Giovedì, 09 Febbraio 2017 19:47

Voucher e appalti, al via la campagna referendaria della Cgil

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Sabato 11 febbraio inizierà ufficialmente la campagna referendaria della Cgil sui due quesiti che hanno ottenuto il via libera della Corte costituzionale, quello sulla cancellazione dei voucher e quello sulla reintroduzione della piena responsabilità solidale in tema di appalti. C'era anche un terzo quesito presentato dal sindacato, quello per la reintroduzione dell’articolo 18; ma, com'è noto, la Consulta lo ha respinto.

La Cgil L’Aquila parteciperà alla mobilitazione, con presidi, volantinaggio e iniziative di sensibilizzazione nelle tre principali città della provincia, ovvero L’Aquila (centro commerciale Aquilone, Globo e mercato di Piazza d’Armi), Avezzano (piazza Torlonia o piazza del Comune) e Sulmona (piazza Garibaldi). L’appuntamento è dalle 10 alle 13. Alle 12 - la stessa cosa accadrà in tutte le città che ospiteranno le iniziative della campagna referendaria - ci sarà anche un simbolico lancio di palloncini colorati.

I cittadini, secondo l’attuale legge sui referendum, saranno chiamati alle urne in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Salvo eventuali elezioni anticipate che, sempre secondo le regole vigenti, congelerebbero di un anno la consultazione popolare.

Ma su cosa saranno chiamati a votare i cittadini? Di cosa parlano nel merito i due quesiti ammessi oggi dalla Corte Costituzionale? Vediamo meglio nel dettaglio.

Voucher: cancellazione del lavoro accessorio

Il quesito sui voucher chiede l’abrogazione delle disposizioni sul lavoro accessorio contenute nel Jobs act. “Nessun correttivo, ma il coraggio di azzerarli” chiede la leader della Cgil Susanna Camusso, che dunque boccia ogni ipotesi di intervento correttivo in parlamento, come ha proposto, ad esempio, il ministro del Lavoro Poletti proprio con l'obiettivo di evitare il referendum.

“Il 2016” spiega il segretario provinciale della Cgil L’Aquila Umberto Trasatti “ha visto un boom dell’utilizzo dei voucher. L’Inps ne ha certificati 150 milioni, un incremento del 32,5% rispetto al 2015, anno in cui già c’era stata una crescita esponenziale del 67% rispetto all’anno precedente. E il nuovo anno è iniziato malissimo: a gennaio, sempre secondo l’Inps, sono stati usati già 9 milioni di voucher, 500 mila in più rispetto al 2015”.

L’Abruzzo, tra l'altro, è una delle regioni italiane che ne ha fatto maggiore uso: 3 milioni solo nel 2016.

Stando ai dati forniti dall’istituto di previdenza, i voucher interessano una platea di circa 1,5 lavoratori di età compresa, per lo più, tra i 30 e i 45 anni. Proprio quest’ultimo dato, secondo la Cgil, indica come questo strumento sia stato completamente snaturato attraverso i vari interventi normativi che ne hanno ampliato a dismisura gli ambiti di utilizzo. Da mezzo per contrastare e disincentivare il lavoro nero, è diventato un'altra arma di sfruttamento legalizzato a disposizione dei datori di lavoro.

“All’inizio i voucher potevano essere usati per retribuire solo studenti e anziani per lavoretti occasionali" dice Trasatti "Noi proponiamo di cancellare i voucher attuali, di azzerare tutto e di introdurre, nella Carta dei diritti universali del lavoro, la proposta di legge che abbiamo depositato in parlamento, nuove norme a tutela e disciplina del lavoro occasionale subordinato".

Già perché parallelamente alla battaglia referendaria, la Cgil ne sta portando avanti un’altra, quella per far approvare, in parlamento, la Carta dei diritti universali del lavoro, una sorta di “riscrittura” come afferma il sindacato “del diritto del lavoro in nome di un principio di uguaglianza che travalichi le diverse forme e tipologie nelle quali esso si è diversificato e frammentato negli anni”. Una specie di Testo unico sul lavoro, insomma, improntato, ovviamente, a quei principi e a quei diritti difesi strenuamente dal sindacato di Susanna Camusso in questi anni.

Reintroduzione della piena responsabilità solidale

In questo caso si richiede invece l’abrogazione di parte dell’art. 29 della Legge Biagi. Il quesito praticamente chiede che ci sia un’uguale responsabilità, in tutto e per tutto (responsabilità solidale), tra appaltatore e appaltante nei confronti di tutto ciò che succede nei rapporti di lavoro.

La Cgil spiega che l’abrogazione delle norme che limitano la responsabilità solidale degli appalti è un modo per difendere i diritti dei lavoratori occupati negli appalti e sub-appalti coinvolti in processi di esternalizzazione, assicurando loro tutela dell’occupazione nei casi di cambi d’appalto e contrastando le pratiche di concorrenza sleale assunte da imprese non rispettose del dettato formativo.

L’obiettivo è rendere il regime di responsabilità solidale omogeneo e applicabile in favore di tutti i lavoratori a prescindere dal loro rapporto con il datore di lavoro. Spiega il sindacato: “Ripristiniamo la responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore, garantiamo la stessa dignità a tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, contribuiscono alla crescita aziendale”.

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