Sabato, 01 Giugno 2013 19:42

L'Aquila, lavoratori e sindacati confederali in piazza

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Quattromila persone (secondo gli organizzatori, in realtà molte meno) hanno preso parte, questa mattina, alla manifestazione regionale unitaria di Cgil, Cisl e Uil che si è tenuta all'Aquila. I sindacati confederali abruzzesi hanno scelto il centro storico del capoluogo, assurto a simbolo di un Paese in declino, per parlare di ricostruzione, lavoro e sociale. Gli stessi temi che saranno al centro della mobilitazione nazionale che ci sarà il 22 giugno a Roma.

A giudicare dalle presenze, è stato un corteo passato un po' in sordina. Certo il freddo, la pioggia e il cattivo tempo non hanno aiutato. In piazza sono scesi soprattutto vecchi militanti e pensionati. Quasi del tutto assenti i giovani, i precari e i cassintegrati, se non sotto forma di micro delegazioni.

Pochi anche i politici: qualche consigliere e assessore comunale, il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, l'ex parlamentare Giovanni Lolli, la senatrice Stefania Pezzopane.

Presenti invece i segretari provinciali e regionali e i delegati nazionali delle tre confederazioni. La manifestazione è partita dalla Fontana Luminosa ed è poi proseguita lungo il corso, per terminare a piazza Palazzo, con i comizi tenuti dal palco montato davanti palazzo Margherita, la sede inagibile del comune dell'Aquila,

Le parole e i discorsi dei delegati e dei lavoratori che si sono avvicendati al microfono hanno risuonato in una cornice surreale, fatta di finestre vuote, palazzi distrutti e vicoli transennati. Perfetta rappresentazione di ciò che, forse, sono diventate queste manifestazioni: riti autoreferenziali dove si lanciano messaggi che nessuno, in primis la politica, ascolterà. «Sono qui solo perché a queste manifestazioni vengo sempre ma tanto si sa che nessuno ci darà retta: quelli che dovrebbero essere i nostri interlocutori sono troppo lontani» dice un vecchio militante con bandiera e pettorina.

La manifestazione è giunta proprio all'indomani della firma del nuovo accordo sulla rappresentanza sindacaleUn'intesa già definita, sia dai sindacati che da Confindustria, epocale. L'accordo modifica in modo sostanziale i criteri di rappresentanza e l'esigibilità dei contratti.

«Per quanto riguarda la democrazia e il pluralismo sindacale e la partecipazione dei lavoratori alle scelte delle imprese» ha commentato Gianni Di Cesare, segretario regionale della Cgil «è vero, si tratta di un accordo molto importante. Il tempo ci dirà se sarà stata effettivamente un'intesa storica».

In settimana sono arrivati i dati del rapporto semestrale di Confindustria, report che ha certificato, una volta di più, la difficile situazione dell'economia abruzzese: disoccupazione al 10,1%, export (unico settore che negli ultimi tempi aveva dato segnali di vitalità) giù del 5,1%, saldo della natività delle imprese negativo (meno 448 unità).

«Un quadro critico che denunciamo da mesi» ha detto Di Cesare «L'unico a non essersi accorto della gravità della situazione sembra essere il presidente Chiodi. Prova ne sia l'intervista che ha rilasciato di recente a Panorama, in cui ha parlato addirittura di un modello Abruzzo da seguire. Un ottimismo non suffragato, anzi contraddetto, dai dati reali».

I fronti e le vertenze aperte in Abruzzo sono decine. Tra le più gravi, Micron, Sixty, Honda, Intecs, l'ex polo chimico di Bussi, la Val Vibrata. Ad esse si aggiungono i lavoratori dei centri di ricerca della Regione (Cotir, Crab), quelli di Abruzzo Engineering e del pubblico impiego, i lavoratori del commercio e dell'edilizia.

Abolizione dell’Imu per le fasce più deboli della popolazione, soldi per ricerca, università e ammortizzatori sociali, risoluzione del problema degli esodati, sostegno ai pensionati e, soprattutto, lotta alla disoccupazione giovanile. Sono queste le richieste ribadite anche quest'oggi dai sindacati. Che, per la ricostruzione dell’Aquila, hanno chiesto che diventi una priorità nazionale, più di quanto (non) lo sia stata finora.

«Il miliardo e 2 ottenuto a Roma» ha osservato Di Cesare «è un buon risultato, anche se naturalmente non è sufficiente. Ora questi soldi devono essere ben spesi, dobbiamo assicurarci che vadano a finanziare l'avvio dei cantieri. L'Aquila deve diventare il cantiere più grande d'Europa. Finora non lo è stato»

Ultima modifica il Sabato, 01 Giugno 2013 19:59

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