occupazione sarebbero quanto mai auspicabili in luogo di destinazioni del tipo innovazione e ricerca, perché fondi di questa tipologia già esistono e non di rado sono rimasti non spesi e sono tornati indietro: incidere sul lavoro laddove si stanno usando misure di urgenza significa centrare l’obiettivo senza margine di rischio.

Ultima modifica il Mercoledì, 22 Maggio 2013 17:29

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