“Mi ero reso disponibile a deviare il corso della mia vita personale e istituzionale se vi fosse stato un ampio coinvolgimento della società civile abruzzese. Questo riscontro c’è stato, fino alla composizione delle liste che hanno un carattere civico e popolare, di unione di più culture politiche. Una spinta decisiva per cimentarmi in una sfida difficile ma il cui esito positivo, il successo elettorale, mi pare sempre più probabile. Il nostro intento è dare all’Abruzzo un governo forte, autorevole e capace di guardare al futuro: se questo progetto, i suoi contenuti e la sua composizione, saranno tali da poter lanciare un messaggio anche fuori dai nostri confini regionali ne sarò molto felice”.
Incontriamo Giovanni Legnini nel comitato elettorale della lista civica ‘Legnini presidente’, nel centro storico dell’Aquila. A due settimane dal voto, l’ex vice presidente del Csm ha già ottenuto un risultato inatteso soltanto un paio di mesi fa: rimettere in gioco la coalizione progressista, controvento, costruendo una coalizione ampia, larga, plurale, progressista certo, ma con influenze cattoliche e moderate. Un esperimento, un laboratorio politico cui sta guardando il ‘fu’ centrosinistra per immaginare una risposta al vento populista, e di destra, che spira sull’Europa, non solo in Italia. Anche per questo, non ci sono big nazionali al fianco di Legnini; al contrario, il centrodestra ha messo in campo i suoi leader – nel fine settimana sono arrivati in Abruzzo Matteo Salvini, non è la prima volta e non sarà l’ultima prima del 10 febbraio, Silvio Berlusconi, tornato a L’Aquila otto anni dopo l’ultima volta, e Giorgia Meloni. Anche il leader politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, si sta spendendo molto a sostegno della candidata Sara Marcozzi. D’altra parte, il voto Abruzzo ha assunto una rilevanza nazionale, un passaggio fondamentale verso le Europee destinato a segnare gli equilibri politici e il destino stesso del governo gialloverde, probabilmente.
“I nostri avversari, il centrodestra e i cinque stelle, hanno compreso la novità della proposta politica che abbiamo offerto ai cittadini abruzzesi e tendono, dunque, a politicizzare l’appuntamento elettorale, con la venuta in Abruzzo di Meloni, Berlusconi, Salvini, Di Maio, sperando così di occultare la scelta fondamentale che i cittadini dovranno assumere: scegliere chi farà il presidente, se Giovanni Legnini, Sara Marcozzi o Marco Marsilio. Questa è la scelta. E’ in corso una operazione di distrazione di massa; non si vota per Salvini, non si vota per Berlusconi, non si vota per Di Maio o Meloni: si vota per Legnini, Marsilio o Marcozzi. Sarebbe contraddittorio col mio progetto politico, con la mia proposta politica, civica, se mi facessi accompagnare in giro per l’Abruzzo da altri leader nazionale. Non vedo perché dovrei farlo, non ne capisco la ragione. Io mi rivolgo direttamente al popolo abruzzese, sono responsabile di ciò che dico, sento di avere la forza di metterlo in pratica, e di dover dire agli abruzzesi che debbono scegliere il loro presidente. Altre scelte sono state fatte il 4 marzo. Adesso bisogna eleggere il presidente della Regione e i consiglieri regionali. In questo senso, non capisco cosa dovrebbero dirci Berlusconi o Salvini che, in effetti, non parlano dei problemi abruzzesi. D’altra parte, non li conoscono”.
A proposito di problemi che Legnini, dovesse essere eletto governatore, si ritroverebbe ad affrontare, non si può che iniziare dal lavoro, con l’Abruzzo che ha pagato duramente la crisi.
“La Regione ha diverse competenze che confluiscono verso la possibilità di creare nuove opportunità di lavoro difendendo l’occupazione che c’è, attraverso la gestione delle crisi aziendali, l’interlocuzione con il Governo, le imprese, le organizzazioni sindacali: in questo senso, il lavoro fatto da Giovanni Lolli è assolutamente prezioso e che andrà proseguito. Poi la formazione, la politica infrastrutturale, l’infrastrutturazione digitale, il sostegno all’autoimprenditorialità e alle start up innovative, gli incentivi alle imprese, quelli rinvenienti dai fondi europei e nazionali finalizzati alla crescita sostenibile delle imprese, i centri per l’impiego che saranno investiti da cambiamenti. Sono materie che possono e debbono confluire verso un unico obiettivo, far sì che ogni legge approvata, ogni provvedimento adottato, ogni euro che si spende, abbia la capacità di stimolare nuove possibilità e, dunque, nuove opportunità di lavoro”.
Altro tema è la sanità: l’uscita dal commissariamento ha significato sacrifici importanti. C’è da riorganizzare la rete ospedaliera, con una funzionalizzazione efficiente dei servizi territoriali, a partire dalla questione degli Ospedali di secondo livello. E poi c’è da mettere mano alla governance delle aziende sanitarie territoriali abruzzesi.
“Abbiamo formulato proposte precise, la cui attuazione è possibile ma necessita di verifiche, approfondimenti, valutazioni: penso all’aspirazione dell’Aquila, assolutamente legittima, di essere sede di un Dea di secondo livello che va verificata in modo approfondito con le modalità di applicazione dei principi contenuti nelle norme statali vigenti in materia. Sulla governance, vogliamo fare una cosa che non è mai stata fatta: né la Asl unica, che rischia di allontanarsi dai cittadini e dai territori, tantomeno lasciare le Asl come sono bensì una terza via possibile, e cioè concentrare in una unica struttura regionale la programmazione sanitaria, le funzioni dell’agenzia sanitaria oggi vigente, gli investimenti, gli acquisti, con i connessi risparmi, togliendo alle Asl le competenze gestionali non sanitarie lasciando ai direttori generali e ai dirigenti la gestione dei servizi sanitari, degli ospedali, della sanità territoriale. Dovranno occuparsi di come migliorare i servizi sanitari per i cittadini, non impicciarsi di appalti e di acquisti che è bene siano affidati ad un’unica struttura centrale, in termini di economicità, di efficacia e di efficienza. Dovremmo far sì che questa struttura sia governata da persone capaci e oneste”.
La campagna elettorale si gioca, e molto, sul tema della dualità tra aree costiere e aree interne che, in alcuni casi, ha assunto i caratteri di un campanilismo bislacco, in una Regione di poco più di 1 milione e 300 mila abitanti. Ci si è concentrati sul presunto scippo di uffici, sullo spostamento di funzioni da una città all’altra, da L’Aquila a Pescara: il problema, tuttavia, è come agganciare le aree interne alle prospettive di sviluppo intercettate sulla costa, che vocazione restituire alle zone montane nell’ambito più generale di una strategia di crescita dell’intera Regione, evitandone lo spopolamento e l’abbandono.
“Ci sono tre ricette, che ricette non sono ma obiettivi da conseguire: innanzitutto sanare le ferite, ricostruire, ricostruire e ricostruire. Questo è un obiettivo inderogabile, altrimenti rischieremmo di formulare propositi vuoti. L’Aquila è in una fase avanzata, anche grazie al lavoro che abbiamo fatto in questi anni, altri Comuni del cratere sono più indietro, e nel nuovo cratere la ricostruzione post-sisma deve partire con urgenza. Poi, vi è il tema più generale delle aree interne, in parte coincidenti con i crateri e in parte no: riteniamo che la nuova politica delle aree interne debba essere conseguente ad una vera e propria svolta culturale. Bisogna cambiare approccio. Non possiamo pensare che le aree interne costituiscano un capitolo del programma, uno dei tanti problemi da affrontare: il tema delle aree interne riguarda, invece, tutte le politiche regionali, la sanità certamente, la mobilità, l’istruzione, la formazione, il dissesto idrogeologico, la manutenzione delle strade, riguarda la promozione turistica, le politiche per l’agricoltura. Nel pensare le riforme e la programmazione dei singoli settori bisognerà considerare sempre il capitolo prioritario delle aree interne. Così riusciremo a conseguire il terzo obiettivo: far sì che i servizi essenziali siano garantiti, e che sia quindi possibile vivere una vita dignitosa e creare opportunità di lavoro. Questo è l’indirizzo che va riempito, ovviamente, di contenuti”.
Il tema delle aree interne si intreccia con quello delle infrastrutture, evidentemente. Più in generale, guardando al futuro, ad una Europa delle regioni più che delle nazioni, l’Abruzzo dovrà trovare la sua collocazione geografica e politica anche, e soprattutto, investendo sulle reti di collegamento. In questi anni, si è lavorato, e molto, sulle reti TEN-T, e c’è la sfida, da vincere, di porsi come snodo centrale nei collegamenti dalla penisola iberica ai Balcani.
“Una grande aspirazione che si può concretizzare nei prossimi anni, attraverso alcune scelte fondamentali: innanzitutto vi è l’obiettivo coltivato, e che va ora perseguito, dell’asse europeo balcanico che da Civitavecchia arrivi ad Ortona quanto a portualità utilizzando la nostra rete autostradale. In questo senso, la messa in sicurezza delle autostrade e il blocco delle tariffe è fondamentale. Senza dimenticare la velocizzazione del trasporto ferroviario Roma-Pescara. Abbiamo un obiettivo di lungo periodo, ammodernare completamente la ferrovia; sappiamo che c’è un ostacolo, però, la tratta tra Avezzano e Sulmona che richiederebbe opere assai impattati. Intanto, cominciamo a velocizzare – si può e si deve fare, anche utilizzando risorse già messe a disposizione da Ferrovie e altre da conquistare – il tratto da Avezzano a Roma e da Pescara a Sulmona che potrebbero diventare vere e proprie metropolitana di superficie penetrando fin dentro la Capitale. E poi, investiamo sul collegamento L’Aquila-Roma, ugualmente importante, per far sì che la rete infrastrutturale sia finalmente ammodernata, veloce, capace di esaltare la centralità geografica della nostra regione”.
Un’ultima battuta, con lo sguardo rivolto al 10 febbraio: al di là dei sondaggi diffusi in queste ore, la sensazione è che molto si deciderà in queste ultime due settimane. Detto del risultato già ottenuto al momento della composizione delle liste, come si vince il secondo tempo di una sfida che sembrava persa in partenza?
“I sondaggi indicano una tendenza, non danno il risultato. In questi anni, abbiamo verificato diverse volte clamorosi ribaltamenti rispetto agli esiti dei sondaggi. Posso dire con molta tranquillità che abbiamo operato una grande inversione, una importante rimonta rispetto ai dati di partenza e posso dire altrettanto tranquillamente che sono in campo il lavoro, le attività, le proposte, delle persone che compongono le 8 liste della coalizione. Questo lavoro, insieme al mio, e col programma che sottoponiamo agli abruzzesi, farà la differenza e la farà in queste intense due settimane che ci attendono. Sono fiducioso”.