Si è riunita stamane la seconda commissione consiliare 'Gestione del territorio', presieduta dal consigliere Enrico Perilli per discutere, su mandato del Consiglio comunale e del presidente Carlo Benedetti, di prevenzione sismica e gestione del rischio sismico.
Una riunione attesa, in un momento assai delicato per la città, e in particolare per studenti, genitori e personale docente delle scuole aquilane che hanno affollato la sala consiliare. Peccato che le autorità invitate abbiano 'disertato' l'appuntamento.
Assente il prefetto dell'Aquila Giuseppe Linardi, che ha inviato il vicario Giuseppe Guetta, assente il presidente della Regione Luciano D'Alfonso che aveva delegato il sottosegretario Mario Mazzocca che, a sua volta, avrebbe delegato il consigliere Pierpaolo Pietrucci che, tuttavia, ai microfoni di NewsTown ha spiegato di non aver ricevuto alcuna comunicazione; assente anche il presidente della Provincia Antonio De Crescentiis che ha informato soltanto alle 8:30 di questa mattina di essere impegnato in altri appuntamenti istituzionali. Non erano presenti neppure i rappresentanti della Protezione civile nazionale, per l'emergenza ancora in corso in Regione.
"Una grave mancanza di rispetto istituzionale", ha inteso sottolineare in apertura dei lavori il presidente Perilli. "E' il segno di quali siano le vere priorità per Protezione civile e Regione Abruzzo", ha aggiunto il consigliere Ettore Di Cesare.
In aula, il sindaco Massimo Cialente, il vicario della Prefettura Guetta, come detto, il geologo ed esperto sismologo Antonio Moretti del Laboratorio Mesva dell'Università degli studi dell'Aquila e il fisico sismologo Christian Del Pinto che hanno analizzato lo sciame sismico in corso dal 24 agosto scorso, ribadito le analisi già rese pubbliche nei giorni scorsi.
Ad alzare i toni del dibattito è stato proprio Di Cesare che ha incalzato l'amministrazione "sulle azioni che avrebbe dovuto mettere in atto e che, ora, è tempo si impegni a realizzare. Non intendiamo alimentare polemiche - ha spiegato a NewsTown il consigliere - ma fare in modo che l'amministrazione attiva adempia ai suoi obblighi; partiamo da un dato: quando con il consigliere Vincenzo Vittorini siamo entrati in Consiglio comunale, nel 2012, non c'era un Piano di Protezione civile e, a bilancio, erano stanziati 5mila euro in un anno per la gestione del rischio e la prevenzione. E' grazie alla battaglia di Vittorini se, qualche anno dopo, ci siamo finalmente dotati di un Piano che, devo dire, è sicuramente migliorabile ma, in questi giorni, ha mostrato di funzionare abbastanza, nell'attuazione".
E' oramai evidente, però, che le politiche per la prevenzione e la sicurezza non sono state considerate né centrali né prioritarie dall'amministrazione Cialente: "d'altra parte, se ad 8 anni dal terremoto ci ritroviamo in queste condizioni, qualcosa vorrà pur dire. Bisognerebbe capire che viviamo in un territorio sismico, ci vivremo per decenni: dunque, o ci attrezziamo a viverci o non sarà vita".
Servono politiche concrete e servono risorse, ribadisce Di Cesare. "Le faccio un esempio, tra gli altri: ci sono cittadini che sono tornati a vivere e lavorare nei centri storici; ebbene, l'amministrazione - in alcune zone, pure 'vissute' dai cittadini - ha riapposto i cartelli segnaletici che indicano la zona rossa, dove è consentito l'accesso e il transito solo previa autorizzazione che solleva il Sindaco, nonché gli altri soggetti preposti, da qualsiasi responsabilità civile e penale derivante da danni a persone o a cose. In altre parole, ad un cittadino che ha avuto la casa restaurata, abitazione agibile, non viene garantita la sicurezza per entrare e uscire. Per questo, con un emendamento - qualche mese fa - abbiamo ottenuto venissero apposti in bilancio 100mila euro per il controllo dei puntellamenti e l'eventuale messa in sicurezza. La nostra posizione è chiara: le zone dei centri storici che sono considerate pericolose vanno chiuse, va interdetto l'accesso; al contrario, le zone dove abitano e lavorano le persone vanno messe in sicurezza: l'amministrazione deve garantire l'incolumità dei cittadini. Pare piuttosto banale. I soldi a bilancio ci sono: non è stato fatto ancora nulla, però".
Di Cesare torna poi sulla vicenda della scuole: "Se mi permette, è incredibile che il Comune sia inadempiente rispetto alla verifica di vulnerabilità delle strutture pubbliche di sua competenza, previste per legge entro il marzo 2013: L'Aquila, che dovrebbe essere d'esempio in Italia, su questi temi. Fa cadere le braccia, davvero, e fanno cadere le braccia le giustificazioni che l'amministrazione sta adducendo. Si proceda subito, piuttosto".
Tra l'altro, "in cassa ci sono 48 milioni di euro per ricostruire le scuole di proprietà comunale: è possibile che in 4 anni non si sia stati capaci di far partire un cantiere, almeno uno? Magari, si fosse data priorità alla ricostruzione degli edifici strategici, come le scuole, appunto, ora avremmo dei Musp liberi che si potrebbero utilizzare per dare risposta a ragazzi e docenti costrette a frequentare aule di edifici che presentano dei bassi indici di vulnerabilità sismica". Vale lo stesso per la mancata ricostruzione della sede unica comunale, "seppure ci siano 32 milioni di euro a disposizione".
Che fare, dunque, con le scuole superiori che sono state riaperte, giusto ieri, seppure gli indici siano al di sotto delle normative, con ragazzi, docenti e genitori che proseguono, invece, con la protesta? "Diciamo che andrebbero valutate le diverse situazioni: ci sono scuole e scuole. Si metta però nei panni di un insegnante, di uno studente del Liceo Classico: le attività didattiche sono state sospese per una settimana, ma lunedì la scuola riaprirà; è normale si domandino, cosa sia cambiato, nel frattempo? O vengono resi pubblici gli atti, le carte, sulle ulteriori verifiche promesse, per capire se gli edifici siano davvero sicuri, oppure si può immaginare di utilizzare - laddove la situazione sia ritenuta pericolosa - di utilizzare dei Musp per i doppi turni. Intanto, siamo in attesa del decreto del Ministro dell'Istruzione che dovrebbe abbassare il numero di giorni utili per il completamento dell'anno scolastico da 200 a 150".
Le responsabilità sono piuttosto evidenti, tiene a ribadire Di Cesare; "per l'amministrazione, non è più il tempoi del faremo, piuttosto del rendicontare ai cittadini cosa è stato fatto e cosa non è stato fatto".