Martedì, 04 Luglio 2017 18:00

PD L'Aquila e la difficile analisi della sconfitta, parla Albano: "Basta polemiche, serve unità". E sottolinea la necessità di "ripartire dai luoghi della discussione"

di 

"E' stata una bellissima assemblea, non lo dico con retorica: la sala era strapiena, il popolo del partito - disorientato dalla sconfitta elettorale - si è riunito numeroso, e ciò ci ha rincuorato; la comunità si è stretta a sé in un momento di dolore".

Così Stefano Albano, segretario cittadino del Partito Democratico e consigliere comunale eletto, ha raccontato a NewsTown l'attivo dei soci dem che si è riunito ieri sera, in viale della Croce Rossa; assemblea che è venuta al culmine di giornate segnate da polemiche, botte e risposta via social innescate, anche, dall'articolo apparso sul nostro giornale [Leggi qui] che rappresentava una lettura divergente della clamorosa debacle alle amministrative.

"In parte, le polemiche scaturite in questi giorni sono convinto siano frutto del difficile momento emotivo che stiamo vivendo", ha spiegato il segretario: "un'amarezza forte, una delusione cocente non solo perché si è perso, ma per come si è perso; al primo turno, infatti, è giunto un risultato straordinario: le liste hanno quasi superato la metà più uno dei voti validi, il candidato sindaco è arrivato al 47%, il Partito Democratico è stato primo partito in città col 18% delle preferenze, ottenendo più voti che nel 2012, e con 5mila aquilani in meno alle urne. E' stato il frutto di un lavoro di squadra, paziente, difficile, faticoso, costruito nei mesi scorsi. Ecco il motivo di una delusione così cocente".

Come si spiega, dunque, la sconfitta, la 'rimonta' di Biondi maturata nei quindici giorni dal primo turno al ballottaggio?

"Abbiamo fatto un'analisi seria e approfondita del voto, partendo dai numeri; intanto, è emerso con chiarezza un dato nazionale, la sterzata decisa a destra, un trend che ha attraversato il Paese; l'Istituto Cattaneo, poi, ci ha detto che l'affluenza è stata molto più stabile al centro Nord, con una sensibile diminuzione nel centro Sud che si è allargata ulteriormente, tra l'altro, dal primo alsecondo turno. L'Aquila sta in questi solchi, evidentemente".

Albano è convinto che la scarsa affluenza abbia penalizzato soprattutto il centrosinistra. E prova a spiegarlo, di nuovo, numeri alla mano: "Abbiamo perso oltre 4 mila voti tra il primo e il secondo turno, con Biondi che ne ha guadagnati 2 mila. In base ai flussi, l'Istituto Cattaneo ha rappresentato una pesante emorragia di voti per Di Benedetto verso l'astensione, un calo dell'8.1%. Abbiamo ceduto una quota di nostri votanti a Biondi, tra l'11 e il 25 giugno, pari all'1.5%: il candidato di centrodestra, invece, non solo ha trattenuto i suoi voti ma ha raccolto le preferenze dei così detti elettorati minori, dei candidati sindaco che non hanno partecipato al ballottaggio: escluso l'elettorato della Cimoroni che si è diviso, gli altri - in modo strutturale - si sono spostati sul centrodestra, e in particolare i simpatizzanti del Movimento 5 Stelle".

Che spiegazione si è dato, il Partito Democratico?

"In primo luogo, c'è stata una pesante sottovalutazione del rischio, di cui dobbiamo assumerci tutti la responsabilità e che abbiamo trasferito ai nostri elettori; non solo, Biondi - nei quindici giorni verso il ballottaggio - ha intensificato una campagna forte concentrata su di sé, appoggiandosi a esponenti nazionali, e le interviste di Berlusconi, in questo senso, parlano chiaro; infine, c'è stata un'impostazione della campagna di Biondi che definirei di basso livello ma che si è mostrata efficace: col centrosinistra che provava ad alzare l'asticella del dibattito ragionando sugli strumenti concreti a disposizione della città per costruire un progetto di sviluppo credibile, Biondi si è occupato di attaccare le persone, alcuni nostri esponenti, cercando di raccontare la necessità di un superamente dell'establishment consolidato, un modo di fare campagna che ha attecchito su un pezzo di città, probabilmente non maggioritario, ma che si è recato alle urne".

Fatta l'analisi, Albano ha ribadito come le polemiche debbano cessare: "sia chiaro, non mi riferisco soltanto a Stefania Pezzopane e Pierpaolo Pietrucci, ma ai tanti di noi che hanno commentato sui social e sui giornali, non facendo il bene del partito, della coalizione e dei cittadini, tanti, che ci hanno sostenuto e votato"; dunque, il segretario dem ha provato a minimizzare sulla presunta battaglia generazionale che il voto avrebbe riacceso dentro il partito: "non credo proprio si tratti di una battaglia generazionale; credo sia necessario analizzare le ragioni della sconfitta elettorale: se c'è bisogno di dirsi le cose in faccia, anche in modo aspro, va fatto, ma si faccia nei luoghi deputati. Con una discussione faccia a faccia, si può ritrovare il senso di una sintesi; battibeccare sui social e sui giornali, invece, rischia soltanto di cristallizzare le posizioni personali".

Così, Albano ha voluto richiamare il partito alle sue responsabilità: "c'è da tenere insieme il la coalizione e il popolo di centrosinistra", ha ribadito; "in questo senso, il Pd deve porsi come guida e, dunque, non può continuare a costruire uno spettacolo del genere. Abbiamo postazioni istituzionali importanti e rilevanti, strategiche per il futuro, e preziose, tanto in Consiglio regionale quanto in Parlamento". C'è da mettere in campo una ripartenza, "c'è bisogno di una faticosa ricostruzione della nostra proposta politica, di mettere in campo una opposizione forte: un conto è la collaborazione e il garbo istituzionale - metteremo sempre al centro L'Aquila e le sue esigenze - altro conto è porsi in modo fermo, netto, nel migliore interesse della città. Per farlo, va rilanciato un momento di unità del Partito: in questa settimana, ho volutamente aspettato a rilasciare dichiarazioni perché sono convinto che i luoghi di discussione siano quelli deputati in seno al partito e alla coalizione". 

Come l'attivo di ieri sera, appunto: "Abbiamo convidivo l'analisi, esposta poc'anzi, e la necessità di ripartire che sta su due solchi ben definiti; il primo, il centrosinistra lascia una importante eredità, frutti di un lungo lavoro che - a breve - si potranno raccogliere: su questo, terremo una conferenza stampa unitaria nei prossimi giorni: c'è bisogno di ripartire da qui per ritrovare le coordinate che dovranno guidarci nei prossimi anni d'opposizione; l'altro aspetto - che mi sta più a cuore - è il bisogno di dare un cambio di passo al partito e al centrosinistra cittadino: l'area cui dobbiamo guardare, con cui dobbiamo dialogare, è molto più ampia della coalizione che abbiamo costruito. Non penso che l'opposizione si faccia soltanto nelle sedi Istituzionali: vogliamo riavviare una grande opera di ricostruzione del tessuto comunitario del partito, opera che questo gruppo dirigente aveva già iniziato negli anni del post terremoto, in cui il partito si era dilaniato seguendo il trend del tessuto sociale cittadino. Per questo, abbiamo immaginato un calendario di appuntamenti nei quartieri, nelle frazioni per confrontarci con la città, ricostruendo sui territori i circoli e i luoghi di discussione".

"C'è un sentimento forte nel popolo di centrosinistra - ha concluso Albano - che, innanzi ad un'amministrazione fortemente di destra, vuole esserci e partecipare: dobbiamo essere all'altezza di questo popolo che ci chiede, con maggiore forza che in passato, di rappresentarlo".

Articoli correlati (da tag)

Chiudi