Venerdì, 14 Ottobre 2016 09:45

Venti di crisi in Regione: Gerosolimo e Di Matteo, ultimatum a D'Alfonso

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"Abbiamo ripetutamente richiesto la collegialità delle decisioni e la considerazione delle proposte e idee che abbiamo messo a disposizione della maggioranza che governa la Regione Abruzzo, senza mai assistere a un vero cambio di metodo".

Lo scrivono gli assessori Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo, e il presidente della Commissione sanità Mario Olivieri. E sono parole destinate a fare molto rumore.

A poco più di un anno dalla crisi politica che aveva portato ad un primo rimpasto di Giunta, con il passo indietro di Mario Mazzocca e la poltrona di assessore ad Andrea Gerosolimo, la maggioranza di centrosinistra a Palazzo Silone torna a scricchiolare. Ancora, per mano del politico peligno e del sodale Olivieri: stavolta, però, i venti di crisi investono anche il Partito Democratico regionale, vista la firma sulla lettera inviata al governatore Luciano D'Alfonso - e svelata da Lilli Mandara sul blog maperò - dell'assessore Donato Di Matteo, uomo forte del Pd pescarese.

"Ci siamo trovati spesso a dover rincorrere decisioni e progettualità per la collettività regionale con disagio e disappunto - scrivono Gerosolimo, Di Matteo e Olivieri - Ogni volta abbiamo registrato la insoddisfazione del nostro elettorato e, più in generale, dell'intera collettività abruzzese in conseguenza della impossibilità di partecipare alla discussione sui grossi temi regionali", aggiungono.

Un vero e proprio atto d'accusa per il governatore, per la gestione troppo autoritaria delle questioni politiche regionali. "Abbiamo assistito all’approvazione del documento sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, all’approvazione del piano sociale regionale, alla assegnazione dei fondi per il dissesto idrogeologico, al progetto in itinere sulla realizzazione dell’ospedale Chieti-Pescara, alle prese di posizione sui lavori di messa in sicurezza del tratto autostradale e alla organizzazione dell’Abruzzo Open day nonché a diverse altre decisioni, senza potere esprimere il nostro parere in un contesto di confronto democratico, e allo scopo di concorrere a definire la progettualità regionale nella maniera più condivisa e organica possibile".

Un atto d'accusa che non risparmia nemmeno il Presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio. Non è un mistero che si sia parlato, nei giorni scorsi, di un documento di sfiducia per Di Pangrazio che avrebbe 'raccolto' firme bipartisan, tra i banchi di maggioranza e opposizione. Si è persino ipotizzato uno scambio di poltrone proprio con l'assessore Donato Di Matteo, per risolvere, d'un solo colpo, due problemi per la maggioranza. Ovviamente, la lettera recapitata a D'Alfonso, anche in questo senso, potrebbe avere delle conseguenze.  "Le numerose e incresciose magre figure collezionate nelle sedute di Consiglio regionale a causa di una inadeguata gestione dell’Aula che ha portato la maggioranza molte volte a perdere credibilità dinanzi agli elettori - sottolineano i ribelli - sono un’altra faccia della stessa medaglia".

Dunque, l'affondo: "L’ulteriore prolungarsi della situazione sopra descritta senza alcun tuo autorevole e tempestivo impulso che ci veda positivamente coinvolti nelle scelte della Regione, ci vedrà costretti, nostro malgrado, a rimettere nelle tue mani le deleghe assessorili e il ruolo di presidente di commissione". Si dovesse arrivare a rottura, D'Alfonso non avrebbe più i numeri per governare. Non proprio un buon viatico per il governatore che, oramai, punta forte su Palazzo Chigi per un incarico da Ministro.

Come reagirà il governatore?

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