Un progetto per raccontare al mondo quanto è difficile la vita per le donne che vivono in Egitto, che mostri la frustrazione e i limiti che devono subire attraversando il ponte Kasr El-Nil, che da Piazza Tahrir porta al quartiere benestante di Zamalek, al Cairo.
È questo il progetto dal titolo emblematico The People's Girls, di Tinne Van Loon e Colette Ghunim, che insieme, dopo aver vissuto in prima persona gli sguardi, i commenti e i fischi degli uomini egiziani, dotate di smartphone e tanto coraggio, hanno deciso di documentare al mondo le molestie sessuali di cui sono state vittime solo l'anno scorso il 99% per cento delle donne egiziane e non. Un progetto nato quasi per scherzo ma diventato virale nel giro di pochi giorni, e che grazie alla campagna Kickstarter ha ottenuto i fondi per diventare un vero e proprio film.
Il ponte è un esempio semplice e immediato, un archetipo, se vogliamo, che descrive in piccola scala l'intera esistenza femminile nei paesi di cultura araba e di religione musulmana.
"Il ponte di Kasr El-Nil è un posto molto frequentato - raccontano le due donne - quando si placa il caldo diventa il cuore della città sia per chi vuole trascorrere del tempo libero, ma anche per chi deve andare a lavoro. Sapevamo che sarebbe stato particolarmente adatto per fare man bassa di informazioni".
Tinne è una fotografa e una filmmaker belga, che ama raccontare le storie, quelle un po' difficili. Dopo aver vissuto negli Stati Uniti e poi in Palestina ha deciso di trasferirsi In Egitto, dove sta portando avanti questo progetto, insieme a Colette. Anche lei filmmaker indipendente che lavora per organizzazioni non-profit.
“Si sentono quotidianamente storie di donne egiziane che hanno subito molestie sessuali al Cairo - raccontano - è successo anche a noi. Per questo abbiamo deciso di voler riprendere la sensazione persistente di ansia che si prova ogni volta che ci spostiamo senza un uomo accanto".
Voi mostrate ciò che succede in Egitto, ma questo è anche quello che succede nel resto del mondo. Qual è il messaggio che volete mandare?
Noi ci auguriamo che dopo il lancio del documentario le persone che prima non consideravano la violenza sessuale una vera e propria piaga sociale, realizzino l'impatto che questo ha su tutti i livelli della vita. Ci auguriamo che si smetta di pensare sia una colpa del mondo femminile e che le donne egiziane e del resto del mondo si facciano coscienti di avere il potere di difendere i loro diritti e di reagire al molestie si trovano ad affrontare.
La violenza di strada è diversa da quella americana o europea? È un problema globale?
Le molestie sessuali sono un problema mondiale. Da quando questo video è diventato virale, le donne ci hanno teso la mano da ogni paese, Stati Uniti, Italia, Colombia, Norvegia... Ci hanno scritto che il video mostra esattamente com'è passeggiare per le strade del loro paese e ci sono grate perché qualcuno ha deciso di raccontare questo atteggiamento inaccettabile. Finalmente.
Ultimamente, in Egitto ci sono stati casi gravi?
Durante le celebrazioni dell'elezione del presidente Sisi, migliaia di persone si sono riversate in strada, a piazza Tahrir. Nella folla molte donne sono state molestate. Un caso è stato ripreso con un cellulare e messo online. Il video è diventato virale e il presidente in persona si è preoccupato di andare a trovare la donna in ospedale, scusandosi a nome della popolazione. Per questo caso è stata applicata una legge contro le molestie sessuali e i nove colpevoli sono stati arrestati e condannati a venti anni di carcere. Sfortunatamente pensano che questo provvedimento sia un'eccezione, preso solo perché accaduto in un momento particolare.
Avete subito violenze in prima persona?
Siamo spesso in strada da sole e siamo abituate a subire quotidianamente sguardi e molestie verbali. Motivo per cui ci scoraggiamo a uscire a piedi o a prendere i mezzi pubblici, visto che non vogliamo affrontare l'intimidazione e l'ansia.
Com'è la situazione attuale in Egitto?
Le molestie sessuali sono un problema crescente. È stato documentato che l'anno scorso oltre il 99% delle donne egiziane è stato molestato sessualmente almeno una volta nella vita e la fondazione Thomson Reuters ha definito l'Egitto il peggior paese arabo al mondo per le donne.
Quanto influenza l'abbigliamento?
In Egitto, ogni volta che una donna esce sola, non ha importanza cosa indossi, una larghissima fetta di uomini la fisserà sfacciatamente. Loro sembrano scansionare ogni parte del corpo come fosse un mero oggetto. L'uomo pensa che il dovere di una donna sia quello di sposarsi e allevare figli, ostacolando la possibilità che loro siano indipendenti e cittadine attivi nella società.
Tutti gli uomini sono uguali?
No. Il nostro discorso non vuole dire che tutti gli uomini sono dei molestatori o che sia un problema tipico degli arabi o dei musulmani. È un problema delle società patriarcali, diffuse purtroppo in tutto il mondo. Noi riceviamo quotidianamente commenti negativi e offese nei confronti della cultura araba o musulmana, ma vogliamo puntualizzare e sottolineare che non tutti gli uomini sono così.
I social network mostrano molti video amatoriali di violenze sessuali in Egitto. Il governo egiziano promette di punire gli stupri e le molestie. Pensate che The People's Girls basti a irrigidire i provvedimenti che prenderà la politica locale?
Pensiamo sia un problema che graverà sulle donne la loro intera vita, ma siamo fiduciose possa migliorare. Siamo fermamente convinte, inoltre, che sempre più donne lotteranno per i loro diritti e si innescherà un cambiamento sociale duraturo. Il nostro lavoro non cambierà drasticamente l'applicazione della legge in Egitto, ma come avviene per ogni problema sociale, l'imperativo è pubblicizzare la lotta con ogni mezzo ed i media sono uno strumento molto potente per sensibilizzare l'opinione pubblica.
È cambiata la situazione dopo la rivoluzione egiziana del 2011?
La rivoluzione ha avuto un forte impatto sul problema delle molestie sessuali, sia in positivo che in negativo. Negli anni successivi le violenze sono diventate più diffuse a causa dell'assenza di controlli delle forze dell'ordine e questo fa sentire i molestatori più tranquilli, possono facilmente farla franca e se gli uomini vedono di non correre rischi, allora la tendenza dilaga. Per fortuna, da quando il presidente Sisi è salito al potere, la presenza della polizia nelle strade è aumentata e molti malviventi sono stati condannati. È anche vero che molte donne egiziane sono arrivate al limite di sopportazione e, ispirate dalla rivoluzione, hanno iniziato a parlare esplicitamente sfidando lo status quo. È con le loro storie che io e Colette stiamo scrivendo il nostro documentario, in modo che questo coraggio possa dilagare in tutto il mondo.
Di cosa parla The People's Girls?
Racconta la storia di tre persone con diversi punti di vista sulle molestie sessuali e la loro vita quotidiana intorno alla questione. Al momento hanno confermato due dei nostri tre soggetti. Esraa è una donna egiziana di 25 anni che sfida le convenzioni sociali eseguendo pieces teatrali sulle molestie sessuali, oltre a partecipare alle proteste anti-molestie. Abdullah è autista di tuk tuk di 28 anni in un quartiere popolare del Cairo. Noi osserveremo la sua vita in città per scoprire qual è il suo modo di vivere la condizione delle donne. Il nostro terzo personaggio non è ancora confermato: è una donna egiziana, avvocato, di 30 anni che lavora per un'associazione per i diritti delle donne. Si occupa dei casi di molestie sessuali. Seguiremo il suo lavoro attraverso un caso seguito dalla corte, nel tentativo far ottenere a una vittima i suoi diritti.
Come avete fatto a riprendere con la telecamera?
Colette ha attraversato il ponte Kasr El-Nil, riprendendo di nascosto con uno smartphone. L'ha tenuto vicino alla bocca, collegato agli auricolari, facendo finta di essere immersa in una conversazione. Ogni volta che si sentiva gli occhi puntati addosso girava il telefono senza mai avere contatto visivo con gli uomini. Come questi iniziavano a guardare insistentemente, abbiamo deciso di rallentare il video per permettere agli spettatori di osservare i loro sguardi intimidatori. Il video è stato girato al tramonto, a piedi, in un soli cinque minuti. Abbiamo prima ripreso Colette per far vedere com'era vestita. Indossava una gonna lunga, una t-shirt e un cardigan. Lei è di origine araba, si inserisce più facilmente nella società egiziana.
Dove potremo vederlo?
Siamo ancora all'inizio ma abbiamo grandi progetti. Puntiamo a portarlo sugli schermi di tutto l'Egitto, in collaborazione con le organizzazioni locali per i diritti delle donne. Ma stiamo anche pensando di presentarlo ad alcuni festival internazionali, sia in Medio Oriente che nel resto del mondo. Siamo in contatto, inoltre, con le organizzazioni internazionali per i diritti delle donne per vedere se questo film si inserisce nei programmi dei loro paesi.