Domenica, 22 Giugno 2014 00:48

Perdonanza patrimonio dell'Unesco: intervista al rettore dello Iulm Giovanni Puglisi

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La Perdonanza Celestiniana sarà inserita, nel 2015, nell'elenco Unesco dei patrimoni orali e immateriali dell'umanità.

A distanza di un anno dall'annuncio (la notizia fu data nell'agosto 2013), il prossimo 4 luglio si terrà all'Aquila (Palazzetto dei Nobili, ore 17:30) un convegno nel quale si esamineranno, nel dettaglio, le varie fasi che hanno portato all'iscrizione del giubileo celestiniano nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale e gli effetti positivi - in termini di ricadute economiche, marketing territoriale e turismo - che tale ricoscimento potrà avere sulla città e l'intero territorio.

L'inserimento della Perdonanza nell'elenco Unesco è stato il risultato di un lavoro di squadra svolto da istituzioni e mondo culturale. Tanti gli attori che hanno collaborato per arrivare a conseguire il risultato: il noto linguista Francesco Sabatini, presidente emerito dell'Accademia della Crusca (originario di Pescocostanzo), che per primo ebbe l'idea della candidatura; Franco Salvatori e la Società Geografica Italiana (che, nel novembre 2010, a Roma, organizzò, a Villa Celimontana, un evento che fu un po' l'atto fondativo della proposta di candidatura); il segretario generale del Mibac, Antonia Pasqua Recchia, che ha seguito tutte le fasi dell'evoluzione del dossier; Salvatore Santangelo, giornalista e direttore del Centro Studi della Fondazione Nuova Italia; e, infine, Giovanni Puglisi, rettore dello Iulm di Milano e presidente della Commissione nazionale italiana per l'Unesco.

Proprio Puglisi sarà uno dei relatori del convegno 4 luglio. NewsTown lo ha raggiunto telefonicamente.

Prof. Puglisi, quali sono i punti forti della Perdonanza su cui si è puntato?

Direi le sue caratteristiche di unicità, legate principalmemnte alla figura e alla storia di Celestino V. Ma anche l'essere stato un momento che ha segnato un passaggio molto importante nella nascita di una cultura del rispetto e della pace. L'indulgenza plenaria concessa dalla bolla pontificia emanata da Celestino si colloca, infatti, in un periodo molto difficile del rapporto fra papato e impero. Da questo punto di vista fu un segno importante perché, con quella bolla, Celestino affermava valori - la pace, la solidarietà, la riconciliazione - che, per quel tempo, non erano assolutamente fondativi. Non dimentichiamo poi un altro aspetto: fino a qualche tempo fa Celestivo V era l'unico papa che si era dimesso. Da un anno a questa parte questa unicità è finita perché c'è un altro Papa che si è dimesso e che ora vive Vaticano.

Il riconoscimento dell'Unesco giunge al termine di un lavoro molto scrupoloso. Quanto hanno pesato il tema del terremoto e l'unicità del contesto aquilano e quali sono le conseguenze che l'iscrizione della Perdonanza nella Lista potrebbe avere in termini di marketing territoriale?

Diciamo pure che quella della Perdonanza è stata una candidatura forte anche perché, dietro, c'era L'Aquila con il suo dramma. Ciò non toglie che il riconoscimento dell'Unesco dovrà essere accompagnato dallo sforzo di fare un serio passo avanti nella ricostruzione. L'inserimento nella Lista servirà sicuramente a valorizzare una tradizione importante, unica, e riporterà di nuovo il nome dell'Aquila nell'agone internazionale.

E' possibile quantificare gli effetti che un brand come quello dell'Unesco può produrre nel far crescere l'attrattività turistica di un determinato territorio?

Si è valutato che tutte le iscrizioni producono un incremento dei flussi turistici che si aggira intorno al 30%. Stare in una lista Unesco determina un effetto trascinamento: si entra in un circuito di comunicazione culturale e mediatica molto ampio, grazie al quale persone che difficilmente avrebbero la possibilità di arrivare in un determinato sito sono sollecitate a farlo proprio per via del fatto che a quel sito è associato il brand unescano.

Il diritto a stare nella Lista Unesco si può anche perdere?

Una volta che si entra o si è cacciati o si rimane. Per essere espulsi bisogna che accadano dei fatti particolari. In questi giorni, ad esempio, è uscita la notizia che la grande barriera corallina che si trova in Tasmania corre il rischio di essere depennata dalla lista a causa del degrado ambientale causato dall'inquinamento e dallo sviluppo portuale e minerario che c'è stato lì vicino. Se però si mantiene integro il background che ha portato all'iscrizione, non si corrono rischi.

Lei recentemente ha affermato: L'Italia è un Paese fortunato ma non ce lo meritiamo.

E' un'affermazione che non smentisco, dovuta a uno stato d'animo di stanchezza e amarezza. Noi dobbiamo fare dei beni culturali e dei patrimoni paesaggistici dell'Italia un grande volano di sviluppo. E' un problema di strategia. Se vogliamo far girare l'economia sull'immobiliare, il manifatturiero, l'industriale è una cosa; se la vogliamo far girare sulla valorizzazione dei patrimoni della cultura è un'altra. Attenzione, questa seconda opzione non esclude la prima. Valorizzare i patrimoni della cultura significa comunque sviluppare il manifatturiero, servizi come l'alberghiero, le infrastrutture, i mass media, il turismo. Il problema è la ratio culturale alla quale legare le politiche di sviluppo. Se l'Italia associasse queste politiche ai patrimoni della propria cultura e delle proprie tradizioni, credo che avrebbe delle chances in più. Ma sono strategie alle quali bisogna legare le attenzioni del Governo. Renzi ha detto che vuole puntare sulle infrastrutture e sull'istruzione. Le due cose possono trovare un punto di congiunzione proprio nella cultura perché le infrastrutture valorizzano i siti di interesse culturale mentre l'istruzione rende le persone più attente al patrimonio di cui dispongono. Gli italiani non sono più abituati ad ammirare il bello.

 

Ultima modifica il Domenica, 22 Giugno 2014 23:50

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