Martedì, 02 Maggio 2017 16:09

Primarie Pd, Renzi stravince laddove crolla l'affluenza: la mappa del voto

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Le primarie del Partito Democratico hanno incoronato il segretario uscente Matteo Renzi che, stando i dati diffusi dal partito, ha ottenuto il 70.01% delle preferenze (1.283.389 voti); lo sfidante Andrea Orlando si è fermato al 19.50% (357.526 voti), con Michele Emiliano al 10.5% (192.219 voti).

Oltre le contestazioni - il comitato Orlando sostiene che i risultati veri vedrebbero il segretario al 68%, col Guardasigilli al 22.2% e il governatore della Puglia al 9.8% - cosa raccontano i numeri?

Sebbene si sia andati oltre le aspettative degli analisti - 1milione e 833mila votanti - l'affluenza rispetto alle primarie del 2013 è crollata di poco meno di 1milione di elettori (quattro anni fa, gli elettori erano stati 2milioni e 805mila); ancor più impietoso il confronto con le primarie del 2007 e del 2009: - 1milione e 713mila votanti rispetto a 10 anni fa, - 1milione e 217mila rispetto a 8 anni fa.

Stando al confronto col 2013, Renzi ha preso 612mila voti in meno.

Il segretario ha vinto in tutte le regioni italiane con oltre il 60% delle preferenze - eccetto in Puglia, la regione di Emiliano, dove ha ottenuto soltanto il 32% dei voti - conquistando, però, le percentuali più alte laddove l'affluenza è crollata rispetto al 2013, ed in particolare nelle così dette 'Regioni rosse' (Emilia Romagna, Toscana, Umbria) che l'hanno incoronato raccontando, però, una vera e propria 'fuga' dalle urne democrat.

In Umbria, Renzi si è attestato all'80%, ma hanno votato 30mila elettori in meno; in Toscana è arrivata al 79%, ma c'è stato un calo alle urne di 183mila votanti; e ancora, nelle Marche ha ottenuto il 77% con un calo dell'affluenza di 30mila elettori, in Lombardia è arrivato al 76% con 111mila elettori in meno rispetto a quattro anni fa, in Calabria al 75% con 19mila votanti in meno, in Emilia Romagna al 74% con 199mila elettori in meno, in Piemonte al 75% con 74mila votanti in meno, in Veneto al 72% con 87mila persone in meno alle urne.

Al contrario, nelle tre regioni dove l'affluenza è stata più alta di quattro anni fa, Renzi ha fatto più fatica: in Puglia, si sono presentati alle urne 28mila elettori in più e il segretario ha preso il 28% delle preferenze; in Basilicata, si è fermato al 61% con 9mila votanti in più rispetto al 2013, in Abruzzo al 65% con 5mila elettori in più.

A confermare il trend, Molise (63% di preferenze, -787 votanti), Liguria (64% di preferenze, -34mila votanti), Sicilia (65%, -14mila votanti).

Significa che il Partito Democratico è diventato definitivamente il partito di Matteo Renzi, più definito nella 'forma' centrista, e, così, meno partecipato. Esplicativo il dato in alcune città tradizionalmente di sinistra: a Bologna si passa da 98mila votanti a 54mila, a Reggio Emilia da 55mila a 30mila, a Modena da 70mila a 35mila, a Livorno da 14mila a 7mila.

Meno elettori al Nord, eccezion fatta per la Lombardia, e più elettori al Sud, invece, dove Renzi ha visto scendere sensibilmente il suo gradimento: esclusa la Calabria, infatti, in Puglia, Basilicata, Molise, Abruzzo e Sicilia, il segretario si è fermato sotto il 65%, in Campania (col traino De Luca) è arrivato al 68.5%; nelle stesse Regioni meridionali, l'affluenza è cresciuta (Basilicata, Puglia e Abruzzo) o comunque è calata di poco rispetto a 4 anni fa.

Altro segnale: laddove è stata percepita come credibile l'alternativa a Renzi - in Puglia, con la candidatura del governatore Emiliano, altrove con Orlando - gli elettori si sono recati alle urne sui livelli del 2013, quando il giovane segretario era percepito come rottura del sistema.

Se due indizi facessero una prova, si potrebbe dire che la vittoria di Renzi e la ribadita tesi dell'autosufficienza del Partito Democratico potrebbero aprire una 'via' di sinistra, oltre i democrat; come noto, però, gli indizi a sinistra si fa davvero fatica a coglierli.

Ultima modifica il Martedì, 02 Maggio 2017 16:21

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