Venerdì, 20 Settembre 2013 20:25

AQ19, è la ricostruzione il valore aggiunto per sfidare l'Europa dell'austerity

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Presentazione alla Cittadinanza del documento di candidatura L'Aquila 2019 – Capitale europea della cultura”, così recita il manifesto che pubblicizzava in tutta la città l'evento con cui si è insediato il comitato promotore della candidatura e durante il quale è stato presentato “alla cittadinanza” il relativo documento. “La cittadinanza” era però latitante oggi all'Auditorium del Parco, e in compenso ha risposto all'appello una nutritissima platea istituzionale: rappresentanti di consiglio e giunta regionale, delegati da tutte le maggiori città d'Abruzzo e, ovviamente, tutti gli stakeholder. “La città l'abbiamo coinvolta e molto” dichiara la presidente del comitato promotore Stefania Pezzopane “non ci aspettavamo ovviamente che qui oggi venissero 70mila persone. Abbiamo fatto appello alle istituzioni che rappresentano: il mondo della cultura, i sindacati, le scuole, l'università e tutte le province d'Abruzzo. La città sarà coinvolta nella fase di attuazione del programma, come già è successo in quella preliminare. Ci sono stati tantissimi momenti di incontro in Piazza Duomo, nelle frazioni, e anche nelle singole classi delle scuole”. In effetti, stiamo attraversando in queste settimane una “fase istituzionale” di iter della candidatura, e proprio per questo stridono i manifesti di presentazione del documento “alla cittadinanza”.

Ad ogni modo, il comitato e il dossier sono stati presentati. I soggetti membri sono tantissimi, che rappresentavano in pratica quasi per intero la platea di oggi. Istituito nello scorso giugno dal sindaco Massimo Cialente, e presieduto dalla senatrice Pezzopane, il comitato è composto dalla Regione Abruzzo, le province di L’Aquila, Teramo, Chieti e Pescara, i Comuni di Avezzano, Sulmona, Castel di Sangro, Pescara, Chieti, Teramo, oltre ai Comuni del “Comitatus aquilanus” e quelli del cratere. Ne fanno parte anche Ance, Anci, Anpi, Accademia delle Belle Arti, Archivio di Stato, l’Arcidiocesi dell’Aquila, l’API, la Biblioteca provinciale, le Camere di Commercio delle quattro province, BPER, Fondazione Carispaq, Centro Servizi Volontariato, Centro Sperimentale di Cinematografia, CGIL-CISL-UIL e UGL, CNA, Coldiretti, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Confindustria, Coni, Conservatorio “Casella” dell’Aquila e Conservatorio D’annunzio di Pescara, Croce Rossa, Consiglio regionale degli Abruzzesi nel mondo, Deputazione di Storia Patria,  Direzione Regionale dei Beni Culturali, Soprintendenze, Federalberghi, INGV, Teatro Stabile d’Abruzzo, Atam,  Solisti Aquilani, Teatro l’Uovo, Società Aquilana dei Concerti Barattelli, Istituzione Sinfonica Abruzzese, Teatro Zeta, Gruppo E-motion, Associazione Arte e Spettacolo, i Parchi d’Abruzzo, Ufficio Scolastico Regionale, Ordine regionale dei giornalisti, le Università di L’Aquila, Chieti, Pescara. Durante l'incontro, insieme alla consueta (un po' retorica, a dir la verità) sottolineatura nei riguardi dell'importanza che riveste la cultura nella società, il dato politico rilevante è stato l'annuncio, da parte dell'assessore regionale alla cultura Luigi De Fanis, di un finanziamento economico da parte della Regione Abruzzo. Un altro dato certo, tuttavia, è che la macchina dei contributi delle grandi istituzioni (in primis la Regione) si è mossa con un ritardo di mesi rispetto ad altre città candidate. E su questo certamente si dovrebbe riflettere. A proposito di istituzioni, è quantomeno curioso che la presentazione istituzionale si sia svolta contemporaneamente al consiglio comunale, e che ha visto quindi l'assenza forzata di quasi tutti i consiglieri, di parte della giunta e quella (parziale) del sindaco Cialente. Si sarebbe potuta fare di sabato e magari, essendo un giorno per molti non lavorativo, avrebbe visto anche una maggiore partecipazione della tanto citata cittadinanza.

Al di là di tali considerazioni, è stato un incontro piuttosto sobrio e, a tratti, anche informale. Si potrebbe quasi definire piacevole, perché l'aria che si respirava all'interno del “gioiello” progettato da Piano era, nonostante tutto, positiva: è evidente che le “menti politiche” che si sono inventate dal nulla questa candidatura ci credono davvero. E sarebbe un gran colpo già superare la prima selezione, che si svolgerà nel prossimo dicembre. Anche noi ci crediamo, perché non siamo e non vogliamo essere, come ha ribadito il primo cittadino nel suo intervento, “privi della capacità di immaginare e sognare, come una parte della città”. Quella capacità, però, se manca a una "parte della città" è ben presente a una intera generazione di aquilani, che altrimenti non continuerebbe ostinatamente a vivere in una città incerottata, e a dar vita a progetti sociali, culturali e professionali, invece che emigrare. “Tutte le grandi operazioni della storia di questa città hanno trovato ostacoli altrettanto grandi” ha ribadito il primo cittadino “riusciremo a introdurre il gene dell'immaginazione a tutta la città”. Ci crede anche Cialente, è evidente dal suo sguardo e dalle parole che snocciola una dietro l'altra, in pieno stile showman. Più di un dubbio emerge però nel merito delle argomentazioni:La nostra marcia in più non è il fatto di aver avuto il terremoto”, sottolinea. Poi una battuta piccata in risposta alle dichiarazioni di Vittorio Sgarbi, che su un quotidiano locale ha dichiarato di preferire Matera (una delle 21 città candidate), e ha suggerito ai nostri amministratori di pretendere i finanziamenti per la ricostruzione al Governo, piuttosto che pensare alla candidatura a Capitale Europea della Cultura: “Il nostro plusvalore è l'ambire, attraverso la costruzione di una smart city, al modello di nuova città europea, su cui si sta interrogando in questi anni il Parlamento Europeo. Il nostro orizzonte è la città intelligente”. Qualche dubbio sulle argomentazioni, dicevamo. E' proprio in queste che il primo cittadino soffre il suo tallone d'achille. Se, dal punto di vista della visione politica, si punta sulla “città intelligente”, si deve comunque tenere in considerazione il fatto che, oggettivamente, non è un plusvalore della nostra città. Basti pensare che altre candidate, come Perugia o Trieste (all'interno del cartello “Venezia Nordest”) sono già da tempo inserite – tra le poche città italiane – all'interno del programma European Smart Cities. Certo, né Perugia né Trieste sono state recentemente epicentro di un terremoto.

E allora dove sta il nostro valore aggiunto? Paradossalmente, risiede proprio nell'aver subito una catastrofe del genere. Lo sbaglio che si compie è approcciarsi alla nostra situazione e alle difficoltà della ricostruzione come fosse un nostro complesso di inferiorità, come fosse acne per un adolescente. E invece il fatto che L'Aquila sia una città da ricostruire, e forse anche da rifondare, è un plus. Certo, si deve superare la superficiale analisi che sfocia nell'accusa di piagnisteo, ma con un'ottimo lavoro di elaborazione e un eccellente processo comunicativo si può lanciare la sfida all'Europa.

Perché essere Capitale Europea della Cultura non significa organizzare una settimana (o un anno) di eventi culturali, ma vuol dire anche e soprattutto riqualificare interi quartieri abbandonati e ripianificare la città dal punto di vista socio-urbanistico (felicissimi, a tal proposito, i casi di Liverpool e Marsiglia). Attualmente, quale città può “vantare” un momento di rottura così forte con il passato? Nessuna, eccetto L'Aquila. E' sarebbe una grande sfida, al limite della provocazione politica, da lanciare all'Europa dell'austerity, del taglio al welfare, del fiscal compact e della stretta finanziaria sui popoli. Una sfida in cui si metterebbero all'angolo i burocrati di Bruxelles, costringendoli a prendere una presa di posizione forte. Magari l'Europa accetterebbe di investire e di convincere i privati a fare altrettanto, anche per dimostrare di non essere buona solo a tagliare e a ridurre il concetto di politica a un pareggio di bilancio: ricostruire quartieri interi di un capoluogo di regione, questa è la sfida. In un periodo come questo, dove i finanziamenti scarseggiano e la stretta neoliberista si fa sempre più pressante, sarebbe una straordinaria vittoria di tutta la comunità se L'Aquila diventasse Capitale Europea della Cultura, e sarebbe un'occasione ghiotta (unica) per la classe dirigente del Continente, che dimostrerebbe a se stessa e al mondo di essere finalmente solidale con i popoli di cui si compone. Sarebbe il paradigma esattamente contrario a quello della “patetica elemosina”. Un concetto che, a differenza del Sindaco - che punta tutto sulla smart city - sembra aver compreso bene la senatrice Pezzopane, almeno a quanto pare emergere dalle sue parole: “La sfida è al Governo e all'Europa. Non siamo velleitari ma vogliamo correre per vedere una città bella, soprattutto per quelli che oggi sono giovani adolescenti. E' un'occasione imperdibile, L'Aquila ha forse meno di altre città candidate, ma ha una cosa in più: il desiderio di vedersi ricostruita, e nel dossier c'è il desiderio di ricostruzione, soprattutto quella sociale e dei beni culturali”.

Sarebbe un grande segnale di cambiamento se L'Aquila diventasse Capitale Europea della Cultura, anche e soprattutto agli occhi di un'intera generazione che, magari, inizierebbe a guardare sia i propri amministratori che l'Europa con una luce diversa.

Ultima modifica il Sabato, 21 Settembre 2013 15:08

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