Domenica, 23 Aprile 2017 00:44

Inchiesta Pescaraporto, D'Alfonso reagisce: "Voglio che non si stabilisca mai in Regione il diritto alla pigrizia nel personale per via delle indagini"

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"Ho tenuto questa conferenza stampa per una chiarificazione, perché ho un ruolo pubblico e perché voglio che non si stabilisca mai dentro l'ente Regione il diritto alla pigrizia nel personale per via delle indagini".

Così il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, parlando ai giornalisti convocati in Regione, a Pescara, per fare il punto sull'inchiesta della procura della Repubblica sul recupero di un'area dismessa che lo vede indagato.

D'Alfonso, che si è definito "soggetto passivo di accertamento della verità" e che ha ribadito di aver letto "tutti gli atti di riferimento", ha inteso sottolineare come "ogni inchiesta che poi si concluda con una insoddisfazione del denunciante rappresenta per chi la subisce una specie di laurea ulteriore di piena affidabilità; a volte, mi sento circondato da immunità per i troppi errori che mi hanno riguardato" ha aggiunto, precisando che "sono 53 volte che mi trovo a spiegare le condotte di un'amministrazione mai addormentata, mai pigra, sempre attivissima".

"L'unica millimetrica forma di dispiacere che ho - ha chiarito - è l'impaurimento circa il dimagrimento delle motivazioni del personale che lavora con me. Non posso neanche accettare, però, che i mesi della vita regionale siano passati all'insegna di una elaborazione del lutto solo perché un'autorità giudiziaria o chiede le carte o attiva un accertamento. Poiché chi lavora in Regione non presiede le Pro Loco ma ha ruoli di responsabilità, deve operare assumendosi le responsabilità e precisando ogni esigenza conoscitiva".

D'Alfonso ha ribadito di voler accettare "ogni sorta di confronto, se fosse possibile mi piacerebbe un confronto dialogico in diretta streaming. Non so se l'ordinamento italiano lo prevede. In America sì, nell'Illinois si viene interrogati in diretta streaming", ha scherzato. "Se non fosse possibile, comunque, ci sarà la seduta apposita del Consiglio regionale: lì, mi farò carico solo di portare rispetto al lavoro scrupoloso, diligente, genuino e autentico che fa l'autorità giudiziaria". 

"Prevedo anche la vita biologica di questa inchiesta, non perché io parli con la Madonna - ha concluso ironicamente - ma solo perché ho una grande adesione allo studio comprensivo di questi documenti. Ho chiesto alla mia coalizione e alla mia Giunta di sapere tutto, poiché voglio essere messo nella condizione di rispondere a tutte le domande e di controdedurre tutte le curiosità".

L'inchiesta: D'Alfonso indagato con Dezio, Milia e Ruffini per abuso d'ufficio

Il governatore è stato iscritto nel registro degli indagati nell'ambito di una inchiesta relativa all'articolata vicenda del recupero del complesso ex Cofa, l'area di 35mila metri quadrati di proprietà della Regione che, per trent'anni, ha ospitato il mercato ortofrutticolo pescarese. Con D’Alfonso sono indagati anche l’avvocato Giuliano Milia, storico difensore del governatore, il dirigente del Comune di Pescara Guido Dezio, ex braccio destro del governatore, l’ex consigliere regionale del Partito democratico Claudio Ruffini, ex segretario particolare del presidente, che si è dimesso nelle scorse settimane in seguito al coinvolgimento nella inchiesta della procura dell’Aquila sugli appalti della Regione. Inoltre, sarebbero indagati alcuni funzionari dell’amministrazione comunale adriatica.

Per ora, l’ipotesi di reato sarebbe quella di abuso d’ufficio.

Le indagini condotte dalla squadra Mobile di Pescara si sarebbero concentrate su una pratica urbanistica rilasciata dal Comune sull’ipotesi di recupero della zona attraverso uno strumento pubblico-privato, sul quale c’è stato anche uno scontro politico. A quanto si apprende, gli indagati sarebbero stati già interrogati nei giorni scorsi.

L’indagine ha avuto un’accelerazione dopo il trasferimento, da parte della procura aquilana ai colleghi pescaresi, di atti emersi nell’ambito della maxi inchiesta sugli appalti pubblici che ha coinvolto il governatore, gli assessori regionali Silvio Paolucci, Dino Pepe e Marinella Sclocco, funzionari pubblici, imprenditori e professionisti esterni;l'inchiesta aquilana ha finora portato a 11 fronti conosciuti e 33 indagati complessivi. Le ipotesi di accuse, a vario titolo, sono di corruzione, turbativa d’asta, falso ideologico, abuso d’ufficio.

 

La demolizione dell'ex Cofa

La giunta regionale presieduta da Luciano D'Alfonso deliberò la demolizione delle strutture ricomprese nel complesso ex Cofa, l'ex mercato ortofrutticolo sulla riviera sud di Pescara, alla fine di agosto del 2014, "ai fini di un ormai dovuto risanamento dell'area e della sua contestuale valorizzazione - si leggeva in delibera - sia per il raggiungimento degli obiettivi finanziari della Regione sia per il conseguimento della migliore destinazione del bene e della sua pronta utilizzazione in coerenza con gli obiettivi di sviluppo del territorio e con l'interesse della collettività".

Nella delibera si specificava anche che sarebbe stato chiesto al Comune di Pescara di "pervenire ad una intesa finalizzata ad approvare, attraverso Accordo di programma o altro strumento ritenuto idoneo allo scopo, in variante al Prg e ai suoi strumenti attuativi, lo stralcio dell'area dall'ambito del Pp2 - Zona portuale e la sua pianificazione di dettaglio, valutando la possibilità del recupero delle superfici esistenti in luogo dell'indice di utilizzazione territoriale e nel rispetto degli altri contenuti e indicazioni previsti nello strumento urbanistico".

L'area è di 25.868 metri quadri ed era ricompresa, appunto, nel comparto denominato Pp2.

 

Ultima modifica il Domenica, 23 Aprile 2017 00:56

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