Venerdì, 02 Giugno 2017 21:17

Elezioni, Silveri: "500 precari Asl L'Aquila a rischio, Regione scellerata”

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"La rivolta dei sindacati del comparto Sanità per gli annunziati licenziamenti del personale precario, circa 500 persone, in servizio presso la nostra Asl, prefigura uno sciagurato atteggiamento della Regione nei confronti della nostra azienda, nel totale silenzio della classe politica di questa città".

A dirlo è il candidato sindaco di Riscatto Popolare, Giancarlo Silveri. "Evidentemente incapace di fare altro, la stessa Regione sembra aver abbandonato ogni logica di programmazione, nel rispetto delle norme vigenti in materia di organizzazione dei servizi e strutture sanitari, oltre che dei diritti dei lavoratori", l'affondo dell'ex manager Asl. "Il piano che la direzione generale ha dovuto approntare per disposizione superiore sembra predisposto da qualche società di revisione contabile che vuole applicare dei modelli teorici pensati più per distrarre l’opinione pubblica che per fare buona sanità".

Stando a Silveri, infatti, "va a colpire i più deboli, specie i lavoratori precari, lasciando però aperti, non all’Aquila, reparti che magari non avrebbero più motivo di essere in base alle prescrizioni di legge oltre che per numero di prestazioni. La nostra Asl provinciale deve assicurare servizi sulla metà del territorio regionale", ricorda il candidato sindaco. "È basata sulla presenza di presìdi, sia sanitari che amministrativi, ereditati dalla precedente organizzazione di quattro aziende ora ridotte a una".

Tale eredità per essere razionalizzata e completamente efficace ha bisogno di tempo. "Non si può infatti, umanamente, deportare il personale amministrativo da Castel di Sangro o da Sulmona o, ancora, da Avezzano e portarlo all’Aquila; non si può peraltro comprimere ulteriormente il numero degli addetti del ruolo sanitario, abbondantemente carente ed inoltre irrispettoso della legge".

In proposito, pare non sia ancora chiarito chi sarà chiamato penalmente a rispondere circa l’inadempienza relativa alla norma che impone almeno 11 di ore di riposo fra un servizio e l’altro; "saranno i primari, la direzione generale o la Regione?", si chiede Silveri. "Si consideri per di più che, nel caso di licenziamenti di precari del comparto sanitario, si dovranno chiudere i reparti. A Ostetricia, per esempio, le ostetriche sono quasi tutte precarie e così in molti altri casi. Il personale amministrativo, poi, è appena sufficiente per coprire i servizi".

"Si vuole mandare a casa tutti o si vogliono spaventare le persone perché corrano a cercare protezione, non a caso siamo in tempo di elezioni?", si domanda, ancora, l'ex manager dell'azienda sanitaria locale. "È necessario che tutti i veri rappresentanti di questa comunità facciano sentire la loro voce ed impediscano che l'azienda sia costretta a procedere su un percorso impercorribile e scellerato".

Ultima modifica il Venerdì, 02 Giugno 2017 23:20

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