Lunedì, 05 Dicembre 2016 13:32

'No' a riforma, bocciatura di una politica sempre più lontana dalla realtà

di 

Sia chiaro: il successo referendario del No non può intestarselo nessuno; non la destra anti-europeista, non la destra moderata, neppure il Movimento 5 Stelle, non la sinistra dem e nemmeno la sinistra così detta 'radicale'. Se la sconfitta ha un nome e cognome, la vittoria, stavolta, appartiene a tutti, e nessuno. E sia chiaro: non si è trattato di un voto nel merito di una riforma - non soltanto, almeno - piuttosto di una bocciatura politica senz'appello del governo Renzi, del suo progetto riformista, del jobs act, della buona scuola e così via. A dirlo è l'altissima affluenza: seppure si trattasse di un referendum confermativo, seppure non fosse necessario raggiungere il quorum, milioni di italiani si sono recati alle urne per lanciare un messaggio inequivocabile.

E' un voto 'contro', contro il sistema di potere costituito, contro una classe politica che si è dimostrata, di nuovo, anni luce lontana dalle sofferenze quotidiane delle persone, scollegata dalla realtà.

Renzi ha giocato la sua campagna elettorale raccontando una ripresa economica che il paese reale non vive, elogiando gli effetti del jobs act che hanno finito per precarizzare ancor di più, invece, la vita di milioni di persone, celebrando il ruolo dell'Italia, in Europa e nel mondo, mentre la classe media del paese soffre incertezze e insicurezze.

Un voto 'contro', come accaduto in Gran Bretagna con la Brexit, come accaduto alle presidenziali degli Stati Uniti, come potrebbe accadere in gran parte d'Europa. Un voto 'contro' che non ha colori politici, che non ha una rappresentanza chiara e definita, come hanno intuito Grillo e Casaleggio qualche anno fa.

Si definisce populista, non lo è affatto.

Un dato, tra gli altri: nella fascia d'età tra i 18 e i 35 anni, il 'No' ha ottenuto l'81%. La questione anagrafica, su cui Renzi aveva costruito una parte fondamentale della sua politica, gli si è rivoltata contro: la rappresentazione stereotipata - da un lato c'è il nuovo e dall'altro le mummie - non ha funzionato laddove avrebbe dovuto trovare terreno fertile, a dimostrazione del fatto che si vota sulla base delle proprie condizioni di vita e non su altro. I giovani reclamano i diritti strappati loro e, soprattutto, una rappresentanza; questa rabbia andrebbe intercettata, trasformata in strategia politica.  Vale lo stesso per i cinquantenni espulsi dal mondo del lavoro, per dirne un'altra, per le famiglie a basso reddito che non arrivano più alla fine del mese.

Ecco: il loro voto non ha rappresentanza precisa, ed è questo il motivo per cui nessuno, al momento, può davvero intestarsi il successo del No al referendum.

Se è così, è vero anche che le indicazioni arrivate ieri non potranno che ri-definire il panorama politico italiano. E avranno la loro influenza anche qui, a L'Aquila, a qualche mese dalle elezioni amministrative. I dati lo raccontano: affluenza altissima e vittoria schiacciante del No anche in città. Un voto che nessuno può sottovalutare.

Ci sono 5mila nuovi poveri a L'Aquila, il lavoro è sempre più precario, la ricostruzione nelle frazioni non è partita, l'edilizia residenziale pubblica è in stato d'abbandono, i quartieri sorti nell'immediato post-sisma sono abbandonati al loro destino, isolati, mal collegati, sacche di disagio sempre più diffuse, i mezzi pubblici sono quasi inesistenti, i negozi chiudono. Pare non volersene occupare nessuno, per il momento. E' necessario delineare una strategia politica capace di guardare al futuro certo, senza dimenticare però le criticità quotidiane di una città ancora sospesa. L'Aquila di oggi - non di domani - non ha risposte ai suoi problemi, alla sua precarietà che diventa persino esistenziale.

E' qui che la politica deve tornare, che sia di destra o di sinistra - se gli steccati ideologici, oramai, contano ancora qualcosa - è lì che va ritrovata la spinta per delineare strategie politiche che possano dare rappresentanza a fette di cittadinanza sempre più abbandonate a se stesse, e arrabbiate. Se c'è qualcosa di chiaro, oggi, è che le scelte di vecchia politica non premiano più, neppure se ammantate di rinnovamento.

Vale per tutti.

Ultima modifica il Lunedì, 05 Dicembre 2016 22:43

Articoli correlati (da tag)

Chiudi