Venerdì, 07 Aprile 2017 14:32

Dieci studenti siriani potranno concludere gli studi all'Aquila

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Uno dei programmi più utilizzati dagli studenti universitari, l'Erasmus (nella sua declinazione mundus), può essere complicatissimo da ottenere se il Paese di scambio è uno dei luoghi più complessi al mondo: la Siria. Accade così che risulta proibitivo anche solo reperire la documentazione necessaria alla mobilità studentesca, se si è studenti o studentesse nella nazione mediorientale, teatro di una atroce guerra civile (e geopolitica) da più di sei anni.

Per questo è stato messo a punto il progetto europeo Assur (Integrated studies for syrian and european universities), che vede capofila l'Università dell'Aquila. 57 studenti e studentesse sono stati selezionati per concludere il percorso di studi in diversi paesi del vecchio continente. Dieci di questi sono all'Aquila e frequentano l'Ateneo del capoluogo abruzzese già dallo scorso anno accademico. I restanti sono stati o sono attualmente ospitati all'Université Pierre et Marie Curie (Francia), Universitat Politecnica de Valencia (Spagna), Alexander Technological Educational, Institute of Thessaloniki (Grecia), Tallinn University (Estonia), "Stefan cel Mare" University of Suceava (Romania), University Oldeburgh (Germania), Johannes Kepler University di Linz (Austria), Georg-August-University di Goettingen (Germania), Corvinus university (Ungheria), Artesis Plantijn University College (Belgio) e Szent István Egyetem (Ungheria).

Dei dieci "aquilani" due sono bachelor (laurea triennale), 5 master (laurea specialistica), uno è dottorando di ricerca e due sono post doc. Studiano tutti materie scientifiche - principalmente ingegneria, matematica, informatica e fisica - e nessuno di loro ha per ora richiesto asilo in Italia. Il periodo di permanenza all'Aquila varia da 6 a 24 mesi, e ogni studente riceve circa mille euro al mese, come previsto dal programma Erasmus Mundus. Ci sono poi ulteriori sei studenti arrivati in Abruzzo con il programma International credit mobility.

L'aspetto più interessante della vicenda è la determinazione con cui studenti e Università dell'Aquila hanno perseguito lo scopo: l'idea del progetto è nata in Italia già all'inizio del conflitto, e oggi vede la collaborazione di sette atenei siriani, i cui rettori saranno in città la prossima settimana, assieme al vice ministro dell'Istruzione di Damasco: "Eravamo in contatto con un professore di Aleppo, prima del bombardamento sulla città e sulla sua università (nella foto) - ha detto nel corso di un incontro con la stampa Anna Tozzi, prorettrice con delega agli affari internazionali - poi a causa dell'embargo sono stati interrotti quasi tutti i programmi di mobilità e di cooperazione internazionale".

Come è noto la Siria è ormai un Paese collassato: tutte le ambasciate del mondo sono fuggite, i conti correnti delle università sono bloccati da tempo, e per acquisire la documentazione necessaria all'espatrio ci si è dovuti rivolgere a Beirut, capitale del Libano. E' stato insomma un lungo lavoro, secondo i responsabili di Univaq, fatto persino di difficili spostamenti tra campi profughi in Turchia e colloqui per la selezione svolti all'interno dei campi stessi.

La Siria, scenario di una delle più gravi crisi umanitarie del XXI secolo, sta soffrendo un'emergenza continua nel settore dell'istruzione. Secondo l'Unesco, il 26% dei giovani siriani era iscritto all'università all'epoca dell’inizio del conflitto. Insieme a questi 350mila studenti, circa 8mila docenti stavano portando avanti attività di docenza e di ricerca nelle 25 università siriane. Secondo le stime dell'Istituto per l'educazione internazionale (Iie), più di 100mila studenti universitari qualificati e almeno 2mila docenti e staff accademico si registrano tra i circa 6,6 milioni di popolazione rifugiata all'estero (dati Unhcr, giugno 2016), e circa 130mila se ne contano tra i 7 milioni di rifugiati interni (internally displaced people).

Ultima modifica il Venerdì, 07 Aprile 2017 17:24

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