“Penso che L'Aquila abbia grandissime chance di diventare Capitale europea della cultura nel 2019, alla luce del pacchetto che stiamo costruendo: incontreremo il Governo per presentare il nostro piano”, così il sindaco Massimo Cialente in un'intervista rilasciata ieri al quotidiano Il Centro. Occhiello e titolo dell'articolo: “L'Aquila Capitale della Cultura 2019. Cialente: grandi chance per la nostra città”.
E' vero che l'ottimismo, come diceva Tonino Guerra, è il profumo della vita. Quello ostentato da Cialente, però, ha tutta l'aria di essere esagerato, se non del tutto inappropriato. Almeno alla luce di quello che si è visto finora, infatti, L'Aquila non sembra avere troppe possibilità di riuscire a ottenere il prestigioso riconoscimento.
La concorrenza è tanta e ben organizzata. In totale, le città italiane candidate al titolo di capitale europea della cultura per il 2019 sono venti: Amalfi, Bari, Bergamo, Brindisi, Carbonia, Caserta, Catanzaro, Lecce, Mantova, Matera, Palermo, Perugia (insieme ad Assisi), Pisa, Ravenna, Siena, Siracusa, Torino (insieme alla propria provincia), Urbino e Venezia (insieme all'intero Triveneto). E come NewsTown ha raccontato qualche mese fa, prendendo in esame le candidature di Perugia-Assisi, di Ravenna e del Nord Est, rispetto a molte di queste città, L'Aquila è partita tardi e, per di più, senza la spinta e il sostegno del territorio e di tutte le altre istituzioni locali, in primis quelle regionali.
Ma il gap più grande e forse incolmabile riguarda le infrastrutture, la presenza di strutture ricettive (in città ci sono meno di 2mila posti letto alberghieri), le risorse economiche messe in campo e l'ampiezza e l'efficienza della macchina organizzativa. Da questo punto di vista il paragone con le altre realtà in lizza è impietoso. Stando a ciò che si legge sul sito web ufficiale della candidatura il comitato organizzatore di AQ19 è composto da tre persone: il sindaco Cialente, la senatrice Stefania Pezzopane (peraltro ancora indicata, sul portale, come assessore alla cultura del Comune, incarica da cui si è dimessa un paio di mesi fa) ed Errico Centofanti. Esisterebbe, a dire il vero, anche una Fondazione ma, al momento, non se ne conoscono gli organi, i componenti o il presidente.
Laddove, invece, città come Perugia o Siena annoverano, tra i membri dei propri comitati scientifici o in qualità di coordinatori della candidatura, personalità come Ilaria Borletti Buitoni (Presidente Fai – Fondo Ambiente Italiano), Giuseppe De Rita (presidente del Censis) o Pier Luigi Sacco (professore di economia della cultura all'università di Milano).
“Molto si muove sulla candidatura dell'Aquila a capitale europea della cultura 2019, un obiettivo che stiamo riempiendo di tanti contenuti...” A parlare, nella medesima intervista, è ancora Cialente; il quale, evidentemente, non è solito navigare nel summenzionato portale istituzionale. Se lo facesse, si accorgerebbe di come, incredibilmente, a un mese dalla scadenza dei termini per la presentazione della candidatura, il sito ancora non ha una versione inglese e molte sezioni (tra le quali quelle riguardanti il quadro economico-finanziario, le sponsorizzazioni o le consultazioni) risultano vuote o in costruzione. Il calendario degli eventi preparatori, poi, è fermo ai primi di Maggio. Non che prima di quella data si fosse fatto molto, se si esclude la decina di incontri avuti da Stefania Pezzopane ed Errico Centofanti con (absit iniuria verbis) associazioni culturali locali e pro-loco.
Spigolando qua e là il documento di candidatura, emerge poi una particolarità: gran parte di esso è stato pensato e redatto non guardando al futuro ma rievocando il passato. Un passato per lo più idealizzato, dipinto con accenti retorici o nostalgici. Quella proposta nel dossier, in altre parole, non è un'offerta culturale centrata sulla creatività e l'innovazione. E una città non viene investita del ruolo di capitale europea della cultura unicamente per ciò che che ha fatto ma soprattutto per il programma di progetti, eventi e iniziative culturali particolari, e dunque eccezionali, che propone di organizzare nel corso dell'anno di candidatura.
Inoltre, nel documento si insiste molto sulle ricadute benefiche che un'ipotetica investitura avrebbe sulla ricostruzione. Difficilmente, però, potrebbe esserci questo “effetto volano”. Anche se L'Aquila dovesse farcela, anche se dovesse battere la concorrenza e vincere la selezione, riceverebbe infatti dall'UE, poco più di un milione di euro. Questo perché le risorse per costruire l'evento devono essere reperite sul territorio, in loco. L'assessore alla cultura di Perugia, intervistato da NewsTown, è stato molto chiaro: “Se la conquista del titolo avesse dato diritto a dei fondi speciali non avremmo avuto dubbi: ci saremmo fatti da parte e avremmo spinto tutti insieme L'Aquila. Ma sono i Comuni e i privati a dover mettere i soldi”.
L'iter della candidatura. Manca esattamente un mese, si diceva, alla scadenza dei termini per la presentazione ufficiale della candidatura. Entro il 19 settembre, il documento dovrà essere depositato in duplice copia (una in italiano, l'altra in inglese) presso il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Il dossier aquilano, lungo un centinaio di pagine, è stato approvato in consiglio comunale a giugno e ora è in fase di traduzione.
In autunno, una giuria, composta da 13 membri (dei quali 7 nominati dalle istituzioni europee e 6 dalle istituzioni nazionali) procederà alla valutazione dei progetti e assisterà alle loro presentazioni da parte delle città candidate, selezionandone poi un numero ristretto per la seconda fase e formulando per ciascuna una serie di osservazioni e critiche. Il regolamento, insomma, parla chiaro: il documento va consegnato presso la sede del ministero della cultura, non sono previsti incontri preliminari o propedeutici con il Governo. Per questo non si capisce a cosa alluda Cialente quando afferma “incontreremo il Governo per presentare il nostro piano”.
Una volta superata la prima scrematura, le città entrate nella “short list” dovranno presentare, entro i nove mesi successivi, una versione riveduta e più dettagliata del documento proposto nella fase di pre-selezione. Ciascun dossier, con la relativa presentazione, verrà valutato con modalità analoghe a quelle della fase di preselezione. Al termine della valutazione, la giuria formulerà una raccomandazione sulla città che a proprio giudizio merita di ricevere il titolo.
Il Governo Italiano, sulla base della raccomandazione della giuria, notificherà alle Istituzioni Europee il progetto della città selezionata; la Commissione Europea, a quel punto, avrà tre mesi di tempo per esaminare la candidatura. Una volta ricevuto l'assenso della Commissione, la città viene designata ufficialmente Capitale Europea della Cultura 2019 dal Consiglio dei Ministri dell'Unione. Solo a questo punto la città vincitrice potrà fregiarsi del titolo.