Giovedì, 18 Aprile 2019 21:49

Biondi: "Governo trova miliardi per reddito di cittadinanza e quota 100 ma prende da noi 65 milioni per Catania: sono preoccupato per il futuro". L'intervista

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“Uno stillicidio”.

Così il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, definisce il tira e molla col governo gialloverde per avere i 10 milioni di euro necessari al riequilibrio di bilancio. “E’ dal giorno dell’insediamento dell'esecutivo e della compagine parlamentare che sottolineo, continuamente, i temi centrali che riguardano la ricostruzione e che passano anche attraverso il riequilibrio del bilancio per le maggiori spese e le minori entrate dovute al terremoto. I 10 milioni dovevano essere inseriti in Legge di bilancio: così non è stato per strane alchimie parlamentari; dunque, mi è stato detto che sarebbero arrivati in gennaio, poi in febbraio. Ci siamo ritrovati costretti, invece, al differimento dei termini per l’approvazione del bilancio, altrimenti avrei dovuto alzare le tasse agli aquilani. Finalmente, è arrivato il testo del decreto, inserito nello Sblocca Cantieri”. Tra le pagine del provvedimento, però, è spuntata l’amara sorpresa: “nella norma di copertura del decreto, che ammonta a circa 350 milioni, si legge chiaramente che una quota pari 75.5 milioni di euro viene garantita mediante riduzione dell’autorizzazione di spesa sul rifinanziamento del decreto legge 43. Di fatto, in due annualità verranno prelevati fondi dai capitoli destinati alla ricostruzione dell’Aquila e del cratere per 75.5 milioni: considerando che 10.5 milioni sono per il riequilibrio dei bilanci, di fatto si tratta di una sottrazione di 65 milioni”.

Una decisione, quella del governo Lega-Movimento 5 Stelle, che ha scatenato una ridda di polemiche. Giunto a L’Aquila per presentare le iniziative del decennale, il sottosegretario ai Beni culturali, il parlamentare abruzzese Gianluca Vacca, ha ribadito che non c’è stato alcuno scippo: "i 65 milioni di euro di cui si discute sono stati temporaneamente vincolati ad altre emergenze; si tratta di risorse che, comunque, resterebbero inutilizzate ancora a lungo e che andranno riprogrammate. Posso assicurare, però, che torneranno a disposizione dell'Aquila e del cratere".

Biondi non mette in discussione la necessità di una solidarietà tra aree colpite da calamità, “ed è vero – aggiunge – che ci sono 1 miliardo e 700 milioni da impegnare, in questo senso ho chiesto la convocazione di un tavolo a Roma per programmare il fabbisogno della ricostruzione pubblica ex delibera 48”; il punto è un altro: “il Governo trova diversi miliardi di euro per mettere in campo alcune misure economiche, dal Reddito di Cittadinanza a Quota 100, ma per garantire 65 milioni di euro alle zone colpite dal terremoto di Catania deve andare a prelevarli dai fondi per L’Aquila. Mi preoccupa. Stando alle stime degli uffici speciali, per concludere i processi di ricostruzione serviranno ulteriori 5 miliardi: se le premesse sono queste, ho forti dubbi che si troveranno le coperture finanziarie, benché su più annualità, come avvenuto con la legge di stabilità 2015”.

Un grido d’allarme preoccupante, e che suona anche come un richiamo per le forze di governo, in particolare per la Lega che, ai livelli locali, in Regione e così in Comune, governa con il centrodestra. Tuttavia, Biondi ne ha soprattutto per gli esponenti delle opposizioni che, nei giorni scorsi, hanno denunciato le responsabilità dell’amministrazione comunale, stante il rallentamento dei processi di ricostruzione, del tiraggio per intenderci, che avrebbe convinto il Governo a dirottare altrove fondi già vincolati per il cratere. “Gli esponenti dell’opposizione in Consiglio comunale, e così i veterani di guerra - la stoccata - fanno riferimento al decreto legge 43 che, in realtà, è stato rifinanziato. Si tratta del decreto delle ‘marche da bollo’, quello del governo Letta: continuano a parlare dei 200 milioni l’anno per la ricostruzione ignorando che quel provvedimento ha esaurito le risorse originarie ed è stato rifinanziato prevedendo stanziamenti dal 2015 al 2020. Chiarito questo, la riduzione della spesa si applica sul 2019 e sul 2020: ora, il 2020 è di là da venire ed è evidente, dunque, che non avremmo potuto impegnare risorse stanziate per l’anno prossimo; così come è paradossale presumere di poter spendere i fondi a valere sul 2019 già al quarto mese dell’anno. Ai consiglieri Paolo Romano e Stefano Palumbo, e all’ex assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano, posso fornire i dati precisi; per quanto riguarda la ricostruzione pubblica, ci sono state tre delibere Cipe del dicembre 2017, una del 28 febbraio 2018 e una dell’inizio di aprile: le risorse impegnate sui diversi assi – edilizia scolastica, universitaria, beni culturali: parliamo di una programmazione complessiva, in capo agli Enti proprietari di beni pubblici - si attestano sui 250 milioni di euro. Per ciò che attiene i fondi del 4%, il programma Restart, parliamo di 22.5 milioni di euro. Andando alla ricostruzione privata, invece, i pareri emessi dall’Usra da luglio 2017 ad aprile 2019 sono pari a 534 milioni di euro. Complessivamente, sono stati impegnati circa 800 milioni di euro in venti mesi”.

Dunque, l’affondo: “Evidentemente, parlano di cose che non conoscono: era già accaduto in passato. Dirò di più: ho ereditato una governance che non mi ero scelto, a differenza di Di Stefano; inoltre, un conto è programmare la ricostruzione pubblica nel momento in cui c’è ancora tutto da fare, un conto è farlo quando devi andare a recuperare ‘pezzi’ non ancora programmati. Vale lo stesso per la privata: un conto è parlare degli aggregati del centro storico, i palazzi milionari finanziati, giustamente, edifici per lo più vincolati con le procedure istruite dalla Soprintendenza; altro conto è programmare la ricostruzione dei palazzi delle frazioni, laddove spesso le proprietà non sono definite, per fare soltanto un esempio. Questioni tecniche che dovrebbero conoscere perfettamente: se le conoscono, stanno alimentando polemiche strumentali; altrimenti, ed è ciò che temo, non le conoscono affatto, e significa che siamo stati in mano per troppi anni a dilettanti”.

Oltre le schermaglie tra maggioranza e opposizione, però, è il rapporto col Governo a preoccupare, guardando, in particolare, ai mesi che verranno. “C’è il problema dei contributi per il riequilibrio di bilancio: abbiamo chiesto la formulazione di una disposizione di portata pluriennale, stante il decreto legislativo 2018, sull’armonizzazione contabile, che di fatto ha reso il bilancio dello Stato triennale. C’è poi il tema dello stanziamento delle risorse oltre il 2020 e il nodo della programmazione pluriennale della ricostruzione pubblica ex delibera 48”, ribadisce Biondi. “Servono poi alcuni interventi indispensabili per velocizzare la macchina pubblica. Mediamente un appalto pubblico dura dai 5 ai 6 anni: può andar bene, forse, in condizioni normali, non a L’Aquila: non è possibile che per un appalto sia necessario passare da 15, 20 livelli di processo. In questo senso, abbiamo chiesto si torni al deposito delle pratiche al Genio civile, non più con l’autorizzazione: d’altra parte, i progetti li asseverano dei tecnici. E ancora, tempi dilazionati per la sottoscrizione dei contratti; la possibilità di ricorrere all’appalto integrato, arrivando a progettazione definitiva e non esecutiva, col miglioramento offerto magari dalle ditte che ridurrebbe, in certi casi, il rischio di contenziosi; la possibilità di fare ricorso ad un avviso ristretto di operatori piuttosto che al bando aperto a tutti che ha tempi di istruttoria più lunghi e genera proprio contenziosi. Una serie di interventi che sono afferenti alla straordinarietà della situazione”. Biondi mette sul piatto un altro tema: “nel triennio 2018/2020 abbiamo economie sulla convenzione con Abruzzo Engineering per 1 milione e 200 mila euro con cui potremmo assumere a tempo determinato una task force, un’unità di progetto per gestire i procedimenti della ricostruzione pubblica. Purtroppo, a Roma è tutto incagliato: è per questo che reclamo un’attenzione particolare del Governo”.

Al contrario, per ora l’unico messaggio recapitato all’amministrazione comunale da Vito Crimi, e proprio da L’Aquila, è che già dal prossimo anno i fondi per il riequilibrio potrebbero andare incontro a tagli. “Crimi parla non conoscendo affondo il tema: non chiediamo risorse ad occhio - si sfoga il sindaco dell’Aquila – le richieste sono certificate dai responsabili dei servizi competenti. O ci si fida dell’Ente locale come un pezzo dello Stato, oppure no: il sottosegretario può fidarsi di ciò che attestiamo oppure inviare un ispettore del Mef per certificare l’ammontare delle minori entrate e, soprattutto, delle maggiori spese. E’ vero che ogni ripristino di fabbricato presuppone un ampliamento della platea contributiva, ma il Comune dell’Aquila continua a sopportare maggiori spese per la gestione delle piastre del progetto Case, per le aree verdi a servizio, per la viabilità, l’illuminazione, e ancora per le attività degli uffici tecnici, per la gestione delle politiche d’assistenza alla popolazione, per il trasporto pubblico locale e così via. Oggi, avremmo bisogno di 13 milioni di euro per coprire le maggiori spese e le minori entrate: il Governo già ci trasferisce il 30% in meno. Dunque, o si prende atto che il Comune dell’Aquila si è fatto carico – e non per scelta di questa amministrazione – della gestione di 4500 alloggi del progetto Case, più i Map e i Musp, e gli si forniscono gli strumenti per gestirli, oppure domattina il Governo venga a L’Aquila e si riprenda il progetto Case così non dovrà girare più le risorse per il riequilibrio di bilancio”.

Biondi è tra coloro che reputano sia stato un errore gravissimo assumere a patrimonio gli alloggi post sisma: “Da un certo momento in poi, per una questione meramente politica, si è deciso che il commissariamento non andava più bene. Il Comune dell’Aquila volle assumere la gestione dei processi, con procedure ordinarie. Attenzione, la legge Barca era ancora di là da venire, con la costituzione degli uffici speciali, le assunzioni e così via; eppure, fin da allora il Comune pretese di fare da sé. Dunque, la Protezione Civile consegnò le chiavi del progetto Case: l’amministrazione d’allora se ne fece carico senza avere contezza dei pagamenti delle utenze - c’era un’unica maxi bolletta Enel, il cui credito venne trasferito a Banca Sistema, che ha creato una voragine nel bilancio che stiamo pagando ancora oggi –; non solo, gli assegnatari non pagavano né canoni né utenze e il Comune lasciò che si andasse avanti così fino alle amministrative del 2012. Come non bastasse, non c’era alcuna garanzia sul trasferimento dei fondi per la manutenzione e vennero stracciati persino i regolamenti ‘condominiali’ che la Protezione civile aveva predisposto, per la volontà dichiarata di dar vita ad una nuova società di gestione del compendio immobiliare”.

C’è un fondo di 150 mila euro, uno dei tanti, che giace inutilizzato alla Struttura tecnica di missione e che dovrebbe servire a finanziare uno studio sul riuso del patrimonio immobiliare post sisma, Case, Map, Musp e abitazioni a patrimonio a seguito di acquisti equivalenti: “in una delle prime sedute del comitato d’indirizzo sul 4% - chiarisce Biondi – ho chiesto di commissionare lo studio o di trasferire le risorse al Comune, per farlo noi. Lo studio è stato pensato per una sorta di trasferimento tombale; mi spiego: stabilito il necessario per la riqualificazione di alcune piastre, la rimozione di altre, la manutenzione integrale e così via, il governo potrebbe trasferire le risorse lasciando ogni altra incombenza futura all’amministrazione comunale. Soltanto a valle dello studio si potranno prendere delle decisioni. Alcune piastre, in effetti, non hanno più senso d’essere: si potrebbe pensare alla rimozione con riuso, per esempio; altre sono integrate nel tessuto urbanistico, come a Sant’Antonio. Altre ancora potrebbero essere destinate a scopi diversi, penso ai complessi di Roio, Coppito e Preturo che sono vicini a poli universitari. Parlando di Map, mi sembra siano abbastanza integrati nelle frazioni. Avuto lo studio, comunque, si potrà decidere: è un altro punto dell’elenco di priorità che, da tempo, sto sottoponendo al Governo”.

La destinazione di alcuni alloggi dell’acquisto equivalente alla fondazione che il Comune intende costituire con Università e GSSI, per dar vita ad un collegio di merito per gli studenti più meritevoli, va in questa direzione, dell’idea, cioè, di utilizzare il patrimonio immobiliare post sisma per alcuni interventi strategici, come la rinascita del centro storico. “Va detto che le difficoltà che vivono i commercianti del centro, evidentemente accentuate qui a L’Aquila, si registrano ovunque: stando ai dati Confcommercio, un terzo dei negozi di vicinato in Italia ha chiuso i battenti; i centri commerciali esistono in tutta Italia, le attività dei centri storici sono in difficoltà un po’ ovunque, e il nostro paese sta alla metà delle transazioni online della Francia. In questo quadro, dobbiamo cercare di affrontare le criticità con alcuni interventi: il collegio di merito è stato pensato per riportare in centro storico i giovani studenti universitari. Intanto, stiamo cercando di chiudere l’accordo col Fondo immobili pubblici per poter trasferire pezzi importanti di pubblica amministrazione nei 5mila metri quadri dell'edificio di viale Rendina, dove erano collocati gli uffici dell’Inps: contiamo di riuscirci a breve. L’anno prossimo, di questi tempi, riavremo Palazzo Margherita. Altri uffici pubblici potranno essere trasferiti alla ex scuola De Amicis: i lavori sono stati finalmente avviati. Nel frattempo, in centro storico insistono già importanti funzioni pubbliche: la Soprintendenza, il Provveditorato alle Opere pubbliche, l’Emiciclo, l’Inps, il GSSI, il rettorato dell’Univaq. Inoltre, la Difesa ha dismesso l’ex distretto militare a San Bernardino: ora, il Provveditorato potrà avviare l’iter per la ristrutturazione dell’immobile nel quale saranno ricollocati uffici e funzioni strategiche, come l’Archivio di Stato, il Segretariato Mibac, il nucleo per la tutela dei beni culturali dei Carabinieri”. Stando ai servizi, imprescindibili, “stiamo predisponendo il Piano urbano della mobilità sostenibile che avrà allegato anche il piano parcheggi”.

Esclusa la possibilità di realizzare un ascensore che colleghi il mega parcheggio di Collemaggio a viale Rendina - “la soprintendenza ha detto che non si può fare” ribadisce Biondi – è stato avviato il “progetto per la riqualificazione del tunnel con piazza Duomo; inoltre, è partita lunedì scorso la sperimentazione della navetta elettrica che collega proprio il terminal col centro storico. Noi aquilani dobbiamo cambiare le nostre abitudini”, il sindaco dell’Aquila tiene a ribadirlo, evitando, cioè, di provare a parcheggiare sotto casa, accanto all’ufficio o in prossimità dei negozi del centro. “Abbiamo previsto la realizzazione di 200 parcheggi interrati a San Bernardino, con un project financing che contiamo di sbloccare a breve; siamo in attesa di chiudere l’accordo con l’Ater per porta Leoni, con la permuta degli appartamenti ex Incis con alloggi di proprietà comunale, così da realizzare un altro parcheggio multipiano interrato. E poi, siamo in trattativa con l’Inps e la Asl, per l’ex Inam e l’ex Banca del Fucino per intendersi, a destra e sinistra del ponte di Sant’Apollonia, dove si potrebbero realizzare altri stalli. C’è bisogno di tempo, però. D’altra parte – sottolinea il sindaco dell’Aquila, lanciando un’altra stilettata alla passata amministrazione – “non ho trovato una carta sui temi strategici di questa città; nei giorni scorsi, l’ex assessore Di Stefano ha dichiarato che per Porta Barete c’era un progetto un po’ preliminare e un po’ definitivo: un progetto è preliminare o definitivo. Pensate che non abbiamo trovato neanche la quantificazione dei metri cubi di terra che andranno rimossi dal terrapieno di via Roma: come si poteva istruire un progetto, un quadro economico? Un conto è l’idea, un conto è la realizzazione. Per Porta Barete e, così, per viale della Croce Rossa, San Basilio, la Caserma Rossi, abbiamo ereditato poco più di un disegno su una tavola: si tratta di procedimenti complessi che, in questi mesi, abbiamo reso atti amministrativi”.

Ultima modifica il Venerdì, 19 Aprile 2019 09:05

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