Domenica, 08 Giugno 2014 22:53

L'altro e le necessità dei cittadini stranieri: intervista a Gamal Bouchaib

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Tra i tanti cambiamenti che il terremoto ha portato con sé nel tessuto sociale ed economico del cratere, la presenza di cittadini stranieri passa spesso in secondo piano. Eppure sono 22.500 in provincia, 5.500 vivono nella città dell’Aquila: si tratta del 6,8% del tessuto anagrafico. Sono molte le esigenze: ad esempio, non c'è un cimitero che permetta ai tanti musulmani di salutare i propri cari.

Il consigliere straniero del Comune dell'Aquila con delega all'integrazione, Gamal Bouchaib, ha recentemente presentato una mozione affinché venga perimetrata un’area che sia adibita al culto islamico per i defunti musulmani. 

"Non è la prima volta che incalzo sui temi della libertà religiosa. Lo avevo fatto già anni fa: ora, da consigliere, ho dovuto prendere la decisione di impegnare in questa causa anche il sindaco e l’assessore competente. Bisogna precisare che i luoghi di sepoltura sono normati da una legge civile, non religiosa. Inoltre, stiamo parlando di persone che sono vissute qui una vita e penso che sia un obbligo morale, etico e politico dare una sepoltura degna del culto che si è professato per tutta la vita. Se all’Aquila un ebreo può trovare uno spazio per essere seppellito, non vedo per quale motivo non lo debba avere un musulmano".

Quali sono le necessità?

"La differenza di culto - evidentemente - impegna ad una diversa tipologia di cimitero: per il cristiano lo spazio di sepoltura è verticale, per i musulmani è orizzontale. Non è affatto un aspetto secondario. Ad oggi, infatti, sono 5.500 i musulmani in città, di diverse etnie: la più popolosa è quella rumena con 1.600 persone, a seguire quella macedone-albanese, poi quella proveniente dall’ex-Urss, poi quella latino-americana e infine quella araba".

Che caratteristiche dovrebbe avere il cimitero musulmano?

"Nulla di particolare, abbiamo bisogno soltanto di un’area. Se ne avremo la possibilità, la troveremo all’interno del cimitero. Altrimenti, se c’è un’altra soluzione, aspetterò che mi venga indicata. Ad Avezzano, ci sono tre aree di culto per la sepoltura".

Come è stata accolta la mozione presentata in Comune?

"L’assessore si è impegnato a risolvere il caso, per concedere finalmente lo spazio di cui i cittadini musulmani hanno bisogno. La proposta è già arrivata al dirigente del Comune Paola Giuliani che dovrà ora girarla a Francesco Bonanni, del Settore Urbanistica. C’è quindi tutta la volontà di trovare una soluzione".

Un cimitero musulmano potrebbe essere un’alternativa al trasporto delle salme nei paesi di origine.

"Certo, questa è una delle soluzioni. Il trasporto delle salma è molto costoso e spesso gli immigrati vengono a chiedere aiuto al Comune. E’ difficile per una famiglia che vive con seicento euro al mee, spenderne 3.500 o 4mila euro per il trasporto. E’ capitato spesso - con la comunità macedone e albanese - che si sia fatto ricorso ad una colletta per aiutare le famiglie. Mi sembra giusto - però - che i musulmani che vivono qui a L’Aquila abbiano la possibilità di avere vicini i propri cari. In due anni, abbiamo avuto sette trasferimenti e tre persone sono state seppellite nel cimitero di Avezzano. E abbiamo molti casi di persone nate qui ma che non hanno avuto la possibilità di essere seppellite nel nostro Comune. Noi, come amministratori, consigliamo di rivolgersi ad Avezzano e a Rieti, per ovvie ragioni logistiche, ma non possiamo continuare così: il tessuto della nostra città cambia, noi dobbiamo essere in grado di gestire la diversità, non di subirla".

Come mai fino ad ora non è stato fatto nulla?

"Intanto perché il consigliere precedente si era attivato poco o niente. In questi casi, bisogna avere l’occhio sulle dinamiche che si intrecciano a livello comunale ma anche a livello di sensibilità di una giunta e di una città intera. Personalmente, ho aspettato fino ad oggi perché adesso i tempi sono maturi per fare delle scelte: sono passati cinque anni dal terremoto ed il tempo ci ha dato l’opportunità di capire che il territorio è cambiato e che dobbiamo essere in grado di gestire i cambiamenti".

Lei che sensazione ha avuto riguardo ai cambiamenti che hanno coinvolto le comunità di stranieri a L’Aquila, dopo il terremoto?

"Prima del terremoto, la comunità straniera si aggirava sulle 4mila persone, adesso arriviamo quasi a cinquemila. Si trattava di una comunità abbastanza integrata perché gli immigrati arrivavano grazie a parenti che già si trovavano qui. C’era quindi un’integrazione familiare, responsabilizzata all’interno del tessuto e questo impiegava meno le istituzioni. Oggi abbiamo un problema: chi è arrivato in città lo ha fatto perché questo è il cantiere più grande d’Europa e perché c’è la possibilità di poter trovare un lavoro e di fare famiglia. Non è cambiata solo la tipologia di immigrazione, ma anche il target migratorio: prima i corsi di italiano erano residuali perché la lingua si imparava lavorando, con il fratello o con il padre; oggi arrivano persone completamente analfabete. I processi di immigrazione in tutta la regione Abruzzo si sono complicati e soprattutto in un tessuto disgregato e in costruzione di identità come quello aquilano. Si genera così, in città, la percezione di essere “invasi”: dobbiamo cercare, invece, di dare identità all’aquilano ed uno spazio alle altre comunità affinché ci sia una osmosi tra le due culture".

Come ha risposto la comunità aquilana a questo cambiamento?

"Fino al mio primo anno di consiliatura, c’erano difficoltà percepibili, causate anche dall’ondata di furti. Penso, però, che gli aquilani abbiamo accolto nel miglior modo possibile gli stranieri: come con me vent’anni prima, hanno dimostrato grande generosità e, malgrado gli attriti, grande disponibilità. L’aquilano ama il suo territorio e quindi nutre una sorta di gelosia: non significa però pensi all'altro con diffidenza, piuttosto vuole che tutti abbiano gli stessi diritti e doveri".

Quali sono i servizi che mancano alle comunità straniere?

"Manca moltissimo. Sono anni che spingo le associazioni affinché si raggruppino e formino un tessuto sociale associativo che permetta anche a noi, come amministrazione, di individuare le comunità e di sapere dove e come si formano i raggruppamenti. Tuttavia c’è da dire che manca tanto in generale a tutti noi, all’aquilano come allo straniero. E’ ovvio che siamo in una costruzione di identità e che è difficile in questo momento programmare: è necessario però prendere decisioni a medio termine, perché la globalizzazione modifica i contesti in ogni momento. Dobbiamo essere capaci di fare dei piccoli gesti. Per esempio, ho chiesto - e lo farò anche pubblicamente - un centro per stranieri gestito dal Comune. Abbiamo bisogno, inoltre, di centri anti-violenza e ci sono problemi che coinvolgono i minori stranieri".

E per quanto riguarda i mediatori culturali in Questura?

"Per questo il problema persiste, il Comune dell’Aquila, come tanti comuni in Italia, non è munito di mediatori culturali. Stiamo cercando di ovviare al problema perché anche le nostre scuole ne hanno bisogno".

Lei è stato il responsabile di un centro polivalente provinciale per immigrati. Qual è lo stato attuale del progetto?

"Abbiamo chiuso per quasi sette mesi ma siamo in procinto di riaprire grazie ad un piccolo progetto contro la discriminazione razziale dell’Unar. Cercheremo dunque di riattivarci perché ne abbiamo veramente bisogno: seguivamo 17 ragazzi delle comunità con dei corsi di italiano, dei corsi di formazione, sostegno psicologico, quattro postazioni internet per il collegamento gratuito e anche il sostegno scolastico per bambini di famiglie straniere che non potevano permettersi di seguire i figli. Probabilmente il centro verrà collocata vicino Bazzano, dove è presente il maggior numero di immigrati. La sede precedente non è più fruibile perché pagavamo l’affitto con i finanziamenti della legge regionale 46, che l’ex-presidente Chiodi ha deciso di cancellare. Ci auguriamo che, con il nuovo governatore, ci sia un pensiero verso questi finanziamenti che davano ai Comuni la possibilità di far fronte alle esigenze degli immigrati.

Ultima modifica il Martedì, 10 Giugno 2014 10:48

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