La Cgil Abruzzo chiede alla Regione l'apertura di un tavolo per risolvere la vicenda delle società partecipate dalle province, lasciata in sospeso con il passaggio delle competenze in capo alle regioni.
La nota di Rita Innocenzi, segreteria regionale Cgil
Ancora non si è risolta la vicenda delle società partecipate delle Province (Euroservizi della provincia dell’Aquila, Agena di Teramo, Provincia Ambiente di Pescara, Ops e Alesa di Chieti) che, va ricordato, esercitano funzioni oggetto di riordino transitate ed attualmente di competenza della Regione la quale, non per filantropia e neanche solo per aver essa stessa normato in materia, ma senza dubbio ai sensi del DPCM del 12 novembre 2014, deve subentrare nelle relative partecipazioni ed occuparsi del tema.
Dopo varie sollecitazioni e richieste di incontro da parte della Cgil che, da tempo, si occupa della materia delle società partecipate – e non solo di provenienza delle Province – è urgente l’apertura di un tavolo da parte della Regione che deve predisporsi, peraltro, all’esercizio del ruolo che la normativa vigente, compreso il decreto Madia anche nel nuovo testo che sta per essere licenziato, affida proprio alle Regioni quali soggetti che dovranno svolgere funzioni di regia per tutte le partecipate che hanno sede nel territorio regionale e ciò anche rispetto alla gestione di eventuali eccedenze di personale che dovessero emergere in tali Società.
In Abruzzo siamo chiamati ad una nuova stagione che faccia dei soggetti societari partecipati dal pubblico attualmente esistenti - dei quali, nel corso degli anni, la politica locale delle amministrazioni dei Comuni, delle Province e della stessa Regione hanno scelto di dotarsi - dei luoghi di valore per l’azione amministrativa e per il miglioramento dei servizi, dei luoghi ove non alberghi il condizionamento della politica ma l’etica, l’efficienza, l’efficacia, la trasparenza. Non si chieda, quindi, al sindacato di essere disponibile a by-passare le norme nazionali e non si pensi di seguire la strada illegittima dei licenziamenti ma, semmai, si chieda di attivare un confronto su tutte le realtà con l’obiettivo di realizzare accorpamenti, razionalizzazione dei costi, mobilità e rivisitazione anche del mansionario degli attuali addetti per garantire i servizi per i cittadini nella salvaguardia dei livelli occupazionali. Le Società partecipate dal Pubblico ed i loro dipendenti, in conclusione, non sono una materia da accantonare peraltro da parte della politica che le ha generate: il dovere ora e l'obiettivo - possibile da realizzare - è quello di far lavorare i dipendenti e farle funzionare nel rispetto dell’etica e della necessità di rispondere adeguatamente alla domanda di migliori e maggiori servizi che proviene dai cittadini.