Aria di tempesta anche in seno al centrodestra.
Come spiegato, il campo civico-partitico pare una polveriera più che un terreno di possibile coalizione; la spaccatura tra Forza Italia - che ha deciso di puntare su Guido Quintino Liris - e Noi con Salvini che, invece, chiede da mesi le primarie col suo candidato Luigi D'Eramo, è davvero profonda e, lo dicevamo, sarà difficile venga 'sanata' dal tavolo nazionale presieduto da Altero Matteoli.
Anche Giancarlo Silveri si è mostrato piuttosto nervoso e ha lanciato, nei giorni scorsi, una sorta di avvertimento: "Stiamo guardando con curiosità alcune mosse, il centrodestra è un fatto lessicale ormai, esiste ancora? Abbiamo contatti e rapporti, ci riuniremo e decideremo sulla base delle possibili adesioni e nei prossimi giorni usciremo con la nostra proposta definitiva". Messaggio colto proprio da D'Eramo che ha teso la mano all'ex manager Asl, riconoscendo le sue qualità amministrative e invitandolo a confrontarsi con le primarie.
Qualche ora, ed ecco la 'notizia': domattina, si terrà una conferenza stampa sulla situazione delle frazioni cittadine; a convocarla, Noi con Salvini, Riscatto popolare e L'Aquila futura, movimenti che fanno riferimento - guarda caso - a D'Eramo, Silveri e Salvatore Santangelo. Evidente si tratti di un messaggio a Forza Italia: le altre forze civiche partitiche potrebbero anche decidere di costituirsi in coalizione, isolando i forzisti.
Un tentativo, l'ennesimo, di forzare la mano. Un vero e proprio braccio di ferro.
Intanto, un 'sostegno' alle forze civico partitiche di destra è arrivato da Gianfranco Giuliante che ha lanciato un appello all'unità; "tutti affermano che sarebbe necessaria ma ognuno chiede che venga raggiunta con un metodo diverso", ha sottolineato. "Forza Italia afferma la necessità di un sondaggio; Noi con Salvini ritiene che la soluzione potrebbe essere il 'metodo primarie'. Il tempo che passa è comunque una rendita di posizione che si regala agli avversari".
Giuliante è convinto che il disaccordo sul metodo di individuazione del candidato sindaco possa rappresentare la corda con la quale il centrodestra ha deciso di impiccarsi. "L'esperienza insegna che il così detto metodo è spesso la foglia di fico usata per affermare il proprio punto di vista circa il candidato che si vuole far emergere. Forze politiche che in passato osteggiavano le primarie oggi le acclamano e, viceversa, chi le auspicava oggi, invece, le dinega. C'è però la necessità di tener conto del principio di realtà", sottolinea Giuliante. "Forza Italia che ha impigliato le trattative sulla necessità del sondaggio, di rinvio in rinvio non lo ha mai svolto ed ha, infine, formalizzato la sua candidatura - Guido Quintino Liris - senza troppe storie attraverso l'indicazione (recepita) del segretario Regionale di Forza Italia ed oggi confermate dal Comunale. Il sondaggio quindi è stato per primo disatteso dai suoi proponenti. Le primarie, si dice, sono la posizione isolata di una parte che non può pretendere di imporle a tutti gli altri. C'è quindi una stasi, un blocco che trascina tutto il centrodestra alla marginalità".
Andare divisi vuol dire eleggere - forse - quattro consiglieri e destinerebbe uscenti e new entry all'irrilevanza. "Gli unici che si garantirebbero l'elezione sono quelli che oggi vogliono essere candidati a Sindaco. Questi ultimi, presenti in Consiglio ma irrilevanti; gli altri, fuori e senza prospettive. Se questo si vuole, si è sulla buona strada".
Fatta cadere per le scelte consumate dai suoi stessi proponenti l'ipotesi sondaggio - aggiunge Giuliante - rimane in campo l'opzione primarie. "Per alcuni, la maggiore controindicazione è che con le primarie potrebbero emergere in fase pre-elettorale fratture non risanabili che finirebbero per derogare le elezioni. Si può ragionevolmente affermare che l'argomentazione non è dirimente. Se si andasse senza unità ad elezioni, non cambierebbe nulla perché lo scontro sarebbe soltanto posticipato in campagna elettorale; quella sì, diventerebbe occasione di 'massacro interno' poiché se ci si presenta divisi e con la certezza di perdere (non si arriverebbe neppure al ballottaggio ) ognuno, pur di prevalere, alzerebbe i toni dello scontro (anche personale) per strappare consensi all'interno di un'area univoca. Immaginiamo infine, è per comodità di ragionamento, che Forza Italia, pur di cogliere l'obiettivo dell'unità, voglia regalare alla città un atto di furba generosità politica accettando le primarie. Se come affermano Noi con Salvini è isolato, perché 'tutti gli altri' sono contrari, in uno scontro diretto 'tutti gli altri' avrebbero una maggioranza schiacciante vincendo facilmente. Viceversa chi è 'isolato' si troverebbe in solitario a difendere le proprie posizioni".
Cedere nella forma significherebbe, insomma, vincere nella sostanza. "Ci sarebbe a questo punto una ipotesi unitaria e tutti i candidati nelle liste avrebbero maggiore possibilità di essere eletti. Ad adiuvandum, si potrebbe aggiungere che il vincitore delle primarie e il miglior perdente potrebbero fare un ticket per sfidare il centrosinistra esprimendo così, in modo plastico, la ritrovata unità di coalizione. Con ciò, infine, si eliminerebbe il timore di reciproche delegittimazioni che, invece, sarebbero scontate in caso si andasse disuniti. Cedere sul punto primarie potrebbe essere un calcolo generosamente furbo. Ci si rifletta. Ma in fretta. Altrimenti si lavori su una terza ipotesi, capace di sintesi unitaria. Se neanche di questo si fosse capaci, altre analisi non saranno necessarie".