di Jacopo Intini - Ventitre secondi e si riaccende la speranza, ma i tempi stringono. Proprio mentre in Italia si festeggiava la notte di Capodanno, il 31 dicembre sera Zaid Benjamin, giornalista arabo, ha postato su Twitter il link del video pubblicato su Youtube dall’utente Islamic Sham, si presume profilo del Fronte Al Nusra, che riprendeva le due cooperanti italiane rapite in Siria il 31 luglio scorso.
Di Vanessa Marzullo 21 anni, e Greta Ramelli, 20, non si hanno notizie da mesi. Nel video parla Greta in inglese, mentre Vanessa mostra un cartello con su scritta la probabile data di registrazione (17 dicembre scorso). Le due ragazze non guardano mai la telecamera; solo per alcuni istanti lo sguardo di Vanessa penetra l'obiettivo. Chiedono aiuto e affermano di essere in estremo pericolo e che potrebbero essere uccise. La loro vita è nelle mani del governo italiano e dei suoi mediatori. Intanto fonti di Al Nusra affermano che i negoziati sono in una fase di stallo.
Secondo alcune ricostruzioni, le due giovani cooperanti sarebbero state rapite alle 4 del mattino ad Idlib, a sud ovest di Aleppo. Vanessa e Greta sono entrate in Siria attraverso la Turchia per portare avanti il progetto umanitario Horryaty, di cui sono le fondatrici, che prevede la distribuzione di kit medici e l’insegnamento di pratiche di primo soccorso ai giovani siriani. L’intelligence italiana ha aperto canali di comunicazione con la Turchia e con la Coalizione Nazionale Siriana, ma tutto ciò sembra non bastare ancora e le due ragazze sono sempre più sole. La Farnesina, intanto, conserva il massimo riserbo. Le famiglie delle ragazze sono in perenne contatto con il Ministero degli Esteri, in attesa di buone notizie.
Intanto, non danno tregua le considerazioni di chi segue la questione sui Social Network. Non manca chi paragona le ragazze ai due marò italiani trattenuti in India e chi invece le lascerebbe volentieri in Siria per non pesare troppo sulle casse dello Stato accusandole di "manie di protagonismo". Vanessa e Greta oggi vengono spesso dipinte come due ragazze incoscienti e superficiali, ma che di superficiale non hanno nulla, come ha affermato commosso il padre di Vanessa in un’intervista al Corriere del 12 agosto scorso: "La superficialità è un'altra cosa. Vanessa è proprio il contrario. E' una ragazza profonda, che si immedesima nella sofferenza degli altri e non riesce a stare con le mani in mano".
Ci stanno insegnando a tenere duro anche di fronte al male più intenso, dimostrando grande consapevolezza nell'immergersi a pieno nella realtà della popolazione siriana comprendendone e condividendone le sofferenze. Un messaggio caduto negli ultimi mesi nel dimenticatoio e che risuona nelle frasi di Vanessa pubblicate su Facebook. "Tu non sei diversa. Sei unica. Nel bene e nel male. Coccola il tuo bene, sopporta il tuo male. E ringrazia sempre di essere come sei. Persino quando esserlo significherà soffrire con un’intensità superiore a quella di qualcun altro".
Una terra martoriata, quella siriana, la cui aridità si macchia dal 2011 del sangue della guerra civile; una terra resa ancor più arida con la rielezione di Assad nel giugno scorso e con la follia di coloro che lottano in nome di uno Stato che con presunzione chiamano Islamico.
Destinata ad essere la scacchiera su cui si giocherà tutto il Medio Oriente, la Siria oggi rappresenta, infatti, un centro nevralgico in cui confluiscono tutti i maggiori interessi geopolitici ed economici da un lato di USA e Israele, dall’altro dell'Iran, diventando, così, uno dei luoghi più contesi al mondo.