Primi, timidissimi a dire il vero, segnali di scollamento dal 'profondo nero'.
Si intravedono tra le pagine del rapporto 'Economia e società in Abruzzo' curato dal Cresa, il Centro regionale di Studi e ricerche economico-sociali, e riferito all'anno 2014. "Siamo in ritardo nella presentazione del rapporto - ha riconosciuto il direttore Francesco Prosperococco - ma viviamo una fase di ristrutturazione del sistema camerale e, da due anni ormai, siamo incaricati di curare la giornata regionale dell'economia, che si è tenuta a Chieti il 15 giugno scorso. Ecco spiegato il ritardo: negli anni passati, il rapporto veniva presentato nel mese di maggio. Evidentemente, potrebbe sembrare un 'prodotto' obsoleto, se è vero che ne discutiamo alla fine di ottobre 2015 sull'anno precedente, ma si tratta di dati consolidati, molto utili per i 'policy maker' oltre che per i giornalisti".
Dati che, come detto, raccontano dei primi segnali di scollamento dalla crisi economica, "con la lieve attenuazione di valori fino ad ora fortemente negativi che anticipano alcune dinamiche positive che si stanno attuando in questo 2015: piccoli segnali di crescita, seppure ancora timidi".
Prosperococco è dunque entrato nel dettaglio del rapporto 2014, ricordando il lavoro svolto dai tre ricercatori del Cresa, Alberto Bazzucchi, Matilde Fiocco e Concettina Pascetta che hanno curato la pubblicazione. "In un contesto nazionale ancora negativo, l'Abruzzo ha visto una flessione del Pil pari a -1.8% in termini reali rispetto all'anno precedente (-0.2% in Italia). Nell'anno precedente, il 2013, la flessione era stata del -4.1%. La contrazione è stata determinata dal contributo negativo di tutte le componenti della domanda interna, in particolare quella relativa agli investimenti fissi lordi (-1.1% rispetto al 2013) mentre la spesa delle famiglie si è ridotta dello 0.2%, risentendo - senza dubbio - delle difficili condizioni del mercato del lavoro. Alla forte crisi del mercato interno, si è accompagnata poi una insufficiente reazione sui mercati esteri. Tra i settori di attività, male il comparto delle costruzioni - nonostante la ricostruzione dell'Aquila e del cratere - che ha fatto registrare un calo di oltre il 5% rispetto al 2013 (-3.8% la media italiana), e male il manifatturiero che ha accusato una flessione del 2.1%, quasi doppia rispetto a quella nazionale".
IL SISTEMA DELLE IMPRESE
Il numero di imprese attive in Abruzzo, a fine 2014, pari a 128.109 unità, è diminuito dell'1.1% rispetto all'anno precedente. Il calo ha interessato tutte le province, eccetto Pescara, e soprattutto i settori delle costruzioni (-3.3%), dei trasporti (-2.5%), dell'agricoltura (-2.1%), delle attività manifatturiere (-1.3%). Hanno mostrato incrementi, al contrario, il noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (+4.1%) e le attività professionali scientifiche e tecniche (+1.1%).
Interessante notare che la struttura imprenditoriale abruzzese, come nel resto d'Italia, prosegue lungo il sentiero della riorganizzazione e del consolidamento, con le imprese individuali che registrano una progressiva diminuzione a fronte dell'aumento del peso delle imprese con assetto più complesso.
Diminuiscono le imprese artigiane, in tutte le province e nella generalità dei comparti, il valore aggiunto agricolo è in calo, -5.9% rispetto all'anno precedente, risultano in diminuzione valore aggiunto e numero di imprese edili, le imprese commerciali attive - eccetto Pescara - vivono una frenata (-0.7%), e le presenze di turisti sono in calo - per il 2014 - in tutte le province, con una contrazione particolarmente marcata del turismo di stranieri.
GLI SCAMBI CON L'ESTERO
Il valore delle vendite estere abruzzesi si attesta sui 6.9miliardi di euro, con un incremento su base annua del 2.9%, superiore a quello medio nazionale (+2.0%). Le esportazioni regionali riguardano per il 62.7% prodotti specializzati ed high technology, per lo più nel settore trainante dell'automotive e dell'indotto, prodotti meccanici ed elettromeccanici che fanno registrare un aumento su base annua del 7.5%. Non è affatto casuale, evidentemente, che la provincia di Chieti faccia la parte del leone.
Diminuiscono pesantemente le esportazioni delle province di L'Aquila e Pescara.
Mettono a segno incrementi importanti, superiori al 10%, le vendite estere degli articoli farmaceutici, chimico-medicinali, botanici. In calo, invece, l'export negli altri settori, con contrazioni annue particolarmente pesanti, in valore assoluto, dei prodotti tessili, di computer e apparecchi elettronici ed ottici, di metalli di base e prodotti in metallo. Da un punto di vista geografico, l'Abruzzo esporta, per lo più (74.5% rispetto alla media nazionale del 54.5%) verso i paesi dell'Unione Europea.
IL MERCATO DEL LAVORO
L'occupazione è uno dei principali problemi che vive la nostra Regione. Gli occupati, infatti, si sono ridotti di circa 10mila unità rispetto al 2013, passando da 486 a 476mila, quasi 22mila in meno rispetto al 2007, con una flessione in termini relativi del -2%, pari al doppio di quella fatta registrare dall'intera circoscrizione meridionale. Le persone in cerca di occupazione, passate da 62mila a 68mila, sono invece cresciute ad un tasso doppio di quello del resto del paese (5.5%).
Il tasso di disoccupazione si è attestato al 12.6%, in peggioramento di 1.3 punti percentuali rispetto all'anno precedente.
Se si legge la freddezza dei dati, la contrazione dei posti di lavoro, in Abruzzo, e in proporzione rispetto al numero di abitanti, è stata meno drammatica che in altre regioni, come Veneto, Lombardia o Piemonte, che hanno mercati del lavoro più 'aperti' verso l'estero. La chiusura del mercato abruzzese ha, paradossalmente, 'parato il colpo' della crisi, negli anni scorsi, pur con numeri assai negativi. Ora, però, con la flebile ripresa che stiamo vivendo, il mercato della nostra regione, proprio perché 'chiuso', fatica a riprendersi, con tassi di crescita più bassi rispetto alle regioni che maggiormente avevano sofferto negli anni passati.
IL PROFILO SOCIO-DEMOGRAFICO
I residenti in Abruzzo, al 31 dicembre 2014, sono 1milione e 331mila 574 unità: le donne costituiscono il 51.3% della popolazione regionale, i minori il 15.5%, gli stranieri il 6.5%. Rispetto al 2013, a fronte di un lieve aumento demografico a livello nazionale (+0.02%), la popolazione regionale è diminuita di 2365 unità (-1.8 per mille). E' il risultato di una dinamica naturale negativa e di una dinamica migratoria positiva, grazie al solo apporto degli stranieri. Senza di loro, i numeri sarebbero ben peggiori. Si tratta, per lo più, di donne (54.6%), a conferma del fatto che il fenomeno migratorio è trascinato, in Abruzzo, dalla richiesta di lavoro delle famiglie più che dal sistema delle imprese.
Altro dato interessante. Negli ultimi anni, nella nostra Regione, e più che altrove, si registra un rapido invecchiamento demografico: tra il 2003 e il 2014, i residenti con 40 anni e più passano dal 52.4% al 58.8%; gli over 64, dal 20.7% al 22.6%; gli over 80, dal 5.5% al 7.4%.