23 aprile 2009. Sono passati appena 17 giorni dal terribile terremoto che ha sconvolto L'Aquila. L'allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, annuncia a sopresa che il G8, che si sta organizzando a La Maddalena con costi ingentissimi, verrà trasferito nel capoluogo abruzzese. In questo modo, spiega, "risparmieremo denaro e risorse da impiegare per la ricostruzione". Inoltre, "i no global non avranno il cuore e la faccia di manifestare nella zona ferita dal sisma". La Maddalena, aggiunge Berlusconi, è anche troppo bella e, in questo momento di crisi, "serve una gestione più sobria e consona".
Il summit dei grandi della terra, in effetti, verrà organizzato in tutta fretta a L'Aquila. Fu una straordinaria passerella mediatica per il premier, nulla di più. Per la città ferita, il G8 si trasformò invece in una specie di incubo: elicotteri sorvolavano a bassa quota le tendopoli allestite dalla protezione civile, posti di blocco ovunque rendevano impossibile attraversare strade deserte e militarizzate.
Tra una foto di Obama commosso alla vista delle rovine del centro storico e la promessa dei capi di stato ospitati nella caserma della Guardia di Finanza di adottare un monumento della città - promessa mai mantenuta -, tutti si dimenticarono de La Maddalena. Che, a quattro anni di distanza, vive un vero e proprio incubo. Protagonisti, volti noti anche qui a L'Aquila.
"Quattrocento milioni di euro di denaro pubblico hanno consegnato 27mila metri quadrati di edifici, 90mila metri di aree a terra e 110mila di mare al nulla di un progetto privato di fatto mai partito (un polo di lusso per la vela gestito dalla Mita Resort dell'ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia)", racconta in un reportage - pubblicato da Repubblica - il giornalista Carlo Bonini.
Strutture architettoniche all'avanguardia accolgono i turisti - pochi, oramai - che arrivano sulle spiagge di una delle perle del Mediterraneo: sono state abbandonate, rovinano vuote "nella ruggine di pilastri e tiranti cui non è stata dedicata alcuna manutenzione". Un danno incalcolabile per La Maddalena. "Un'altra Ilva", racconta a Repubblica l'architetto Stefano Boeri che ha progettato la 'Casa sull'acqua' dell'ex Arsenale. Non è stato mai pagato: il suo debitore, Diego Anemone, ha dichiarato fallimento. Non solo: "ogni anno", scrive Bonini, "la Regione Sardegna paga 500mila euro di Imu per queste strutture fantasma. Ogni giorno che passa, ogni inverno che spazza l'Isola, il conto sale. I 400 milioni di denaro pubblico diventeranno presto 500, o forse addirittura 600, necessari a recuperare quello che si sta mandando in malora e a pagare il conto dei danni chiesti dal privato - la Mita di Emma Marcegaglia - che oggi lamenta di aver avuto in concessione quarantennale una Grande Opera che di grande avrebbe solo le lettere maiuscole. Una società che per giunta quella concessione si aggiudicò con un bando sartoriale che la vide non a caso facile vincitrice. Una società che avrebbe dovuto pagare 31 milioni di una tantum in 3 rate alla Protezione Civile e canoni annuali alla Regione di 60mila euro per 40 anni, ma che, dal 2009 a oggi, non ha sborsato un solo centesimo".
Mille e seicento giorni dopo il 23 aprile 2009, le parole dell'allora presidente Berlusconi e del capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, "dimostrano il cinismo di un inganno". Che riguarda la splendida isola della Sardegna, e tutti noi. Il format, sottolinea Bonini, "abbiamo imparato a conoscerlo con lo svelamento del sistema Balducci-Protezione Civile". Funzionò perfettamente anche a L'Aquila. Lo Stato perde sempre: "nella fase iniziale di progettazione e realizzazione delle opere (gravate di un 30-50 per cento di maggiorazioni 'in conto corruzione'), nella fase di concessione al privato (regolarmente a prezzi di saldo), e nella sua fase finale, altrettanto regolarmente affidata al contenzioso 'arbitrale', dove lo Stato, ancora una volta, si dispone docilmente a soccombere alla richiesta danni del privato (la Mita Resort in questo caso) nei cui confronti finisce per risultare inadempiente. Per non aver 'mai consegnato i verbali di collaudo'. Per non aver bonificato quel che c'era da bonificare".
Eccolo, l'altro drammatico aspetto di questa vicenda: "il mare chiede bonifiche urgenti per le quali non esistono risorse sufficienti e lì dove pure esistono impongono un accordo tra amministrazioni dello Stato (Presidenza del Consiglio, ministero, Regione, Comune) non ancora raggiunto".
"A fine luglio scorso", si legge nel reportage di Bonini, "la Procura di Tempio Pausania ha chiuso due anni di indagini del pm Riccardo Rossi e del Noe dei carabinieri di Sassari ed è pronta a chiedere 17 rinvii a giudizio per chi avrebbe dovuto bonificare i 60mila metri dello specchio d'acqua dell'ex Arsenale e, al contrario, lo ha avvelenato una seconda volta. In quel 2009, ballavano 7 milioni di euro per la bonifica e bisognava fare in fretta. Grattarono 50 centimetri di fondale marino di fronte all'ex Arsenale con le benne delle ruspe, smuovendo morchia e veleni depositati in mezzo secolo dalla Marina Militare italiana. E il dragaggio, per giunta, fu fatto a sbalzi, per accumulare più in fretta detriti. Mercurio e idrocarburi pesanti si dispersero in mare e le correnti hanno fatto il resto. Portando i sedimenti velenosi fino ai confini delle acque del Parco e obbligando a una nuova bonifica (per cui oggi non ci sono fondi sufficienti e non è stato ancora approvato un progetto) su un area grande il doppio di quella iniziale".
Sono ben noti anche a L'Aquila alcuni dei personaggi inquisiti: Guido Bertolaso (falso in atti pubblici, truffa ai danni dello Stato, inquinamento ambientale), l'ex presidente del Consiglio Nazionale dei lavori pubblici Angelo Balducci, l'ingegnere sismico Gian Michele Calvi, responsabile del progetto Case e condannato a 6 anni nel processo a carico della commissione Grandi Rischi. Intanto, sottolinea Bonini, La Maddalena, che in quei giorni del 2009 era stata battezzata 'sito di interesse nazionale', è stata declassata a 'sito di interesse regionale' da Corrado Clini, ministro dell'ambiente del governo Monti. La legge di riforma della Protezione Civile ha fatto il resto.
Intanto, anche per quanto successo a La Maddalena per il G8 poi trasferito a L'Aquila, e nei Grandi Eventi più in generale, sono stati rinviati a giudizio proprio Guido Bertolaso e Angelo Balducci, Diego e Daniele Anemone, l'ex commissario straordinario ai mondiali di nuoto Roma 2009 Claudio Rinaldi, il funzionario pubblico Mauro Della Giovampaola, l'ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis, e altre 11 persone. Lo ha deciso il gup Massimo Di Lauro. L'indagine sulla 'cricca' nacque a Firenze nel 2010, poi fu trasferita a Perugia e infine a Roma per competenza. Il gup ha recepito la richiesta del pm Roberto Felici, titolare del fascicolo. La principale accusa mossa a Bertolaso è quella di corruzione poiché, nella veste di pubblico ufficiale, avrebbe favorito Anemone in cambio di denaro e favori. A Balducci e Anemone, oltre a diversi episodi di corruzione, viene contestata (insieme ad altri 12 imputati) l'associazione per delinquere. Il processo è stato fissato per il prossimo 20 gennaio davanti alla ottava sezione penale.
Sull'isola, intanto, "il Grande Nulla dell'ex Arsenale è oggi in carico alle finanze sfiancate degli Enti locali, che non hanno risorse per farlo risorgere dal buco in cui è sprofondato. La Protezione Civile di Franco Gabrielli non ritiene di avere più parte in causa nel capolavoro di Guido Bertolaso e non intende ("perché non più competente") partecipare né alla partita delle bonifiche, né fare fronte alle richieste risarcitorie di Mita Resort. Il ministero dell'Ambiente non ha più titolo per convogliare risorse su un angolo del territorio sottratto alla sua gestione diretta. La Politica, nazionale e locale, ha altro a cui pensare. Le 12mila anime dell'Isola hanno un valore nella partita del consenso pari a zero". Una storia che ci riguarda da vicino.