La nuova sede delle Cgil, dove si trova il suo ufficio, è nel nucleo industriale di Pile. Una zona anonima costituita da capannoni, centri commerciali e università che fanno fatica a distinguersi tra loro.
Trasatti, che può consolarsi con una splendida vista del Gran Sasso, parla con molta disponibilità di un territorio sempre più complesso e pieno di contraddizioni in cui "prima di tutto c'è bisogno della certezza delle risorse che bisogna continuare a rivendicare verso qualsiasi governo".
Per il segretario è di vitale importanza "invertire la tendenza attuale per puntare ad essere una città universitaria, europea e sostenibile" ma la ricostruzione rimane per ora una sfida difficile, tra vertenze che si aprono ogni giorno e dati "catastrofici".
Trasatti cominciamo proprio da qualche dato. Qual è attraverso i numeri la fotografia del nostro territorio dal punto di vista del sindacato?
La provincia dell'Aquila nel 2008, prima del terremoto e nella fase di avvio della crisi, aveva 850mila ore di cassa integrazione. Abbiamo chiuso il 2012 con 7 milioni di ore, un incremento del' l'800%. Stiamo parlando di cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga e che riguarda tutti i settori produttivi, nessuno escluso.
Sempre in provincia dell'Aquila nel 2012 - secondo un dato dell'Inps - erano 10mila i lavoratori e le lavoratrici che usufruivano di una qualche forma di ammortizzatore sociale, cioè di un assegno di sostentamento al reddito. Di questi 10 mila, circa 6.500 erano in mobilità o in disoccupazione e quindi praticamente senza lavoro. Ma ancora peggio sta andando nel 2013. Secondo i nuovi dati forniti dal'INPS, riferiti a questo gennaio, nella sola provincia dell'Aquila sono state utilizzate 2 milioni e 171mila ore di cassa integrazione. Basta un confronto per rendersi conto della drammaticità della situazione: a dicembre del 2012 le ore erano state 843mila. Oltre 2 milioni di cassa integrazione mensili corrispondono, secondo i nostri calcoli, a circa 13.500 cassintegrati: se a questi si uniscono i 6.500 lavoratori già in mobilità o in indennità di disoccupazione di cui parlavo prima, si può dire che almeno 20.000 persone sono senza lavoro.
Nella pubblica amministrazione oltre il blocco dei salari, il governo ha imposto il blocco del turn over. Le persone che escono possono essere rimpiazzate solo del 20% incidendo pesantemente sull'occupazione giovanile. In Abruzzo siamo arrivati praticamente al 40% di disoccupazione giovanile, dato leggermente più alto della media nazionale.
Con la riforma Fornero inoltre è sempre più difficile andare in pensione e il problema degli esodati è solo parzialmente risolto.
Nella nostra provincia in più, abbiamo il livello medio di pensioni INPS del 20% inferiori rispetto le altre province.
La crisi sta anche nel comparto dei servizi. E' sotto gli occhi di tutti quello che sta succedendo alle cooperative sociali che garantiscono i servizi ai disabili. Il governo attua tagli lineari, senza curarsi degli effetti, riducendo i fondi sul sociale dell'80% e gli enti di conseguenza sono costretti a tagliare drasticamente i servizi.
Sono svariate le vertenze in corso, alcune anche frustranti da un punto di vista sindacale come quella Intecs dove sono già arrivate 30 lettere di licenziamento o, spostandoci appena un po' più in la, di dimensioni enormi come l'uscita di Micron ad Avezzano. A L'Aquila inoltre non sembra salvarsi neanche il comparto commerciale, come mai?
Riceviamo da Filcams ogni giorno procedure di cassa integrazione, e perfino la grande distribuzione come Conad ha dovuto ridurre il personale con 16 esuberi. Questo purtroppo è dovuto ad una tendenza nazionale per cui la gente è costretta a ridurre i consumi perché non ha i soldi. Il meccanismo è perverso: riduci i consumi, si riduce la produzione, si riduce l'occupazione e si riducono pure le entrate nelle casse dello Stato.
Assurda la vicenda che ha coinvolto Coop. Dopo il sisma Coop ha mostrato di avere dei piani di investimento e oltre il supermercato al Torrione ha presentato il progetto per costruire due nuovi insediamenti: uno a Bazzano, già realizzato, e l'altro a Scoppito. Ciò nonostante si sono scatenate molte polemiche che hanno portato la cooperativa a minacciare di andar via dall'Aquila con i suoi 80 dipendenti. A Scoppito una parte della politica si è opposta all'insediamento, al Torrione, come sappiamo, ci sono stati molti problemi per rinnovare il contratto di affitto. In quel caso la coop aveva proposto un incremento di oltre il 30% ma la proprietà non ha neanche risposto. Alla fine è dovuto intervenire il giudice che ha stabilito che si va avanti per un altro anno.
Credo che in questo caso il ruolo delle Pubbliche Amministrazioni sia quello di favorire chi vuole investire con un progetto serio, altrimenti si corre solo dietro alle emergenze per la mancanza di programmazione complessiva.
La Micron è la seconda azienda d'Abruzzo e la prima della provincia dell'Aquila. E' la prima azienda di Avezzano, L'Aquila, Sulmona. Ci lavorano 400 persone dell'Aquila, 300 di Sulmona, 150 di Rieti. Un'azienda che fa la differenza e che andando via rischia di modificare in peggio l'assetto socio economico del territorio.
Ora è arrivata la notizia giornalistica di un un accordo raggiunto con l'azienda tedesca Lfoundry, non sapiamo se sottoscritto e a quali condizioni e senza le garanzie richieste. Chiediamo quindi a tutti i soggetti istituzionali e politici a partire dal Governo di riconvocare subito le parti e chiedere conto di qualsiasi tipo di operazione. L'obiettivo deve essere quello che abbiamo definito sul tavolo governativo: la garanzia dei 1620 posti di lavoro, attraverso un'operazione che preveda un piano industriale condiviso, dentro una discussione che riguardava il tavolo di settore.
Sul tavolo della trattativa Micron abbiamo chiesto al Governo di chiarire se ritiene o no che quello dell'elettronica e dei microsensori di immagine sia un settore strategico per cui questo paese deve avere un ruolo. La vertenza Micron può avere un esito davvero positivo, solo se la soluzione si discute all'interno di un progetto di politica industriale complessivo di cui si dota il Governo.
Un Paese vero sceglie in che settori stare, che non significa dare i soldi alle aziende, ma determinare le condizioni affinché quelle aziende siano attratte da quel territorio e ci restino.
Il discorso non è molto differente per la INTECS, ex technolabs. In assenza di progetti di politica industriale chiari, succede che prima avevamo la Siemens che è uscita. Poi è venuto il gruppo Conpell che ha dato lavori per due anni a technolabs e se ne andato.
In questo momento problematico è arrivata Intecs, una scelta quasi obbligata per il fatto che Compell non stava in piedi. Ma evidentemente Intecs è arrivata all'Aquila pensando di poter investire grazie ai fondi per il terremoto. Non stando proprio così le cose, la Intecs dice che non regge più sui costi e deve ridurre sul personale.
Eppure la Cgil si è spesa molto sulla parola qualità: ricostruzione di qualità, occupazione di qualità e non solo. Può spiegarci meglio? E sopratutto, partendo dalle condizioni attuali, come ci si arriva?
Si arriva ad un occupazione di qualità per esempio ampliando il polo farmaceutico, dove un lavoratore prende 15mesi di mensilità più il premio di partecipazione. Non a caso, in questo settore, siamo la quinta provincia d'Italia in termini di esportazione. La Sanofi-Aventis è una azienda seria che dopo il terremoto ha fatto anche le case per i dipendenti. Che poi siano poi siano finite proprietà delle curia è un'altra storia...
Oltre il comparto farmaceutico, ci sono poi le aziende di filmeccanica come tales e selex, di altissimo livello. Aziende che hanno progetti di investimento e che possono continuare a creare anche loro occupazione di qualità.
Il problema è che, dopo il terremoto, in questa città sono state fatte quasi esclusivamente inaugurazioni di call center che vanno bene per i ragazzi per lavorare uno o due anni, ma il futuro di un economia non può basarsi sui call center che sono un'occupazione povera.
Avevamo chiesto in modo particolare al Ministro Fabrizio Barca, che il 10% dei soldi della ricostruzione fossero utilizzati per il sostegno alle attività produttive. In tal modo se ci fosse un miliardo l'anno per i prossimi 15, avremmo 100milioni di euro all'anno, che moltiplicati per 15 anni, fa un miliardo e mezzo di euro. Così alle persone si potrebbe garantire da una parte il crono programma per rientrare nelle abitazioni e ,dall'altra, anche gli interventi e le risorse da investire sulle attività economiche per il futuro dei giovani.
Il Governo, tramite l'emendamento Barca ha stanziato poi il 5%. Dei famosi 2mld e rotti del CIPE di cui parla il Ministro della Coesione territoriale, 100milioni sono per il sostegno alle attività produttive. Adesso vogliamo discutere con le aziende come spendere questi soldi mettendo, come paletto, l'obbiettivo di creare un'occupazione di qualità e stabile.
E' fondamentale avere anche servizi di qualità. Se vai a lavorare e hai bambini o persone anziane bisogna investire lì. Non è vero che non ci sono i soldi. La Cgil ha affidato al Cer – una società di ricerca europea sulle tendenze economiche - uno studio che ha certificato che l'Italia per ricchezza pro-capite è tra i paesi più ricchi. Il problema è che il 10% delle famiglie detiene il 50% della ricchezza. Bisogna parlare allora di patrimoniale e fisco progressivo, cosa che abbiamo chiesto al Governi Monti senza ottenere. Lo Stato in tal senso dovrebbe riappropriarsi di una funzione di regolamentazione.
E' necessario raggiungere anche uno sviluppo di qualità, e noi abbiamo gli elementi per farlo perché abbiamo i centri di ricerca , l'istituto italiano di Fisica nucleare , il Gran Sasso Istitute che è stato finanziato anche con i soldi del terremoto, e le nostre facoltà che sono di buon livello.
L'università è un volano per l'economia di questo territorio. Ha bisogno di aprirsi al territorio e di ricostruire un rapporto con i settori produttivi perché dobbiamo puntare sulla ricerca e sull'innovazione. Solo così questa città può vincere la sfida a cui si trova di fronte.
A tal proposito la Cgil ha un'idea chiara anche sulla residenzialità universitaria. In prospettiva bisogna programmare quanti studenti possano tornare in centro storico vivendo in abitazione sicure, garantendo loro cioè, una ricostruzione di qualità. Qualità che sta anche per qualità della vita e sostenibilità sotto il punto di vista energetico e della mobilità. Alcuni studi hanno calcolato che nei prossimi mesi ed anni, verrano a studiare in Europa 4miloni di studenti di paesi asiatici. Sceglieranno in base a questo.
Veniamo ad un punto cruciale. Com'è la condizione nei cantieri? La Cgil tramite i suoi strumenti di vigilanza ha riscontrato irregolarità? Quanto lavoro nero c'è nel "cantiere più grande d'Europa"?
Tramite il decreto della presidenza del consiglio dei ministri del 4 Febbraio scorso, all'articolo 10, il Governo ha approvato tutti i punti della nostra piattaforma in quanto a ricostruzione sicura e trasparente. Nella piattaforma chiediamo il Durc per tutti gli appalti pubblici, e il Durc viene rilasciato solo se rispetti la congruità. Che significa? Che se tu impresa prendi un appalto da 10mln di eur,o a quello corrisponde un numero preciso imponibile di manodopera. Se non hai quel numero di operai assunti, non puoi essere pagato.
Po,i abbiamo chiesto e ottenuto l'obbligo di iscrizione alla Cassa Edile dell'Aquila e la creazione di un badge unico di riconoscimento per ogni soggetto che, a qualsiasi titolo, lavora nella filiera della ricostruzione. Così nessuno potrà lavorare nella ricostruzione pesante senza questo badge in cui c'è scritto tutto, anche la ditta per cui si lavora. Il badge viene rilasciato a chi è regolarmente assunto da organismi bilaterali in cui ci siamo anche noi. Chi è in nero non ci può stare, è impossibile.
Ci sono norme certe anche per il vitto e l'alloggio degli operai: alla ditta si revoca l' appalto e il finanziamento se non comunica dove alloggiano i lavoratori e concorda con noi la qualità degli alloggi.
Insomma stiamo determinando le norme per avere cantieri di qualità per lavorare in sicurezza e con un alloggio. In questo modo le persone possono restare qui. I nostri operai non basteranno e quelli che vengono da fuori se sanno che hanno un lavoro assicurato , un alloggio dignitoso, un vitto regolare e che portano a casa uno stipendio sicuro e duraturo, potrebbero decidere di fermarsi qui.
Situazione non a norma ora ci sono. Col progetto c.a.s.e. ci fu un grande lavoro per far rispettare le regole e infatti ci sono stati pochissimi infortuni. Poi si è tornati nella fase ordinaria in cui ne succedono di tutti i colori come viene certificato anche dagli organi ispettivi che controllano le ditte. C'è un numero di ditte che sono irregolari.