Viene definito "espresso atto di indirizzo" quello della giunta comunale dell'Aquila, deliberato lo scorso 14 aprile, riguardante la destinazione dell'immenso complesso abbandonato dell'ex Sercom, nella frazione di Pagliare di Sassa, zona ovest del capoluogo abruzzese.
La giunta presieduta dal sindaco Massimo Cialente mette nero su bianco che la valorizzazione del complesso immobiliare rientra tra gli obiettivi strategici e prioritari, con finalità di "attività produttive con esclusione dell'insediamento di industrie malsane, nocive o comunque configgenti con la residenzialità delle aree circostanti, includendo, ovviamente, anche eventuali laboratori, depositi, strutture direzionali ed accessori".
La struttura ex Sercom, abbandonata da anni - fu oggetto anche di un incendio doloso, prima del sisma - si trova a ridosso della Statale 17, ed è letteralmente circondata dall'area Case di Pagliare di Sassa: 136mila mq espropriati dalla Protezione Civile e dal Comune dell'Aquila, che ospitano le palazzine pubbliche costruite dopo il terremoto, un'area tra quelle di media grandezza, con un laghetto artificiale, e un piccolo parco paleontologico sconosciuto ai più.
Il complesso vero e proprio, invece, è una struttura di fatto rifinita - dotata persino di rampe per scale mobili all'interno - di 24mila mq, mai utilizzata, concepita per essere il primo centro commerciale della città (ben prima dell'arrivo dell'Aquilone) e, insieme, un centro polifunzionale. Nel progetto iniziale, risalente ai tempi in cui era sindaco Biagio Tempesta, era prevista anche la realizzazione di un palazzetto del ghiaccio, di una discoteca e di un ristorante. Nel 2003 i primi interessamenti della Guardia di Finanza, sui legami tra la struttura (il centro commerciale si sarebbe dovuto chiamare Basileus) e l'immobiliarista Luigi Zunino, noto per la fallita scalata alla Banca Antonveneta.
Dopo il terremoto, complice l'improvviso e dirompente aumento della densità abitativa nella zona, il complesso ha fatto discutere: ne ha fatto un cavallo di battaglia L'Aquila che Vogliamo, il gruppo del consigliere comunale Vincenzo Vittorini, che chiede da tempo e a gran voce che venga data all'ex Sercom una destinazione sociale. Sul complesso si espresse più volte, un paio d'anni fa, anche lo stesso Cialente, prima paventando l'insediamento di Accord Phoenix - che già da un po', tuttavia, viene invece di continuo e vanamente annunciata nell'area dell'ex polo elettronico - e poi di una fantomatica fabbrica dolciaria, che secondo il primo cittadino avrebbe dovuto dare, a pieno regime, lavoro a 400 persone. Per ora, però, la struttura rimane preda della natura, dopo esser stata garage temporaneo per alcuni ingombranti mezzi della Protezione civile nell'immediato post-sisma e dopo essere stata oggetto di inchiesta, da parte della procura dell'Aquila nel 2013, perché diventata discarica abusiva di materiali tossici per alcune imprese della ricostruzione.
E' dunque intenzione dell'amministrazione comunale, "in accordo con il programma di mandato presentato al Consiglio comunale e nell'esercizio delle proprie competenze in ordine alla valorizzazione e piena fruizione del proprio patrimonio in funzione dello sviluppo del territorio e della comunità locale", proporre in affitto l'immobile con area pertinenziale, per destinarlo ad attività produttive. Nella delibera si parla anche della necessità di "procedere da qui in avanti al mutamento urbanistico dell'area in questione, inoltre, all'inserimento del bene nel piano di valorizzazione degli immobili di proprietà e l'assunzione del medesimo nello stato patrimoniale".
La scelta di destinare la ex Sercom alle attività produttive viene definita dalla giunta "non casuale" ma "pensata per dare una risposta alle numerose istanze di lavoro, soprattutto a seguito del sisma che, in un colpo solo, ha disgregato il un terzo del sistema economico produttivo previgente, con un forte incremento della disoccupazione, soprattutto giovanile, che a L'Aquila è del 36,5 per cento contro la media abruzzese del 25,6%". La risposta alla mancanza di lavoro, dunque, consisterebbe nel continuare a puntare sul terziario, sul commercio, sull'industria e, più in generale, sulla messa a disposizione di spazi per chi vuole fare impresa.
Una strategia condivisibile, se non fosse che - come sovente evidenziamo - il territorio comunale soffre una netta sovrabbondanza di spazi e locali disponibili, rispetto alla domanda degli stessi. Insomma, ci sono migliaia di appartamenti vuoti, così come sono diversi i centri direzionali e le gallerie commerciali che non riescono ad affittare i locali. Un andamento chiaramente frutto della speculazione post-sisma, che si è imposta nella costruzione senza regole di complessi di ogni tipo, non considerando che, nel frattempo, il lavoro e la popolazione del territorio sono scesi.
L'anomala, per usare un eufemismo, curva di domanda e offerta nel mercato immobiliare aquilano - si tratti di case private o locali commerciali - è nota anche alla giunta, che non la sottovaluta e anzi, si legge nella delibera, chiede agli uffici competenti di "interpellare il mercato per verificare la presenza d'interesse da parte di operatori economici per l'iniziativa in parola [la destinazione dell'ex Sercom per le attività produttive, ndr], approvando sin da ora una bozza di avviso".
Vedremo in quanti, e a quali condizioni, risponderanno all'eventuale avviso sulla manifestazione di interesse. Nel frattempo, però, la giunta ha dato un chiaro indirizzo politico sul futuro dell'ex Sercom.