Martedì, 06 Marzo 2018 14:58

Elezioni, Pietrucci: "In discussione la sopravvivenza del centrosinistra nel Paese"

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"E’ una sconfitta tremenda, più di un campanello d’allarme: viene messa in discussione persino la sopravvivenza dell’area del centrosinistra nel nostro Paese. Al Partito Democratico che scende sotto il venti per cento, infatti, va sommato anche il risultato deludente di Liberi e Uguali. Tutti e due questi dati, inoltre, risultano inferiori in Abruzzo rispetto alla media nazionale. E’ fin troppo evidente che i cinque anni di governo hanno consunto il consenso del Partito Democratico, oltre ogni attesa".

Così il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, a meno di 48 ore dalla chiusura dei seggi che, a livello nazionale come in Abruzzo, hanno raccontato di un tracollo del Partito Democratico. "Ha vinto un voto di protesta, un segnale chiaro alla classe dirigente", le parole di Pietrucci. "Se al nord questa protesta è stata catalizzata dalla Lega, che si è fatta forte anche delle percezioni e dei timori che riguardano l’immigrazione, al sud il Movimento Cinque Stelle ha saputo interpretare un diffuso scoramento che deriva dalle mancate prospettive avvertite da una larga fascia di popolazione, specialmente i più giovani, a cui è stata data una risposta di tipo assistenzialista, ovvero il reddito di cittadinanza, che dovrà eventualmente fare i conti con le compatibilità di bilancio. Credo che la sconfitta all’uninominale di un ministro apprezzato come Marco Minniti la dica lunga".

Un voto che risente dell’onda lunga che parte da lontano, da lontanissimo - se ne dice convinto Pietrucci - "che si è manifestata a livello internazionale con la Brexit e l’elezione di Trump e con il voto al referendum costituzionale in Italia. Si tratta di un cambiamento epocale".

All’indomani della sconfitta alle elezioni comunali all’Aquila, "avevo tentato di porre un problema che non riguardava solamente la semplice esigenza di rinnovamento, o di mancato rinnovamento, quanto - avevo detto pubblicamente - il significato stesso della parola 'sinistra'. Oggi quell’area rischia di estinguersi - il grido d'allarme - e le percentuali elettorali rappresentano la certificazione di un pericolo vero. Ma attenzione: il crollo storico della sinistra è un effetto di una serie di eventi che arrivano da lontano, da lontanissimo, un processo che è arrivato a compimento e di cui le cause sono la totale disconnessione di una classe dirigente, la nostra classe dirigente, dai bisogni del Paese reale, dei più deboli. Non voglio farne solo una questione di status, ma direi di atteggiamento".

Pietrucci sottolinea come l’abilità di Matteo Renzi sia stata quella di interpretare questo sentimento, "attraverso una proposta fondata inizialmente sulla rottamazione di una classe dirigente. Nel momento in cui Renzi è diventato rappresentante della classe dirigente, intendo di rilievo nazionale, prima segretario del Partito Democratico e poi presidente del Consiglio, ha fatto progressivamente i conti con una serie di promesse che, sia per i contenuti che per il modo in cui erano state poste, sia per la fase economica che ha dovuto affrontare, non potevano che essere disattese, ed è diventato così bersaglio di una protesta che ha radici sociali ma che lui stesso aveva montato e cavalcato".

La sconfitta al referendum costituzionale ha sancito la fine di Renzi, o per meglio dire, della strada che lui stesso aveva tracciato e che l’aveva portato al governo del Paese. "Perpetuare lo stesso metodo è stato esiziale, sebbene in quella fase il lavoro di Paolo Gentiloni sia stato egregio: ma chi ha votato Gentiloni alle elezioni politiche? E’ evidente che il frontman percepito e designato è stato il segretario del partito, e tutti i tentativi di 'allargare la squadra' sono stati velleitari, se non percepiti come astuti. Riletti oggi i risultati del referendum costituzionale appaiano persino lusinghieri, e secondo me questo è il segno del fatto che quella proposta allora godeva di un consenso che oltrepassava i confini dell’elettorato tradizionale del Pd: miope è stato associare quel quaranta per cento semplicemente al consenso del Pd o peggio, al consenso di cui avrebbe goduto il presidente del Consiglio".

A questo si è aggiunto quello che Pietrucci definisce un malcostume generale: "l’umiltà è mancata a tutti i livelli"; poi, "ci siamo trovati a rincorrere con gli slogan e la rivendicazione dei risultati, che ci sono stati: ma a quel punto è stato come provare a svuotare il mare con un bicchiere".

Una nota positiva per il consigliere regionale dem è l’elezione di Stefania Pezzopane, "un ottimo risultato per questo territorio. Stefania ha lavorato bene, per L’Aquila e per il cratere, francamente faccio fatica a individuare un parlamentare che meritasse la rielezione più di lei. La nostra campagna elettorale è stata complicata, una conferma delle difficoltà a cui ho fatto cenno. Per L’Aquila e le zone terremotate bisognose di rinascita Stefania è stata la scelta giusta. Stefania ce l’ha fatta, ed è una garanzia per il futuro, un futuro che istituzionalmente è ancora incerto, vista la mancanza di una maggioranza chiara alla Camera e al Senato. E’ stato eletto anche Luigi D’Eramo, che è mio coetaneo e che conosco sin da ragazzo, a cui rivolgo un augurio di buon lavoro nella speranza di lavorare assieme, anche con altri, come Stefania, Giovanni Lolli e i sindaci, per il bene del nostro territorio".

In questo quadro, le elezioni regionali - che si terranno nel giro di qualche mese o tra un anno - per il centrosinistra rappresenteranno una partita difficile. "Mi sembra evidente che all’interno della comunità del Pd, a tutti i livelli, ci sia spaesamento e scoramento. Ma non è questo il momento di rinunciare. Credo che dobbiamo ripartire da alcune indicazioni e da alcune priorità. Nel Lazio un candidato del Pd, per giunta un candidato uscente e che quindi partiva con l’implicito svantaggio del peso del governo, vince le elezioni con una coalizione ampia ma soprattutto, e questo mi sembra il dato più significativo, vince con un profilo forte ma non nel senso di autoritario o antipatico quanto umile, inclusivo, onesto e battagliero. A Nicola Zingaretti, già in passato testimone e sostenitore della mia campagna e di cui ho avuto modo di apprezzare le qualità lavorando assieme in questi anni, rivolgo i miei più sinceri auguri. Il centrosinistra abruzzese deve guardare a quell’esempio, dico politico, nel senso più ampio del termine".

Poi c’è una questione che riguarda il livello territoriale, il nostro livello, quello aquilano. "Ho visto in questi anni quanto sia fondamentale una rappresentanza in Consiglio regionale, ho cercato con passione di porre in primo piano le esigenze della nostra gente, particolarmente urgenti specialmente alla luce di eventi e emergenze come il terremoto di Amatrice, anche scontrandomi, pur facendo parte della maggioranza, con il governo regionale e con quello nazionale. Il nostro territorio non può permettersi di non essere rappresentato ma le persone devono essere ascoltate, capite, comprese, rappresentate con una cura e una passione che deve essere maggiore che in passato, perché quando ci sono state i risultati si sono sempre visti, la gente le ha premiate. A chi, della mia comunità politica, si sente deluso e travolto da una marea che non comprende, io rispondo queste elezioni politiche devono costituire un nuovo inizio e una nuova sfida per il centrosinistra. Una sfida che dobbiamo raccogliere".

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