"Ho preferito rimanere in silenzio perché credo che durante l'emergenza sia meglio impiegare le forze per risolvere i problemi, ma a distanza di nove giorni dal primo incendio sul Morrone non è più possibile restare zitti".
A parlare è Sara Marcozzi, consigliere regionale M5S, che commenta così quanto sta accadendo in Abruzzo in questi giorni. L'esponente pentastellata chiede le dimissioni del presidente della Regione Luciano D'Alfonso per non aver saputo gestire né la prevenzione né l'emergenza.
"L'Abruzzo è una delle tante regioni che sta subendo l'emergenza incendi, a luglio andò in fumo il Parco Nazionale del Vesuvio in Campania e in queste ore sono centinaia i fronti aperti su tutto il territorio nazionale. Siamo di fronte all'ennesima emergenza. Il Paese è ormai incapace di fare prevenzione e, cosa ancor di sconcertante, è anche impreparato a gestire l'emergenza".
La nota della Marcozzi
Il livello nazionale
Lo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato ha prodotto solo una grande confusione su competenze, mezzi e risorse a tutto vantaggio dei malintenzionati, indebolendo peraltro il servizio anti-roghi. Infatti degli oltre 7.000 forestali, 6.754 sono passati ai Carabinieri, 390 ai Vigili del Fuoco e poche decine alla Polizia di Stato e alla Guardia di Finanza.
Una riforma pasticciata che ha delegato ai Vigili del Fuoco l'esclusiva competenza sullo spegnimento degli incendi, un tempo assicurata anche dal Corpo Forestale. È di tutta evidenza che i 390 trasferimenti ai Vigili del Fuoco sono totalmente insufficienti per lo svolgimento di queste importanti attività e lo dimostrano le difficoltà che il nostro Paese e la nostra regione hanno avuto nella gestione degli incendi. Stesse dinamiche si evidenziano nella gestione dei mezzi, dei 32 elicotteri nelle disponibilità della Forestale, 16 sono stati assegnati ai Vigili del Fuoco e 16 all'Arma dei Carabinieri. Un pasticcio in salsa renziana che ha dimezzato la capacità di intervento, considerato che la riforma ha escluso i Carabinieri dalle competenze relative in materia di anti-incendio.
Lo smantellamento, di fatto, della Protezione civile, che dal 2012 in poi, complice anche la gestione Bertolaso, ha via via perso poteri, risorse e mezzi. Una rete un tempo efficiente e invidiata da tutto il mondo è stata svuotata dal proprio interno e oggi riesce a mantenere un livello insufficiente di intervento, per lo più garantito dall'impegno di migliaia di volontari a cui va il nostro ringraziamento.
Basti pensare che l'attuale flotta nazionale adibita all'antincendio boschivo gestita dal Coau - Centro Operativo Aereo Unificato del Dipartimento della Protezione Civile è composta da 16 Canadair, 4 Elicotteri Erickson S64F (i mezzi più efficienti per questo tipo di interventi: capacità di carico da 9-10.000 litri, 45 secondi per il rifornimento e possibilità di gestione del getto d'acqua) e altri 8 elicotteri provenienti dal Corpo dei Vigili del fuoco. Un flotta di 28 mezzi per tutto il territorio nazionale che, in questi due mesi estivi, si è dimostrata totalmente inadeguata alla gestione delle emergenze. Un governo nazionale che ha preferito investire in F-35 piuttosto che fornire al Paese una flotta di mezzi idonea per intervenire sui numerosi fronti di fuoco che si registrano ogni estate.
Il livello regionale
- Una flotta regionale inesistente. A differenza di altre regioni che hanno investito cospicue risorse per i programmi antincendio, Regione Abruzzo è riuscita a stipulare una sola convenzione, peraltro con notevole ritardo, per la disponibilità di un solo elicottero. Altrove, i governi regionali, si sono mossi in anticipo con convenzioni che hanno innalzato il livello di intervento: Piemonte 5 mezzi, Lombardia 4 mezzi, Toscana 10 mezzi, Sardegna 12 mezzi e Calabria 4 mezzi. Un allarme lanciato in tempi non sospetti dalle associazioni ambientaliste e confermato anche dalle dichiarazioni del Capo della Protezioni Civile rimasto inascoltato.
- La cattiva gestione del patrimonio boschivo. Il continuo abbandono delle aree interne ha generato una riduzione delle aree un tempo adibite a coltivazioni e pascoli con conseguente aumento della superficie delle aree boschive. La mancanza di manutenzione e di cure di queste aree aumenta esponenzialmente il rischio di incendi. Una su tutte: la mancata realizzazione di "Viali taglia fuoco" che in caso di incendio riuscirebbero a circoscrivere il fronte del fuoco in micro-aree, agevolando gli interventi da terra e riducendo la superficie delle aree su cui intervenire. Interventi di questo tipo avrebbero evitato che andassero in fumo interi versanti di montagna.
- La prevenzione e gli strumenti di deterrenza. Stante la natura dolosa degli incendi, delle Istituzioni serie avrebbero tutti gli strumenti per arginare in maniera efficace l'azione dei piromani. Dall'impiego delle foto-trappole nei boschi, all'utilizzo di droni per la video-sorveglianza, passando per l'impiego di risorse umane specializzate nel controllo e nella sorveglianza di aree a rischio.
"Quelle appena elencate sono solo alcune delle criticità e delle proposte che chi è al governo del Paese e della regione avrebbe potuto e dovuto mettere in campo. Un mix di incompetenza e scarsa attenzione alla prevenzione alla minima emergenza mettono in serio pericolo la nostra comunità. In inverno, piogge e neve inginocchiano la regione: black-out energetici, paesi isolati, strade impraticabili, ponti crollati e macchine sgombra neve numericamente insufficienti. In estate siccità e incendi" dichiara Sara Marcozzi "alla mano dolosa dell'uomo e agli eventi atmosferici straordinari si deve rispondere con la programmazione, la prevenzione e la visione. Il PD governa il Paese da quasi 5 anni e il Presidente D'Alfonso guida la Regione da oltre 3 anni, eventi come questi vanno gestiti e programmati nel quotidiano e non derubricati a emergenze. Sono stanca di assistere al continuo scarica-barile della politica. Chi è al governo dei diversi livelli istituzionali faccia il proprio dovere, e se possibile, lo faccia prima del verificarsi di determinati eventi. Le criticità e le relative soluzioni sono ampiamente conosciute, il PD in questi anni ha sonoramente fallito, prenda atto dei pessimi risultati e rassegni le dimissioni".
Rifondazione comunista: "Gerosolimo deve dimettersi"
Di colpevoli ritardi di enti e istituzioni, che avrebbero peggiorato la situazione, parla anche, in una nota, la segreteria di Rifondazione comunista L'Aquila, che chiede le dimissioni dell'assessore regionale alle Aree interne Andrea Gerosolimo.
"L’incendio che sta devastando da otto giorni il Monte Morrone è una tragedia di enormi proporzioni, ambientali e sociali. Il grande incendio che sta divorando la montagna sacra di Celestino V è colpevolmente alimentato dai ritardi di enti e di istituzioni, dalla mancanza di un piano coordinato regionale di prevenzione e di gestione degli incendi, dalla inesistente pianificazione della emergenza incendi, dalla totale mancanza di protocolli di prevenzione incendi e dai torbidi e diffusi interessi che ruotano intorno alla “privatizzazione” delle emergenze".
"Si aggiunga a questo anche il vergognoso scaricabarile di responsabilità da parte della politica locale al quale stiamo assistendo in questi giorni e il quadro desolante è completo".
"Assoluta mancanza di cura, di controllo e di manutenzione del territorio insieme alle azioni irresponsabili e criminali dei piromani stanno distruggendo un patrimonio naturale e ambientale unico e prezioso per tutti i cittadini abruzzesi".
"L’assessore regionale alle aree interne, invece di costruire cartelli elettorali territoriali, faccia la cosa più dignitosa che gli rimane da fare dopo questo disastro: si dimetta".