E compromesso fu. Il governo delle larghe intese non cadrà per colpa dell’Imu. L’esecutivo ha ceduto al primo ricatto berlusconiano e il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, non lo nasconde. “La decadenza del Cavaliere non inciderà sulla vita del governo”, ha detto convinto in una intervista a Radio1, a qualche minuto dalla deposizione delle motivazioni della sentenza di Cassazione sul processo Mediaset che ha reso definitiva la condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione per frode fiscale. "Non ho mai temuto e non temo a maggior ragione adesso”.
Come dire: abbiamo cancellato l’Imu, cosa volete ancora? Una questione squisitamente politica, insomma. A quale prezzo per i molti italiani che soffrono i morsi della crisi economica? Non c’è dubbio che un risparmio di 4 miliardi di euro non è poca cosa. L’Imu era una tassa iniqua, pochi dubbi. Il Paese dal più alto debito pubblico del mondo, però, sempre in bilico sul filo del 3% di deficit imposto dall’Europa, sarà in grado di rinunciare ad un anno intero di imposta? E cosa accadrà nel 2014?
Iniziamo dal 2013. Per coprire la mancata tassa di settembre ci sarà qualche taglio di spesa e l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%. “E’ oramai inevitabile”, ha detto il viceministro dell’economia Stefano Fassina. Subito smentito dal vicepremier, Angelino Alfano, che in una intervista al Tg2 ha promesso che “un altro obiettivo importante è quello di evitare l'aumento dell'Iva di un punto percentuale e siamo fiduciosi di farcela". Inoltre, ci sarà un prelievo su giochi e scommesse che ha fatto infuriare il Movimento 5 Stelle. I grillini hanno contestato la decisione di sanare il contenzioso tra la Corte dei Conti e le imprese delle slot machine (da 2,5 miliardi, se ne incasseranno solo 625milioni): "E' evidente che il governo si è inginocchiato di fronte ai signori del gioco d'azzardo con uno scandaloso condono che riduce le sanzioni per i concessionari di slot e videopoker a poco più di un piatto di lenticchie", affermano i deputati del Movimento.
Per la seconda rata di dicembre, invece? Ancora non è dato sapere. E’ tutto rimandato alla Legge di stabilità di ottobre, che promette di essere ricca di incognite e poverissima di risorse. Con ripercussioni che potrebbero riguardarci da molto vicino: se è vero, come più volte sottolineato dal sindaco Massimo Cialente, che il governo in aprile venne meno alla promessa di stanziare subito 1 miliardo di euro per la ricostruzione a seguito della decisione di sospendere la tassa sulla casa, con la definitiva abolizione le cose si complicano maledettamente.
Sono di ieri le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’abruzzese Giovanni Legnini: “Il sindaco dell’Aquila e l’intera città fanno bene a tenere alta l’attenzione dei decisori pubblici sull’efficiente e rapido corso della rinascita aquilana, perché di ciò c’è bisogno per segnare ulteriori avanzamenti nel reperimento delle risorse necessarie per proseguire i lavori. Dopo lo stanziamento di 1,2 miliardi di euro, deciso dal governo Letta, e la parziale anticipazione della spendibilità di queste risorse, dopo lo sblocco di 100 milioni di euro per lo sviluppo dell’economia, e la velocizzazione delle procedure di pagamento dei SAL, si deve ora completare questo processo, auspicabilmente con la Legge di stabilità”.
Auspicabilmente, ha detto il sottosegretario. In effetti, non è chiaro dove l’esecutivo individuerà le risorse necessarie alla ricostruzione della città visto che c’è da coprire il buco aperto dal mancato pagamento dell’Imu, senza dimenticare l’emergenza esodati e la necessità di garantire la cassaintegrazione ai tanti cittadini che hanno perso il lavoro. I conti non tornano, evidentemente.
Se è vero che il decreto approvato ieri prevede il rifinanziamento della Cassa integrazione per mezzo miliardo di euro, la somma è comunque assai inferiore a quelle circolate nei giorni scorsi, che parlavano di una necessità di fondi pari a 1,5miliardi. La Cgil aveva abbozzato una somma vicina ai 2miliardi. L’ex ministro Fornero, addirittura 2,3miliardi. Per quel che riguarda gli esodati, è stato invece fissato un plafond da 700 milioni di euro, per garantire una risposta strutturale a 6.500 cittadini. Scelti, ha spiegato il premier Letta, nella categoria più disagiata, quella dei ‘licenziati individuali’. Sei giorni fa, però, al meeting di Rimini, il ministro Giovannini aveva parlato “di 130mila salvaguardati individuati dal governo precedente, e tra questi alcuni non sono esodati ma esodandi, cioè magari stanno continuando a lavorare ma saranno comunque coperti. In questa accezione mancano 20-30mila persone”. Improvvisamente, sono diventati 6500.
Insomma, i fondi sono assolutamente esigui e servono a coprire l’immediata emergenza. Tutto è poi demandato alla Legge di stabilità di ottobre. Esodati, cassaintegrati, copertura Imu. Oltre alla ricostruzione della nostra città. Se ancora in agenda.
L'anno prossimo, nel 2014, l'Imu sarà poi sostituita dalla Service Tax, sulla quale gli enti locali scaricheranno tutti i tributi attualmente in vigore per i servizi connessi agli immobili. Sempre di nuova tassa stiamo parlando. Sarà divisa in due parti: la prima per coprire il costo della raccolta dei rifiuti (l’odierna Tares, che si paga in base ai metri quadri) e la seconda per i servizi indivisibili pagata dagli occupanti dell’immobile. “In realtà sarà tolta l’Imu ma non la tassazione sulla prima casa, perché la Service Tax - spiega il vice ministro Fassina – conferma una componente patrimoniale dell’imposta come è per l’Imu”.
Anche questa scelta non ha mancato di sollevare dubbi e perplessità. Tra gli affittuari, in particolare. Il nuovo balzello graverà anche su di loro, non solo sui proprietari. La stima prudenziale è che dal prossimo anno "rischia di abbattersi una stangata media da circa 1000 euro sugli inquilini. Non è ancora chiaro nei dettagli il meccanismo, ma è evidente che, a partire dal 2014, saranno a carico degli inquilini la maggior parte degli oneri relativi alla nuova tassa che, di fatto, anche negli importi, sostituirà sostanzialmente l'Imu oggi pagata dai proprietari". A sottolinearlo Walter de Cesaris, segretario nazionale Unione inquilini, che aggiunge: "Il governo fa finta di non sapere che l'80% degli inquilini ha un reddito lordo inferiore ai 30 mila euro, che già oggi il 90% delle circa 70.000 sentenze annue di sfratto sono per morosità e che in Italia sono 650 mila le famiglie che hanno diritto ad una casa popolare avendone i requisiti certificati dai Comuni. In tale contesto, la sostanza è, pertanto, uno spostamento di imposizione fiscale dalla proprietà agli inquilini".
"Il discorso che fa il governo non fa una piega, questa tassa la leviamo noi e la portiamo in mano ai comuni. E' una partita di giro però, togliamo la tassa nazionale e la metteremo localmente", ha incalzato Raffaele Bonanni della Cisl.
Anche l'Unione Europea ha puntato i fari sul decreto del Governo. “Bruxelles sta analizzando la decisione e si aspetta di vedere quali misure compensino il gettito fiscale perso”, ha detto il commissario Ue per gli affari economici, Olli Rehn, rilevando come il premier Enrico Letta ha confermato l'impegno dell'Italia sugli obiettivi di bilancio. "Accolgo con favore le forti rassicurazioni del primo ministro sulla determinazione dell'Italia di rispettare i suoi impegni di bilancio per il 2013. Il governo ha inoltre annunciato che intende coprire l'impatto sul bilancio delle misure annunciate riducendo la spesa piuttosto che aumentando le tasse. Anche questa è una mossa nella giusta direzione, ma attendiamo naturalmente di vedere i dettagli di questi piani".
Come dire: vogliamo i fatti, non le parole. Serve concretezza, la stessa che ha chiesto ieri l’assessore alla ricostruzione del Comune dell’Aquila, Pietro Di Stefano: “Ci aspettiamo concretezza da parte del Governo già dalla prossima Legge di Stabilità”. Il rischio neanche troppo lontano: "Sta cambiando il clima, c'è rinnovata fiducia, ma tra un mese al massimo avremo finito i soldi della delibera Cipe”, ha spiegato il sindaco Massimo Cialente. “Ogni mese chiudiamo istruttorie per più 100milioni. In un anno arriveremo a progetti approvati per un valore di un miliardo e 200milioni”, ha ribadito il titolare dell’Ufficio speciale per la ricostruzione, Paolo Aielli. “I finanziamenti potranno essere garantiti fino a settembre. Poi le istruttorie chiuse a partire da ottobre non avranno copertura economica”.
La speranza è la Legge di stabilità. Una speranza più flebile, dopo il decreto approvato dal Governo cedendo al ricatto di Silvio Berlusconi e del centro destra che, incassata la vittoria sull’Imu, si prepara alla battaglia sulla agibilità politica del leader condannato in cassazione. Appuntamento, il 9 settembre.