Un banca di credito cooperativo territoriale che guardi entrambi i versanti del Gran Sasso d'Italia. Sarebbe questa la soluzione per il superamento dell'impasse della costituenda Banca dell’Aquila.
Si chiamerebbe, non a caso, "Banca del Gran Sasso", e nascerebbe dall'unione della Banca dell'Aquila con la neonata Banca del Vomano, anch'essa di natura cooperativa e operante nella valle del Vomano, in provincia di Teramo. L'operazione è al vaglio e nulla è ancora definito, ma i rumors si rincorrono. L'unione dei due soggetti, inoltre, giocherebbe alla crescita di entrambi, anche alla luce delle recenti riforme del sistema bancario.
Quella della costituenda Banca dell'Aquila è un'operazione concepita nel capoluogo abruzzese negli anni scorsi. Nell'ottobre 2013 il Comitato promotore contava oltre 1300 sottoscrittori, con il raggiungimento di 4 milioni di euro di capitale, anche se oggi, effettivamente, i sottoscrittori che hanno confermato le intenzioni sono circa 800, per 2,5 milioni raccolti.
Sono poi cambiate in corsa le regole del gioco: le disposizioni della Banca d'Italia hanno complicato le cose. E' oggi infatti necessario raggiungere un capitale minimo di 5 milioni per avviare l'attività bancaria di tipo cooperativo. Per questo, l'istituto - il cui comitato promotore è presieduto da Americo Di Benedetto - ancora non riesce ad aprire i battenti.
A differenza della Banca del Vomano che, pur vivendo una fase ancora iniziale, ha aperto nel gennaio scorso il primo sportello a Scerne di Pineto (Teramo). L'istituto, che conta oltre 1700 soci e un capitale sociale che supera i 5 milioni di euro, fu presentato in pompa magna nel dicembre scorso alla presenza del vice presidente del Csm Giovanni Legnini e del presidente della Regione Luciano D'Alfonso. Presidente del consiglio di amministrazione è Giulio Cesare Sottanelli, deputato rosetano di Scelta Civica.
L'idea di fondare una banca di credito cooperativo - che per statuto deve reinvestire sul territorio all’interno del quale opera - venne anche per la crisi profonda che ha vissuto negli ultimi anni la Tercas, banca di riferimento della provincia di Teramo.
Analogamente, la Banca dell'Aquila è nata anche in risposta "implicita" all'acquisizione della Carispaq da parte della Bper, con conseguente scomparsa dell'unico istituto di credito del comprensorio aquilano.
Così, secondo quanto si apprende, si starebbe studiando la soluzione di un unico istituto bancario, con tetti di condivisione più alti, un raggio di azione territoriale di più ampio respiro e una solidità finanziaria iniziale di 7,5-8 milioni di euro. I nodi da sciogliere saranno soprattutto di natura tecnico-giuridica, oltre che legati alla governance dell'eventuale nuovo soggetto.