Mercoledì, 05 Luglio 2017 22:37

Elezioni, a L'Aquila e Avezzano lo spettro dei ricorsi. L'approfondimento

di 

A L'Aquila e Avezzano, la sfida elettorale non può dirsi ancora archiviata; per motivi diversi, infatti, le coalizioni di centrosinistra stanno approntando ricorso al Tribunale amministrativo regionale con scenari che, al momento, sono difficilmente prevedibili.

Ad Avezzano, la via del ricorso pare più agevole; a L'Aquila, invece, la strada sembrerebbe avversa per la coalizione civico progressista.

Ma andiamo con ordine.

In Marsica, Gabriele De Angelis - candidato con una coalizione civica di centrodestra - ha ribaltato al ballottaggio il risultato del primo turno ottenendo il 53.84% delle preferenze: l'uscente Gianni Di Pangrazio si è fermato al 46,16%; l'11 giugno, però, le liste di centrosinistra erano arrivate al 51,58% dei voti validi. Per 'voti validi' si intendono tutti i voti, non solo quelli alle liste ma anche quelli espressi in favore del candidato sindaco collegato. Sul punto torneremo: è anche intorno a questo concetto, infatti, che ruota il senso dei ricorsi.

Ebbene, nel caso di Avezzano la legge elettorale sembrerebbe parlar chiaro: siamo innanzi all'effetto della così detta anatra zoppa che si innesca quando un sindaco eletto si trova a convivere con un consiglio comunale la cui maggioranza è rappresentata da liste che avevano sostenuto un diverso candidato. Infatti, la norma vigente stabilisce che non scatta il premio di maggioranza laddove un gruppo di liste collegate al primo turno ottenga almeno il 50% + 1 dei voti validi, appunto, mentre al ballottaggio la maggioranza dei voti per il candidato sindaco vada, come accaduto ad Avezzano, ad un sindaco sostenuto da un altro gruppo di liste.

Ed infatti, navigando il sito del Ministero dell'Interno si evince che alla coalizione di centrosinistra vengono contati 12 seggi, 9 alle liste che sostengono il sindaco eletto. Se non fosse che l'Ufficio centrale di Avezzano ha assegnato i seggi seguendo il "principio della governabilità", riconoscendone - dunque - 15 alla coalizione che sostiene De Angelis e 7 al centrosinistra.

Si tratta di un'interpretazione della legge elettorale che, in effetti, si presta a interpretazioni a volte divergenti.

A San Benedetto del Tronto, nel mese di maggio, il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso presentato dal centrosinistra avverso il premio di maggioranza assegnato al sindaco Pasqualino Piunti, vittorioso al ballottaggio nonostante al primo turno le liste collegate al candidato sindaco del centrosinistra Paolo Perazzoli avessero ottenuto il 50,88% dei voti validi. I giudici di Palazzo Spada hanno considerato preminente, come la Commissione elettorale di Avezzano, il principio della governabilità [la sentenza si può leggere qui]. 

Nel 2015, tuttavia, il Consiglio di Stato si era pronunciato sull’elezione al ballottaggio del sindaco di Potenza perché non si era proceduto all'assegnazione del premio di maggioranza alle liste collegate con il candidato sindaco risultato eletto, essendosi, invece, proceduto alla proclamazione alla carica di consigliere comunale di candidati in liste non collegate al Sindaco eletto [la sentenza è consultabile qui]. Il dispositivo, in sostanza, stabiliva che il principio di governabilità, garantito dal premio di maggioranza, non deve essere prevaricante su quello di rappresentatività: in definitiva - si leggeva in sentenza - la governabilità non si pone quale esigenza assoluta del sistema e ciò è dimostrato «dall'ipotesi, che può verificarsi e della cui legittimità non si dubita, della maggioranza assoluta conseguita (al primo turno) dalla lista contrapposta, o comunque non collegata, al candidato eletto sindaco. In questo caso (in cui il rischio della c.d. "ingovernabilità" è massimo) il sindaco, salva la facoltà di dimettersi così provocando lo scioglimento del consiglio, deve convivere con una maggioranza a sé contrapposta; ma ciò è conseguenza della divaricazione del consenso espresso dall'elettorato con il voto disgiunto, divaricazione, che il legislatore intende rispettare per non premiare (se non proprio penalizzare...) il sindaco che si è collegato alla lista che non riscuote sufficienti consensi».

La questione, come si vede, è piuttosto spinosa.

Tant'è vero che a Lecce, alle ultime amministrative, è accaduto che il centrosinistra, col candidato sindaco Carlo Salvemini, abbia ribaltato il risultato al ballottaggio sebbene il centrodestra, al primo turno, avesse superato il 50% + 1 dei voti validi: ebbene, in Puglia la Commissione elettorale - a differenza di Avezzano - ha seguito alla lettera la legge, perseguendo il principio della rappresentatività, e assegnando, dunque, 14 consiglieri alla coalizione che sostiene il sindaco eletto e 17 al centrodestra (più il candidato del Movimento 5 Stelle). Anatra zoppa, in salsa leccese.

Per questo, il centrosinistra che - alle amministrative - ha sostenuto Gianni Di Pangrazio, ha deciso di fare ricorso al Tar dell'Aquila avverso la proclamazione degli eletti, sperando, così, che la sentenza (attesa già in agosto) possa scompaginare le carte in tavola, pronunciandosi contro il premio di maggioranza assegnato a De Angelis che sarebbe costretto, a quel punto, a far decadere l'assise - non avendo la maggioranza per governare - portando la città, di nuovo, alle urne.

La sentenza del Tribunale amministrativo regionale è importante anche guardando alla situazione politica del capoluogo.

Come detto, a L'Aquila la situazione è diversa, eppure legata a quella di Avezzano; infatti, il centrosinistra al primo turno non ha raggiunto il 50% + 1 dei voti validi per 41 preferenze. Stante i 39.039 voti espressi l'11 giugno, la coalizione civico progressista è arrivata a 19.479: ne servivano 19.520 per superare la soglia. Dunque, la questione del premio di maggioranza non dovrebbe nemmeno porsi; l'Ufficio centrale, in effetti, ha assegnato 20 seggi dei 32 alla coalizione di centrodestra.

E quindi, vi starete chiedendo? Ci sono 995 schede nulle, oltre a prevedibili errori di trascrizione che rendono divergenti i dati giunti dai seggi e quelli ufficiali, e il centrosinistra spera di trovare lì i voti mancanti per superare la fatidica soglia del 50% + 1. Ecco il senso del ricorso che alcuni candidati consiglieri - sicuramente Sergio Ianni di Abruzzo civico, che ha già presentato richiesta d'accesso agli atti, ma anche altri, e in particolare i primi tra i non eletti delle 9 liste di coalizione - stanno pensando di istruire.

La strada è piuttosto stretta, lo dicevamo all'inizio dell'articolo, eppure percorribile.

In sostanza, si chiederà il riconteggio dei voti e non si farà ricorso, come ad Avezzano, sulla proclamazione degli eletti (non avrebbe senso, e abbiamo spiegato i motivi): l'atto è personale, e coloro che intendano istruirlo hanno trenta giorni di tempo a partire dalla data di proclamazione degli eletti. Qui sta la prima difficoltà: un candidato consigliere, infatti, non può chiedere di ricalcolare le preferenze di tutti gli 81 seggi allestiti all'Aquila, ma soltanto di alcuni - sette, otto, indicativamente - e motivando la richiesta, ovviamente. Così si spiega la richiesta d'accesso agli atti di Sergio Ianni: andrà valutato con attenzione su quali seggi chiedere il riconteggio, laddove ci sono più schede nulle. Non solo; per ottenere il risultato sperato, dovrebbero essere tanti e coordinati i candidati consiglieri a presentare ricorso, per suddividersi, appunto, le richieste sui seggi da riconteggiare. 

E ancora, servirebbero 82 preferenze - in realtà - per superare la soglia del 50% + 1, dal momento che alzandosi il numero dei voti validi si alzerebbe anche il coefficiente dei candidati a sindaco; inoltre, riconteggiando il risultato di alcuni seggi non si può certo escludere che non spuntino fuori voti validi non assegnati al centrodestra.  Insomma, l'esito è tutt'altro che scontato.

E poi, pure se il centrosinistra dovesse davvero superare la soglia fatidica dei voti validi, non è detto che l'Ufficio centrale non si comporti come ad Avezzano, perseguendo il principio della governabilità e assegnando comunque, a Pierluigi Biondi, la maggioranza dei consiglieri. Ecco perché è importante il pronunciamento del Tar sulla vicenda De Angelis / Di Pangrazio.

Proviamo a delineare gli scenari possibili: se i ricorsi verranno davvero istruiti, il Tribunale amministrativo potrebbe esprimersi sulla questione aquilana già in settembre; a quel punto, stante i risultati emersi dal riconteggio dei verbali indicati, all'Ufficio centrale verrebbe ordinato di proclamare, di nuovo, i consiglieri eletti. Se dovesse emergere che il centrosinistra non ha superato la soglia del 50% + 1 dei voti validi, la vicenda potrebbe dirsi finalmente chiusa; al contrario, potrebbe venire meno il premio di maggioranza per il centrodestra che si appellerebbe, immediatamente, al Consiglio di Stato, così come se si andasse, invece, verso un'interpretazione della norma nel senso della governabilità, col ricorso - inevitabile, a quel punto - del centrosinistra. 

 

 

Ultima modifica il Giovedì, 12 Ottobre 2017 11:57

Articoli correlati (da tag)

Chiudi