Le recenti affermazioni del sindaco Cialente mi spingono a scrivere delle riflessioni sullo stato della politica nella nostra città.
Il sindaco autodenuncia che nella sua maggioranza c'è una guerra tra bande, in alcuni casi composte da una sola persona, dedite unicamente alla spartizione di posti e risorse. Ma di questo agire è egli stesso il fautore e l'architrave portante. Afferma infatti che anche nel suo precedente mandato le cose funzionarono così. Con questo metodo ha anche formato una giunta di scarsa qualità e proceduto ad alcune nomine nei Cda delle aziende partecipate. Le famose mail nella settimana del ballottaggio in cui offriva nomine in cambio di appoggi e voti ne sono l'ulteriore prova. Del resto quando una coalizione viene aggregata non in base a un progetto di città e un sentire politico condiviso, ma candidando unicamente “pacchetti di voti” al solo scopo di vincere, il risultato non potrà che essere l'assalto alla diligenza, un tutti contro tutti per spartirsi fino all'ultima briciola, con buona pace di capacità, competenze, cittadini e cittadine. Il sindaco è il garante di questo sistema clientelare, si chiama così e non solo quando lo faceva la DC, e ora che non riesce più a domare tutti gli appetiti dei suoi “pacchetti di voti”, si lamenta e minaccia nuove elezioni.
Per coprire la sua totale incapacità amministrativa, Cialente ha sempre bisogno di un nemico reale e anche immaginario: Fontana, di cui avallò a suo tempo l'incarico, il Governo, Ministri vari, il suo capo di gabinetto Pietrucci, il Cipe, la Ragioneria dello Stato, il Prefetto, qualche magistrato, Di Cesare, organi di stampa, tra un po' Aielli e ora anche il suo partito e la sua maggioranza. Mai Gianni Letta e Guido Bertolaso.
Il “non governo”, parole sue, fa venire però al pettine i nodi dei problemi e altri purtroppo arriveranno uniti da una sempre più preoccupante mancanza di equilibrio non solo politico.
Ma una dote il nostro sindaco la possiede: il fiuto. E' per questo che fin dalla campagna elettorale sta utilizzando una comunicazione tutta di pancia (“spacchiamo tutto, stampiamo moneta, proclamiamo una repubblica indipendente”) e mai di testa, mai un ragionamento condiviso. Con la pancia magari si vincono le elezioni ma si “non governa” appunto. Tutto ciò è reso possibile dalla dissoluzione dei partiti e dalla conseguente scomparsa del loro ruolo di mediazione.
Per questo Cialente preferisce saltare tutti i livelli per parlare direttamente al popolo con retorica simile a quella berlusconiana. Fiuta la fine dei partiti e la poca credibilità delle istituzioni e per questo unisce il peggio del “vecchio”, le clientele, con il peggio del “nuovo”, il populismo.
Almeno da qualche partito della maggioranza, dai giovani del PD a partire dal suo segretario, ci si aspetterebbe uno scatto di dignità che, se pur tardivamente, dimostrerebbe una diversa concezione della politica e del potere.
L'autodenuncia fatta direttamente dal primo cittadino, una vera e propria chiamata in correo, non può però lasciare indifferenti, anzi deve preoccupare tutti profondamente. Dando credito alle sue parole la conseguenza non può che essere le immediate dimissioni del sindaco che con questo gesto responsabile allontanerebbe dalla città il marcio che egli stesso, per sua stessa ammissione, ha prodotto e che oggi autodenuncia. In caso contrario, ogni giorno che passa sarà un giorno di saccheggio in più ai danni dei cittadini, con il proseguimento inesorabile del banchetto spartitorio con il sindaco a capotavola.
Ettore Di Cesare - Gruppo civico consiliare Appello per L'Aquila