Una sagoma umana che "pende" sull'acqua del mare; campeggia da sabato scorso sul molo di San Vito Chietino (CH), lungo la Costa dei Trabocchi.
Si tratta di un'opera d'arte contemporanea dal titolo Ecce Homo: porta con sé un messaggio che arriva come uno schiaffo a chi passeggia sul lungomare in queste giornate di inizio autunno. Un viso e un corpo appaiono come dissolti dentro un giubbotto di salvataggio.
Lo scorso luglio, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni ha indicato che 1.443 persone sono morte mentre tentavano di raggiungere le coste europee; di queste, ben 1.104 lungo la rotta del Mediterraneo centrale, verso il nostro paese. Abbiamo raggiunto al telefono l'artista lancianese Nicola Antonelli, l'autore dell'opera.
Quando è stata realizzata e che materiali ha usato?
"L’opera è stata realizzata tra agosto e settembre di quest’anno, utilizzando vari materiali quali rete metallica, gesso e ovviamente un giubbotto di salvataggio".
E' stata installata sul molo di San Vito Chietino, il 'suo' porto e il porto dei lancianesi potremmo dire, anche se l'Adriatico è un mare chiuso rispetto al Mediterraneo. In passato ha affermato che con la sua arte pone domande. Quel luogo non è una scelta casuale vero?
"Sì, la scelta del posto è stata essenziale perché legata al concetto che ho inteso veicolare con il mio lavoro. L’opera in sé credo che sia piuttosto eloquente. Lo stesso nome Ecce Homo rimanda al passo del Vangelo in cui Ponzio Pilato rivolgendosi al popolo rimette la vita di Cristo alla volontà della folla che ne deciderà l’atroce destino. Allo stesso modo ho rappresentato provocatoriamente un Cristo evanescente, moderno, il cui destino è legato alle avversità della natura ma, soprattutto, alla volontà degli uomini di riconoscerlo in quanto uomo".
E' stato lei lo scorso anno, in occasione del 25 aprile, a coprire in un'azione notturna i fasci littori sul teatro comunale di Lanciano con un telo recante la scritta ART. Oggi i fasci sul teatro non ci sono più, giusto?
"Sì è vero, non ci sono più. Anche se non credo di essere l’artefice della loro rimozione. Con il mio gesto artistico si è creato un cortocircuito istituzionale. Ricordo che la stessa mattina del 25 aprile 2017 le forze dell’ordine hanno provveduto alla rimozione del telo da me apposto la notte prima. In merito a quell’operazione c’è stata, da parte dell’opinione pubblica, delle istituzioni e dei cittadini una lunga diatriba in ordine alla legalità del gesto, alla presunta autenticità di questi simboli e ovviamente sull’opportunità di lasciarli dov’erano o rimuoverli. A onor del vero questi elementi in creta erano stati apposti sulla facciata del teatro solo negli anni ‘90 dall’amministrazione di allora".
E' stata una sua opera anche Lignum Verba, l'albero fatto di bancali di abete installato nella piazza di Lanciano lo scorso Natale; l'idea era chiaramente un invito al riuso e al riciclo. Il Comune di San Vito Chietino ora le ha concesso l'installazione dell'opera Ecce Homo sul molo e ne ha anche condiviso foto e motivazioni sul profilo ufficiale social: sente che le amministrazioni di queste città stiano in qualche modo lavorando nella direzione giusta?
"Allora, innanzitutto vorrei approfittare dell’occasione per spiegare meglio il significato di Lignum Verba. Con quest’opera infatti, non solo ho inteso realizzare un albero di Natale che fosse eco-sostenibile e riciclabile, ma ho voluto esprimere un concetto ben più elaborato che, ahimè, in pochi hanno recepito. La struttura al suo interno era dotata di un cuore digitale a cui erano collegati led luminosi. Attraverso un’app o su un sito era possibile modificare il colore dell’albero. A ogni colore corrispondeva uno stato d’animo come tristezza, felicità ecc. e, qualsiasi fruitore poteva in tempo reale modificare il colore dell’opera interagendo con essa. Ci sono stati più di novemila contatti da ogni parte del mondo. Lignum Verba si è dimostrato uno strumento magnifico ma ambiguo al tempo stesso, perché ha dimostrato come, nell’epoca di internet, il trattamento dei big data sia di fondamentale importanza per chiunque vi possa fare accesso. Quanto alla domanda relativa al comportamento delle amministrazioni, non so che rispondere. Certo, posso dire che colgo al balzo la propositività, se la incontro".
Lei si definisce un 'artivista'. La sua arte è espressione di un preciso pensiero sul mondo vero? A Lanciano ha realizzato un monumento per Trentino La Barba, uno dei martiri della resistenza al fascismo che vengono ricordati ogni anno il 6 ottobre. Quanto è importante in questo particolare momento storico ricordare quei giovani partigiani?
"Sono molti gli artisti contemporanei che si definiscono 'artivisti' per cui lungi da me l’esclusiva di questa definizione. Cosa vuole che le dica, posso rispondere con un’altra domanda: esiste un mondo vero unico per tutti? Nel mondo che vivo l’arte definisce il mio spazio. Quanto all’importanza del ricordo dei Martiri rispondo semplicemente che, a mio avviso, la memoria è la più grande forma di resistenza".
Ultima domanda dalla quale non ci possiamo esimere: è mai stato all'Aquila, anche di recente? La città è un enorme cantiere, i suoi palazzi storici e monumenti stanno tornando a splendere e dialogano con progetti di arte pubblica come Off Site Art, con opere di architettura e arte contemporanea come l'auditorium di Renzo Piano e l'amphisculture di Beverly Pepper, inaugurato proprio in questi giorni, e a breve verrà inaugurata una sede del MAXXI che andrà ad aggiungersi al già presente MUSPAC. Pensa che ci possa essere occasione, ispirazione e spazio per un suo lavoro?
"Ho studiato a L’Aquila e amo molto questa città ferita. Conosco tanti artisti aquilani e lì ho cari amici. Queste persone si sono impegnate sin dal primo giorno, successivo al sisma, nella ricostruzione del tessuto sociale e culturale in modo caparbio e costante, legando la pratica artistica alla lotta politica. Oltre che essere felice di poter esporre qualche lavoro, sarei davvero fiero di poterlo fare".