Domenica, 07 Luglio 2013 23:16

Malabruzzo, gli intrecci irrisolti tra sanità e politica: intervista a Piero Giampietro

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Il prossimo 20 luglio, salvo imprevisti o slittamenti dell'ultimo minuto, conosceremo la sentenza di primo grado del processo Sanitopoli, scattato in seguito alle rivelazioni dell'ex numero uno del gruppo Villa Pini, Vincenzo Maria Angelini, su un presunto giro di tangenti che avrebbe interessato, negli anni scorsi, la sanità e la politica abruzzesi.

Le rivelazioni di Angelini, che nel processo è sia imputato che parte lesa, portarono, nel luglio del 2008, all'arresto di Ottaviano Del Turco - allora governatore dell'Abruzzo - di assessori, consiglieri e funzionari della Regione e all'inevitabile caduta della giunta guidata dall'ex segretario del PSI.

In una serie di interrogatori, Angelini disse ai magistrati di aver pagato, a politici e amministratori regionali, tangenti per un totale di circa 15 milioni di euro in cambio di favori.

Le accuse sono quelle di associazione per delinquere, corruzione, abuso d'ufficio, concussione e falso.

Per gli imputati i pm della procura di Pescara hanno chiesto condanne pesantissime: 12 anni a Del Turco; 9 per l'ex segretario generale dell'ufficio di presidenza, Lamberto Quarta; 10 per l'ex capogruppo regionale del Pd, Camillo Cesarone; 11 per l'ex manager della Asl di Chieti, Luigi Conga; 4 per l'ex assessore alla Sanità della giunta di centrodestra Vito Domenici; 7 per l'ex assessore alle Attività produttive Antonio Boschetti; 6 per l'ex assessore alla Sanità Bernardo Mazzocca.

Quella di Sanitopoli è sicuramente la vicenda politico-giudiziaria più importante nella storia recente dell'Abruzzo, paragonabile, probabilmente, solo alla caduta della giunta di Rocco Salini, arrestata in blocco nel 1992.

E' una vicenda complessa, che affonda le radici lontano nel tempo. Per questo e per cercare di delineare un quadro il più possibile sintetico di quanto è accaduto finora, abbiamo rivolto alcune domande a Piero Giampietro.

Giornalista, ex collaboratore dei quotidiani Il Centro e L'Unità e degli inserti di Repubblica Il Venerdì e Repubblica Affari e Finanza, Giampietro ha scritto, nel 2008, un instant book sulla sanitopoli abruzzese, un libro di agile lettura ma ricco di informazioni e molto dettagliato e preciso nella ricostruzione dei fatti, intitolato 'Malabruzzo. Come la casta della sanità ha portato una regione alla bancarotta', edito da Castelvecchi.

Piero, da dove inizieresti a raccontare questa lunga e complessa vicenda?

La storia di Sanitopoli non nasce nel 2008 ma molto tempo prima. L'Abruzzo è una delle regioni italiane che hanno pagato di più la presenza e l'influenza della sanità nella società regionale.

In che senso?

Nei primi anni Novanta in Abruzzo c'erano, se non vado errato, 21 ospedali, una concentrazione e una distribuzione assolutamente sproporzionata e fuori da ogni criterio di economicità.

Una delle tante eredità del “gasparismo”: un ospedale per ogni campanile.

Esatto. Già da alcuni anni prima che scoppiasse Sanitopoli, c'erano state avvisaglie di alcune difficoltà nei rapporti tra politica, sanità pubblica e sanità privata. Basti pensare a quello che accadde negli anni in cui l'assessore alla sanità era Vincenzo Del Colle. Non bisogna dimenticare, poi, un fatto, e cioè la forte influenza che la sanità privata ha avuto e continua ad avere nel mondo dell'informazione, su alcune emittenti private locali, a loro volta in grado di condizionare il dibattito politico. Il 2008 arrivò dopo gli anni di gestione del centrodestra in cui, alla sanità, ci fu praticamente un assessore all'anno. Già prima di Sanitopoli, dunque, avevamo una sanità pubblica sovradimensionata e una sanità privata che presentava dei caratteri oligopolistici o comunque di cartello.

Questa continuità di cui parli tra i governi di centro-destra e il governo di centro-sinistra guidato da Del Turco è simboleggiata dalla scelta di quest'ultimo di andare avanti, per ripianare i debiti della sanità abruzzese, con il sistema delle cartolarizzazioni, iniziate nell'era Pace.

Le cartolarizzazioni furono uno dei punti alla base del piano di riduzione del deficit della sanità che la Regione dovette affrontare su sollecitazione del governo centrale. Questo piano prevedeva un taglio dei posti letto, un maggior controllo dei costi ospedalieri e, per l'appunto, il ricorso alle cartolarizzazioni per quel che concerneva la riduzione del debito accumulato dalla Regione nei confronti delle cliniche private. Il problema è che quelle cartolarizzazioni vennero affidate alle stesse persone che, negli anni della giunta Pace, avevano suscitato più di una perplessità nella gestione dei conti. Nei primi mesi del 2008 ci furono poi delle forti tensioni anche all'interno della sanità privata, dove c'era una storica divisione tra l'AIOP, la confindustria del settore, e lo stesso Angelini. Questo scontro a un certo punto si trasferì dal piano della rappresentanza imprenditoriale a quello politico.

Nel 2008 la procura di Pescara, allora guidata da Trifuoggi, arrestò Del Turco e gli altri sostenendo che esistevano prove schiaccianti della loro colpevolezza. Ora, dopo cinque anni e a pochi giorni dalla sentenza di primo grado, si può dire, secondo te, che questa evidenza è emersa?

Beh, questo saranno i giudici a stabilirlo. Se è sbagliato commentare le sentenze è altrettanto sbagliato cercare di prevederle. Obiettivamente ci sono stati molti passaggi intermedi, in questo processo, che hanno messo in luce un quadro probatorio sicuramente non così solido come si era pensato nei giorni immediatamente successivi agli arresti. Quella “montagna di prove” di cui parlò la procura, insomma, va spiegata. Non siamo di fronte a un caso di corruzione come se ne vedevano nella Prima Repubblica, quando venivano trovati i pouf pieni di soldi. Il profilo di alcuni imputati o, meglio, il loro coinvolgimento nei fatti finiti sotto la lente di ingrandimento dei giudici, si è andato progressivamente ridimensionando man mano che il processo andava avanti. La situazione è sicuramente molto complessa. D'altra parte, però, una procura dubbiosa del proprio impianto accusatorio non chiederebbe condanne così pesanti.

Sanitopoli ha portato, nel giro di pochi mesi, al ribaltamento della situazione politica abruzzese, spalancando le porte alle vittorie del centrodestra. Se Del Turco dovesse essere assolto, ci ritroveremmo di fronte al secondo caso - dopo quello di Luciano D'Alfonso – in cui la procura di Pescara non sarà riuscita a dimostrare la colpevolezza di un politico del cui governo ha decretato la fine o comunque la prematura interruzione. Ma mentre D'Alfonso, anche per ragioni anagrafiche, ha ancora il tempo per tornare a fare politica da protagonista, nel caso di Del Turco mi sembra che sia stata messa fine a un'intera carriera.

Anche qui, prima di rispondere, devo fare una premessa: non credo alla vulgata delle procure politicizzate, che attaccano ora questo ora quell'altro schieramento politico. Detto questo, è chiaro che, qualora la sentenza dei giudici del tribunale di Pescara scagionasse Del Turco, andrebbe sicuramente fatta una riflessione, ma sempre in seno alla vicenda in questione, al singolo procedimento.

Cosa pensi del comportamento avuto in questi cinque anni dagli imputati?

Mi sembra che tutti abbiano mantenuto un comportamento dignitoso e molto rispettoso della magistratura e per il principio della separazione dei poteri. Questo mi sembra un fatto molto importante, un fattore di civiltà.

Le decisioni politiche che in qualche modo hanno “innescato” Sanitopoli, lo abbiamo detto, dovevano servire a ridurre il deficit della Regione e a migliorare l'efficienza della sanità abruzzese. Cinque anni dopo, a che punto siamo, secondo te? Gianni Chiodi rivendica, probabilmente a ragione, di aver risanato i conti. Ma a che prezzo? La qualità delle prestazioni sanitarie dei nostri ospedali è migliorata o peggiorata?

Non mi sembra che si possa parlare di un miglioramento. Chiunque abbia avuto o abbia a che fare con la sanità abruzzese, sa benissimo quali e quanti sono i problemi: liste di attesa letteralmente esplose, impoverimento della presenza dei presidi sanitari locali, sovraccarichi di lavoro per gli ospedali, mancanza di turn over per il personale. Per non parlare dei dati sulla mobilità passiva, vale a dire il numero di coloro che scelgono di andare a curarsi fuori regione, intraprendendo a volte dei veri e propri viaggi della speranza. Sono situazioni e numeri che sicuramente non ci fanno onore. La sanità non può essere solo una questione ragionieristica, una voce di bilancio come le altre. E'un diritto costituzionalmente garantito.

In seguito a Sanitopoli, il potere delle cliniche private si è ridimensionato? E la sanità continua ancora ad essere il cuore del clientelismo politico?

Mi sembra che le vicende raccontate dai giornali in questi anni, come ad esempio i casi di parentopoli esplosi all'interno di alcuni ospedali abruzzesi, non possano ancora far parlare della sanità come di un luogo dove viene premiata anzitutto la qualità della professionalità delle persone. E la politica continua ad essere ancora molto presente all'interno degli ospedali. Il fatto stesso di aver mantenuto quattro Asl regionali, quando, per esempio, una regione come le Marche ne ha soltanto una, dimostra come la politica continui a contare ancora molto.
Per quanto riguarda la sanità privata, mi sembra che goda ancora di ampi margini di manovra. Ma questo dipende in larga parte dalla scarsa qualità del servizio pubblico. Per capirci, i tempi di attesa lunghissimi per una visita specialistica nel pubblico è quasi un incentivo a rivolgersi al privato. Una riforma seria, strutturale, profonda, in grado di ridisegnare questo sistema nei prossimi anni, non è ancora stata pensata. Poi, sicuramente, sono stati fatti dei passi avanti, ad esempio rispetto ai famosi rimborsi a pie' di lista. Ma ho l'impressione che, rispetto a prima, si sia arrivati ad agire in maniera un po' più subdola. Quando, nell'ospedale pubblico, si dice a una persona di aspettare due anni per un esame, di fatto si sta spingendo quella persona, quel cittadino verso la clinica privata. Possiamo anche aver fatto migliorie e passi avanti nei controlli sui rimborsi ma se poi ai cittadini non viene dato un servizio pubblico che sia totale, efficiente e di qualità, di fatto è come se li incentivassimo ad abbandonare la sanità pubblica per quella privata. E non credo proprio che questo sia un fattore di progresso.

Ultima modifica il Domenica, 07 Luglio 2013 23:33

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