Venerdì, 01 Maggio 2015 06:59

Nel solco della crisi: l'Abruzzo prima in Italia per aumento disoccupazione giovanile e "neet"

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Come è cambiato il mondo del lavoro in Europa, Italia e in Abruzzo, ai tempi della crisi? Ce lo dice il minidossier dell'associazione Openpolis, nota per la capacità di analisi, sintesi e comparazione dei dati, che ha lanciato in occasione della Festa del Lavoro 2015 "Piove sempre sul bagnato": un titolo eloquente, per una relazione che fornisce dati comparativi del mondo del lavoro, dall'Europa alle regioni italiane, dallo scoppio della crisi a oggi. Openpolis ha confrontato 10 parametri e indicatori di 28 paesi europei e 20 regioni italiane, in un intervallo di tempo di 8 anni (2007-2014).

Ne emerge, come prevedibile, un quadro tutt'altro che positivo: "Le conseguenze della crisi economica e finanziaria che ha colpito l'Europa a cavallo fra il 2007 e il 2008 hanno interessato vari ambiti, dall'instabilità dei mercati, alla crescita del debito pubblico passando per l'emergenza occupazionale - afferma Openpolis - In questi ultimi 8 anni l'aumentare delle difficoltà ha rappresentato una tale aggressione al tessuto sociale europeo da mettere in discussione le politiche e le stesse istituzioni dell'Unione". Il quadro ci racconta come il Vecchio Continente abbia subito il solco profondo delle diseguaglianze economiche e sociali: se infatti nel periodo considerato la disoccupazione in Europa è aumentata di quasi il 42%, nel Paese "traino", la Germania, è diminuita pressoché della stessa percentuale.

Europa. Un continente a due velocità: basti pensare ad alcune percentuali eloquenti. Se nel Nord siamo di fronte a miglioramenti importanti delle condizioni lavorative (in Olanda le morti sul lavoro sono diminuite del 68% e in Polonia il gap tra uomini e donne è sceso del 57%), l'Italia è diventato il Paese con la percentuale più alta di giovani che non lavorano e non studiano: 22,2% della popolazione totale. Per non parlare, poi, della disoccupazione giovanile, che negli ultimi otto anni, in Spagna è aumentata del 206% circa. Aumenta insomma il divario tra i Paesi ricchi e quelli poveri: se nel 2007 la differenza tra il valore minimo di disoccupazione (Danimarca) e quello massimo (Slovacchia) era del 7,4%, sette anni più tardi il divario tra il paese più "occupato" (Germania) e quello più "disoccupato" (la Grecia) è del 21,5%. L'Italia è ventesima (su 28 Paesi) per quanto riguarda il peggioramento dell'occupazione nel periodo considerato. 

Italia. In tutte le regioni italiane c'è stato un aumento della disoccupazione, che nel 35% dei casi è stato superiore alla media europea. Record negativo per la Calabria che quasi raddoppia (12% vs 6,6%). Il Nord-Est sembra aver retto meglio all'impatto della crisi. Le ultime tre posizioni in classifica spettano infatti a Friuli-Venezia Giulia, Veneto ed ex Trentino-Alto Adige (nel frattempo scissosi nelle due province autonome di Trento e Bolzano), che rispettivamente hanno visto il loro tasso di disoccupazione aumentare di 4,96, 4,01 e 4 punti percentuali. Il non lavoro dei giovani è aumentato a dismisura (+ 96%), e in tutte le regioni, eccezion fatta per le province autonome di Trento e Bolzano, le quali vedono invariati i loro valori rispetto al periodo pre-crisi. In Piemonte la disoccupazione giovanile è aumentata del 200%, nelle Marche addirittura del 300%, nella produttiva Emilia Romagna del 286%. In Sicilia, poi, un terzo dei giovani non lavora e non studia.

Abruzzo. Nella "regione verde d'Europa" la crisi si fa sentire in misura maggiore, come in tutto il Sud. E' la nona regione italiana per crescita della disoccupazione (dal 6 al 12%), meglio dell'Umbria ma peggio della Basilicata. Dati corrispondenti, più o meno, anche all'occupazione, vale a dire il rapporto percentuale tra gli occupati e corrispondente popolazione di riferimento. In questo caso, l'Abruzzo è "capofila" del Sud, eccezion fatta per la Basilicata. L'Abruzzo ha invece il primato del maggior aumento, in termini percentuali, di disoccupazione giovanile: ben 30 punti in 8 anni, davanti alla Calabria (+29%). 

Ma oltre a quelli in cerca di lavoro, un'altra categoria di giovani è finita per diventare protagonista di questa fase storica: i Neet (Not engaged in Education, Employment or Training). Stiamo parlando di quei ragazzi fra i 15 ed i 24 anni che né cercano lavoro né sono inseriti nel sistema scolastico. Con la crisi, l'Italia è diventato il paese con la percentuale più alta di Neet, ben il 22,2%. Nessuno paese in Europa fa peggio di noi, con una media per gli altri Stati membri ferma al 13%. All'interno del Bel Paese, poi, il primato per il maggior peggioramento negli ultimi otto anni è dell'Abruzzo (+144%), che precede nella negativa classifica l'Emilia-Romagna (+125%) e l'Umbria (+111%).

L'Abruzzo è invece in media con le altre regioni nella triste classifica delle morti sul lavoro: nell'85% delle regioni italiane le morti sono aumentate, eccezion fatta per le province trentine, il Valle D'Aosta, la Sardegna e la Calabria. Il macabro primato spetta alla Basilicata. Nella terra dei sassi le morti sul lavoro sono aumentate del 240% in otto anni.

[leggi e scarica il minidossier Piove sempre sul bagnato]

Ultima modifica il Venerdì, 01 Maggio 2015 10:08

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