In vista dei ballottaggi del 19 giugno prossimo, niente apparentamenti a Roseto degli Abruzzi, dove a sfidarsi sono il sindaco uscente di centrodestra Enio Pavone e Sabatino Di Girolamo del centrosinistra, avanti di un soffio al primo turno, e a Vasto, con la sfida tra Massimo Desiati (centrodestra) e Francesco Menna. Seppure il candidato di centrosinistra tenga la porta aperta al Movimento 5 Stelle, e al bagaglio di voti dei grillini che, al primo turno, hanno ottenuto il 20.2% delle preferenze con la candidata Ludovica Cieri.
"In queste settimane - ha spiegato Menna - ho tenuto molte riunioni, incontrato tante persone e leader delle formazioni in campo, ma nessuna proposta politica è rientrata a perfezione nella visione che abbiamo della città del futuro, proiettata al ventunesimo secolo e a una dimensione europea, come rappresentato in modo chiaro ed efficace nel programma di coalizione. Un programma che fornisce, invece, ampie risposte all’appello rivolto ai candidati sindaco dal Movimento 5 stelle e, in particolare, dal senatore Gianluca Castaldi", l'apertura del candidato di centrosinistra. "L’amministrazione trasparente e la semplificazione della macchina amministrativa sono alle primissime pagine del nostro documento programmatico, come anche la revisione del piano regolatore scellerato del centrodestra e la riduzione dei costi della gestione dei rifiuti nonché l’estensione della raccolta differenziata".
Menna ha offerto a Cieri la presidenza del Consiglio comunale. M5S, al contrario, ha proposto l'istituzione di una Commissione speciale di controllo e vigilanza dell’attività del Comune e della trasparenza. "Se ritengono di poter esercitare meglio la loro mission politica incentrata sulla legalità e la trasparenza guidando una commissione consiliare piuttosto che l’Assise civica - ha detto Menna - non avrò problemi a parlarne, sempre nell’ottica dell’interesse superiore della salute dell’amministrazione della città e mai in quella della spartizione delle poltrone: una logica che, sono sicuro, guida anche l’azione del senatore Castaldi". Staremo a vedere.
Intanto, a far rumore, sono Lanciano e, soprattutto, Sulmona.
Come prevedibile, nella città frentana il candidato di centrodestra Errico D'Amico, arrivato al ballottaggio con il 37.9%, beneficierà del sostegno di Tonia Paolucci, esponente della destra radicale, che al primo turno si è fermata al 22.7%. Tempo di burrasca per il sindaco uscente di centrosinistra, Mario Pupillo. Dovesse vincere D'Amico, Lanciano, città medaglia d'oro al valor militare, avrà un esponente di CasaPound in Consiglio comunale.
Se l'apparentamento di Lanciano, come detto, era più che prevedibile, fa molto discutere la situazione politica a Sulmona. Bruno Di Masci, arrivato al ballottaggio con il sostegno del Partito Democratico (seppure senza simbolo) e, in particolare, di alcuni pezzi da 90 democrat, e tra gli altri la senatrice Stefania Pezzopane, ha incassato il sostegno di Elisabetta Bianchi, candidata al primo turno con Forza Italia.
Forzisti e democratici insieme, insomma, per tentare la sfida ad Annamaria Casini che, al primo turno, ha incassato il 44,7% delle preferenze, sostenuta da sei liste civiche 'imbastite' dall'assessore regionale Andrea Gerosolimo, con esponenti di centrodestra e centrosinistra. Dovessero farcela, Forza Italia sarebbe rappresentata in Consiglio comunale da due consiglieri; vincesse Casini, invece, Elisabetta Bianchi siederebbe comunque tra i banchi dell'opposizione dell'assise cittadina.
A Sulmona, insomma, siamo oltre il Partito della Nazione. E l'apparentamento ha scatenato un putiferio.
"Nonostante rumors e anticipazioni sulla stampa in questi giorni, abbiamo creduto fino all'ultimo che l'apparentamento tra Bruno Di Masci ed Elisabetta Bianchi fosse alchimia da fantapolitica o la sceneggiatura di uno sketch da 'Scherzi a Parte' - ha sottolineato in una nota Annamaria Casini - ma in questa martoriata Sulmona, così come accade ormai da anni, la realtà supera di gran lunga la fantasia".
"A fronte di quelle che erano state le avvisaglie nella prima parte della competizione elettorale, che ha visto una sonora battuta d'arresto del candidato sindaco sponsorizzato dalla senatrice Pezzopane e della ormai ex candidata sindaco portata per mano dalla senatrice Pelino - ha aggiunto Casini - sono venuti a galla gli inciuci, in corso da tempo, tra i due raggruppamenti politici. Al di là di questo incesto politico, che già fa discutere a livello regionale e che presto diventerà un caso nazionale, fa rumore più di tutto il silenzio della senatrice del Pd, la quale si è spesa con intenti pubblici e privati con esponenti del suo partito. Non ci aspettiamo nulla, invece, dalla senatrice Pelino, dato che le sue parole non danno alcuna affidabilità, basti pensare che qualche settimana fa aveva affermato, appena all'inizio della campagna elettorale, con tanto di comunicato stampa, che non ci sarebbe stato 'nessun accordo al ballottaggio' e che 'non hanno alcun fondamento le voci artatamente messe in circolazione di un sostegno già accordato ad altri candidati al secondo turno'. Ci chiediamo cosa attenderci ora dalla senatrice Pelino, che nulla ha fatto per dire no al metanodotto, in barba alla battaglia dei comitati e della cittadinanza negli anni, ma soprattutto responsabile della chiusura del tribunale. Temi questi divenuti, oggi, cari a Bruno Di Masci, il quale li ha fatti suoi solamente in campagna elettorale, forse per trovare un punto di incontro anche programmatico con Elisabetta Bianchi, la quale, con questo apparentamento, ha dimostrato 'che la sua visione concreta' si traduce nel voler prendere a tutti i costi uno strapuntino in Consiglio comunale; altro che il bene della città e dei sulmonesi".
Se i democrat - in queste ore - sono rimasti in silenzio, in seno a Forza Italia si sta consumando una vera e propria frattura. Silente il coordinatore regionale Nazario Pagano, i consiglieri regionali Paolo Gatti, Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri hanno inteso condannare l'apparentamento scatenando la replica della senatrice Paola Pelino: "Nel variegato raggruppamento dell'assessore della giunta D'Alfonso (il riferimento è a Gerosolimo e alla candidata Casini) ci sono il Pd con la finta lista civica dell'ex sindaco Peppino Ranalli e perfino i socialisti: altro che soggetto politico moderato e lontano dalla sinistra. Ma questo dettaglio hanno evidentemente fatto finta di ignorare, impegnati a costruire un comunicato che svela, in verità, disegni e ambizioni personali per progetti già in cantiere da almeno due anni. Forza Italia a Sulmona è in ottime mani; Gatti, e i neo moderati Febbo e Sospiri pensino ai loro territori". Come non bastasse, la senatrice di Forza Italia ha accusato Paolo Gatti di aver "lavorato da mesi alla costruzione della lista di Fratelli d'Italia, nella coalizione del suo pupillo Gerosolimo, contro il partito del quale fa parte".
Un regolamento dei conti vero e proprio: è chiaro che quanto sta accadendo a Sulmona avrà ripercussioni difficili da immaginare, al momento, nel mondo politico regionale.