4 dicembre 'cancellato' d'un colpo, in casa Pd.
Con un dato sull'affluenza che è andato oltre le aspettative degli analisti, sono stati poco meno di 2milioni circa gli elettori che si sono presentati alle urne (1milione e 833mila, ad essere precisi) - 1 milione in meno circa rispetto al 2013, sebbene la fase politica sia assai diversa tra scissioni e disaffezione - le primarie democrat hanno incoronato il segretario uscente Matteo Renzi che, stando ai dati diffusi dal partito, ha ottenuto il 70.01% delle preferenze (1.283.389 voti); lo sfidante Andrea Orlando si è fermato al 19.50% (357.526 voti), con Michele Emiliano al 10.5% (192.219 voti). "Una responsabilità straordinaria - il commento a caldo di Renzi, affidato ai social - grazie di cuore a questa comunità di donne e uomini che credono nell'Italia. Avanti Insieme".
Ma i conteggi vengono contestati dal comitato di Orlando. Secondo i dati in possesso dello staff dello sfidante di Renzi, infatti, i risultati veri vedrebbero il segretario al 68 per cento, Orlando al 22.2 ed Emiliano al 9.8%
Poco meno di 5 mesi, comunque, e Renzi si è ripreso il partito dopo la fragorosa batosta al referendum costituzionale ed ora, c'è da scommetterci, punterà a dettare l'agenda al governo Gentiloni per gli ultimi mesi di legislatura. Rilanciando la battaglia sulla legge elettorale.
D'altra parte, l'ex premier non ha mai smesso di rivendicare a sé il 40% di 'Si' ottenuti il 4 dicembre e, chiuse le urne delle primarie, esce ulteriormente rafforzata la sua idea di un Pd 'oltre la soglia' anche alle politiche: di certo, viene cancellata l'ipotesi di un rinnovato Ulivo, di una prospettiva di centrosinistra, se è vero che Renzi aveva già chiarito che, in caso di vittoria, non avrebbe cercato alleanze a sinistra, tantomeno con chi ha deciso di lasciare il partito, "presunti partiti che non rappresentano neanche se stessi" ha detto ieri sera.
Si votasse in autunno, o a fine legislatura nel 2018, il Partito Democratico tenterà di vincere al centro; altrimenti, si penserà alle larghe intese con Forza Italia.
Stando in Abruzzo, sono stati 40mila circa i simpatizzanti al voto; circa 8 mila gli elettori in provincia dell'Aquila. E se Renzi ha stravinto ovunque, in provincia si è attestato al 66.6%, fermandosi al 63.6% nella città capoluogo - 6 punti e mezzo sotto la media nazionale - con Orlando che, al contrario, ha conquistato il 28.2% di preferenze, 8.7 punti sopra il resto del Paese; all'8.2% il governatore della Puglia, Emiliano.
"Voglio ringraziare tutti quelli che hanno sostenuto Matteo Renzi; in Provincia Dell'Aquila abbiamo ottenuto uno splendido risultato". A dirlo è la senatrice Stefania Pezzopane, capolista della mozione Renzi in Provincia. "Con Antonio De Crescentis, Lorenza Panei, Mario Mazzetti tutti in lista con me a sostegno di Matteo Renzi e con tutti i sostenitori abbiamo vissuto una bellissima giornata di democrazia; abbiamo avuto la conferma di una rinnovata sintonia con i nostri sostenitori. Noi siamo particolarmente grati a tutti i volontari del PD e ai dirigenti del partito", ha sottolineato Pezzopane. "Matteo Renzi è di nuovo il nostro segretario con un risultato che gli consegna nuova autorevolezza e responsabilità. Nella nostra provincia abbiamo raggiunto il 66.6% su oltre 8.000 votanti. Ed è evidente un grande risultato nelle città di L'Aquila, Avezzano e Sulmona, nei comuni di dimensioni medie e nei piccoli centri. L'ottimo risultato ottenuto nelle città che vanno al voto ci fa sperare per una vittoria forte e di contenuto".
Ora, di nuovo al lavoro con un nuovo slancio. "Nel comune dell'Aquila poi - ha rivendicato Pezzopane - il risultato del congresso degli iscritti dove tutto il gruppo dirigente tranne me e pochi altri aveva sostenuto Orlando, viene totalmente ribaltato a favore di Matteo Renzi. Grazie anche per il sostegno alla mia persona. Ora tutti uniti per vincere con il centrosinistra e con Americo Di Benedetto, il nostro candidato Sindaco a L'Aquila"
Renzi: "Toglieremo l'Italia dalla palude"
L'ex premier esalta la "giornata speciale", ringrazia gli avversari - "impareremo da loro" - e manda un messaggio al mondo politico: "Grazie a tutte le amiche e gli amici che lavorano nel governo del Paese a iniziare da Gentiloni, a cui va tutto il sentimento della nostra vicinanza e amicizia. Ci attendiamo molto da tutti voi che lavorate nel governo e lavoreremo al vostro fianco con molta convinzione". Poi accenna ad un'autocritica: "Ho imparato - ha spiegato - che questo non è un partito personale. Quando centinaia di migliaia di persone votano, come si fa a dire che questo è il partito di una persona?".
"Inizia una storia totalmente nuova - ha aggiunto il segretario del Pd dopo aver rivendicato la sua azione di governo - il 30 aprile, nel giorno dell'anniversario della morte di Pio La Torre, inizia una nuova partita rivolta al futuro, non la rivincita di quella vecchia. Vogliamo fare una grande coalizione con i cittadini non con partiti che alla fine non rappresentano nemmeno se stessi. Abbiamo il compito storico di non lasciare l'Italia nella palude".
"Se saremo in grado di lasciare agli altri il monopolio della paura, del complottismo e della disperazione, daremo significato a chi oggi, saltando il ponte, ha dato fiducia al Partito Democratico".