Giovedì, 19 Settembre 2013 23:41

Camera, approvata legge contro omofobia: Pd vota a tutela dell'estrema destra

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Trattative e rinvii. Polemiche e accordi mancati. In serata, l'approvazione: con 228 voti favorevoli, 108 contrari e 57 astenuti, la Camera dei Deputati ha dato il via libera alla legge contro l'omofobia e la transfobia. Un provvedimento che sta avendo un percorso parlamentare accidentato e che arriva al voto del Senato svuotato, oramai, di significato. Risultato delle divisioni in seno alla maggioranza Pd-Pdl, spaccata sulla estensione all’omofobia e alla transfobia dell’articolo 3 della legge Mancino, la legge del 1993 che prevede un’aggravante della pena – fino alla metà – per i reati del codice penale commessi sulla base di "discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi".

Con la proposta di emendamento per l'introduzione della aggravanti, a firma Walter Verini (Pd), salta l'accordo Pd-Pdl. Si dimette uno dei relatori del provvedimento, Antonio Leone (Pdl). L'avvertimento del centro destra è perentorio: "La legge, così com'è, non sarà approvata in Senato". A quel punto, il Partito Democratico presenta un subemendamento, firmato da Gregorio Gitti, secondo cui le aggravanti non si applicano alle "organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto". La norma viene approvata con il voto favorevole di Pd, Scelta Civica e Lega. Contro si pronunciano il Pdl, il Movimento 5 Stelle e Sel.

Il provvedimento, al centro di un grande dibattito sul web, se confermato al Senato, regalerebbe una sorta di immunità ai partiti di estrema destra come "Forza nuova" o ad associazioni come "Militia Christi". Le opinioni o le manifestazione di convincimenti omofobi espresse dagli iscritti a tali 'associazioni di tendenza', infatti, non costituirebbero discriminazione, né istigazione alla discriminazione. Una scelta incomprensibile.

Prima del voto c'è stato un vivace dibattito in Aula. L'onorevole Ivan Scalfarotto (Pd), l'altro relatore della legge, ha infatti difeso la bontà del subemendamento: "E' una norma di garanzia", ha detto. "Protegge omosessuali e transessuali e chiarisce che nessuno vuole punire l a libertà di opinione". In realtà, l'esponente democrat ha tentato il compromesso imposto dal Pdl per arrivare all'approvazione dell'aula. Il centro destra, però, ha deciso di non votare la norma lasciando il cerino nelle mani del Pd. Sul relatore si sono scatenate le invettive dei grillini, che hanno protestato baciandosi in aula: "L'ipocrisia dell'onorevole Scalfarotto è palese", ha sottolineato il deputato Colletti. "Espone la propria omosessualità come un feticcio, a meri fini politici e propagandistici". 

"La norma è altamente discriminate. Gitti ha detto 'noi vogliamo introdurre questo emendamento perché quando selezioniamo le persone per incarichi di lavoro vogliamo sapere se hanno fatto parte di associazioni gay-friendly'", ha dichiarato la 'cittadina' Francesca Businarolo. "E' una norma discriminatrice dei lavoratori e della lavoratrici che sono omosessuali". Il leader di Sel, Nichi Vendola, ha definito ipocrita il comportamento dei democratici. Ancor più duro il compagno di partito Alessandro Zan: "Questo subemendamento è davvero pericoloso. Non risolve i problemi ma li crea: avvalla forme di istigazione all'odio. Mi dispiace che Gitti l'abbia posto come veto all'approvazione della legge. E' un salvacondotto che modifica tutto l'impianto della legge Mancino in favore di organizzazioni omofobe, razziste e nazifasciste".

Contro la norma è insorta anche l'Arcigay che l'ha definita "irricevibile" perché "definisce persone, ruoli e luoghi di immunità rispetto alla legge. Un'eventualità gravissima - ha sottolineato l'associazione - che tiene espressamente vivo il principio della discriminazione, esponendo tra l'altro la scuola e i luoghi della formazione a questa sciagura".

Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli si è detto molto allarmato per la preoccupante piega che sta assumendo il progetto di legge. In particolare, il subemendamento Gitti "introdurrebbe delle vere e proprie categorie di esclusione di applicazione della legge e finirebbe per legittimare di fatto le discriminazioni all’interno di ambiti molto ampi e socialmente significativi (organizzazioni politiche e sindacali, religiose, sanitarie ed educative) di fatto svuotando di senso l’intera norma".

“Noi non siamo affezionati a una legge purché sia", ha dichiarato Andrea Maccarrone, presidente del Circolo. "L’importanza di una normativa contro l’omofobia e transfobia deve essere innanzitutto culturale, mentre la norma è un arretramento gravissimo nel contrasto a tutte le discriminazioni e manda messaggi contraddittori se non addirittura negativi”.

Staremo a vedere cosa accadrà in Senato.

Ultima modifica il Sabato, 21 Settembre 2013 10:24

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