Lunedì, 30 Settembre 2013 23:36

Si aggrava la crisi istituzionale. Intanto scatta l'aumento dell'Iva

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Si aggrava pericolosamente lo scontro istituzionale tra Silvio Berlusconi e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In un audio esclusivo della trasmissione di La7 "Piazzapulita", si è ascoltato l'ex premier lamentarsi del mancato intervento del Capo dello Stato per salvarlo dalle sentenze. Anzi, l'accusa, gravissima, è che Napolitano avrebbe esercitato delle pressioni sui giudici di Cassazione giudicanti sul Lodo Mondadori, "costringendoli a riaprire la camera di Consiglio", durata cinque ore.

"Mi dicono che il capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata e avrebbe fatto riaprire la camera di consiglio", racconta un Berlusconi furente. Immediata la replica dell'ufficio stampa del Quirinale: "Quel che sarebbe stato riferito al Senatore Berlusconi circa le vicende della sentenza sul lodo Mondadori è semplicemente un'altra delirante invenzione volgarmente diffamatoria nei confronti del Capo dello Stato".

E' probabilmente questa convinzione ad aver portato all'accelerazione delle ultime concitate ore, con Berlusconi che ha dimesso i ministri Pdl. Aprendo, però, una frattura nel partito. "Tutto chiarito, polemiche rientrate", ha minimizzato l'ex premier in serata chiudendo, di fatto, il sipario sul governo Letta: "E' una esperienza finita".

"Le polemiche sono rientrate dopo il chiarimento di oggi", ha spiegato. "C'è unità d'intenti, loro temono che le dimissioni facciano perdere consenso: hanno ragione, ma ora è superato. Dobbiamo restare uniti, non dobbiamo dare all'esterno l'impressione che sta dando il Pd". Poi, Berlusconi ha dettato la linea: provvedimenti economici in 7 giorni, in particolare "l'approvazione in 1 settimana" del decreto Iva, dell'abolizione della seconda rata Imu, con emendamento, e della legge di stabilità "senza aumento delle tasse" per poi tornare velocemente alle urne.

Eppure - secondo fonti del partito - non sarebbe affatto rientrata l'irritazione delle 'colombe' per le ultime mosse del leader. Colombe che potrebbero orientarsi per il sostegno ad un Letta bis. "La situazione non è affatto chiarita. Per fare quello che il presidente Berlusconi ha proposto, sarebbe stato opportuno chiedere il ritiro delle dimissioni dei ministri", - ha sottolineato Cicchitto - "altrimenti dobbiamo votare la fiducia al governo".

Decisa la replica del Partito Democratico. Enrico Franceschini ha definito irricevibile la proposta di Berlusconi: "ci sono dei tempi precisi, non si può fare la legge di stabilità in una settimana". Intanto, a Palazzo Chigi si ragiona sul cammino parlamentare della crisi. Il primo ministro Letta sarà al Senato mercoledì mattina alle 9.30 e alla Camera dalle ore 16 per le comunicazioni sulla situazione politica. Il governo starebbe valutando se porre la fiducia. Il premier, spiegano fonti di palazzo Chigi, rimane fermo sulla necessità di un "chiarimento in Parlamento", mentre "da definire" è ancora "la modalità tecnica". Letta, in ogni caso, sarebbe intenzionato a "chiedere conto della fiducia ricevuta ad aprile".

Non certo una settimana per approvare i provvedimenti economici, dunque, come chiesto da Berlusconi, ma un'orizzonte fino al 2014. Altrimenti, rimetterà l'incarico nelle mani del Presidente della Repubblica. Anche perché il mercato ha impresso un ritmo drammatico alla crisi: lo spread è tornato a salire e la cancelliera Angela Merkel si è detta molto preoccupata.

Intanto, l'aumento dell'Iva dal 21 al 22% diventa oggi realtà: aumenta il prezzo dei carburanti, delle bollette e di altri generi di consumo. “Per effetto del mancato slittamento dell’aumento dal 21 al 22% dell’aliquota ordinaria dell’Iva – si legge in una nota di Quotidiano Energia – il prezzo raccomandato della benzina salirà di circa 1,5 cent euro/litro, quello del diesel di 1,4 ed il Gpl di 0,7 cent. Anche se l’impatto sui prezzi praticati non dovrebbe essere immediato ma spalmarsi lungo la settimana in funzione della fisiologica rotazione delle scorte. Intanto i prezzi praticati sul territorio sono ancora in calo generalizzato, per via delle numerose riduzioni di quelli raccomandati la scorsa settimana. Le medie nazionali della benzina e del diesel adesso sono rispettivamente a 1,796 e 1,724 euro/litro (Gpl a 0,813)".

Rincari, anche se contenuti anche nelle bollette energetiche. “Non ci aspettiamo grosse riduzioni sullo sconto accumulato del 7,8% che abbiamo annunciato venerdì, l’iva ha aliquote diverse sul gas, e il passaggio al 22% non dovrebbe aumentare l’intera tassazione, ma i conti dobbiamo ancora farli”, ha spiegato Guido Bortoni, presidente dell’authority dell’energia.

Complessivamente, il calcolo è del Codacons, l’aumento di un punto percentuale dell’imposta sul valore aggiunto dovrebbe portare ad una stangata su base annua da 209 euro per una famiglia di tre persone a circa 350 euro per un nucleo di 5 persone. “Una lunga serie di beni subirà domani un incremento dei listini, con conseguenze pesantissime sui consumi – dichiara il presidente Codacons, Carlo Rienzi – in base alle nostre stime, per effetto della maggiore Iva, gli acquisti delle famiglie registreranno una forte contrazione che potrà raggiungere quota -3% su base annua. L’incremento dell’Iva produrrà inoltre una vera e propria ecatombe nel settore del commercio, con ricadute enormi sul fronte occupazionale e sullo stato economico del nostro Paese”, conclude Rienzi.

Ultima modifica il Martedì, 01 Ottobre 2013 22:12

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