Giovedì, 12 Ottobre 2017 11:58

Avezzano, scatta l'anatra zoppa, De Angelis senza maggioranza. E L'Aquila?

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L'avevamo scritto mesi fa, a L'Aquila e Avezzano la sfida elettorale non poteva dirsi ancora archiviata; per motivi diversi, infatti, le coalizioni di centrosinistra hanno approntato dei ricorsi al Tribunale amministrativo regionale e, stamane, è stato accolto quello del primo cittadino uscente di Avezzano, Gianni Di Pangrazio; dunque, per effetto della così detta 'anatra zoppa' il sindaco Gabriele De Angelis non ha più la maggioranza: 13 seggi, infatti, sono stati assegnati al centrosinistra e 9 al centrodestra. Con l'accoglimento del ricorso, è stato annullato il verbale di proclamazione degli eletti; a questo punto, non è chiaro se si procederà con una nuova proclamazione o se verrà semplicemente variata l'attribuzione dei seggi.

D'altra parte, ad Avezzano la via del ricorso è parsa da subito più agevole; a L'Aquila, invece, la strada è piuttosto avversa per il centrosinistra.

Ma andiamo con ordine.

In Marsica, Gabriele De Angelis - candidato con una coalizione civica di centrodestra - ha ribaltato al ballottaggio il risultato del primo turno ottenendo il 53.84% delle preferenze: l'uscente Gianni Di Pangrazio si è fermato al 46,16%; l'11 giugno, però, le liste di centrosinistra erano arrivate al 51,58% dei voti validi. Per 'voti validi' si intendono tutti i voti, non solo quelli alle liste ma anche quelli espressi in favore del candidato sindaco collegato. Sul punto torneremo: è anche intorno a questo concetto, infatti, che ruota il senso dei ricorsi.

Ebbene, nel caso di Avezzano la legge elettorale sembrava parlar chiaro: ci trovavamo innanzi all'effetto della così detta anatra zoppa che si innesca quando un sindaco eletto si trova a convivere con un consiglio comunale la cui maggioranza è rappresentata da liste che avevano sostenuto un diverso candidato. Infatti, la norma vigente stabilisce che non scatta il premio di maggioranza laddove un gruppo di liste collegate al primo turno ottenga almeno il 50% + 1 dei voti validi, appunto, mentre al ballottaggio la maggioranza dei voti per il candidato sindaco vada, come accaduto ad Avezzano, ad un sindaco sostenuto da un altro gruppo di liste.

Tant'è vero che navigando il sito del Ministero dell'Interno si evinceva come alla coalizione di centrosinistra fossero stati assegnati 12 seggi, 9 alle liste che sostengono il sindaco eletto.

Se non fosse che l'Ufficio centrale di Avezzano ha assegnato i seggi seguendo il così detto "principio della governabilità", riconoscendone - dunque - 15 alla coalizione che sostiene De Angelis e 7 al centrosinistra.

Diversa intepretazione di una legge scritta male. 

A San Benedetto del Tronto, nel mese di maggio scorso, il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso presentato dal centrosinistra avverso il premio di maggioranza assegnato al sindaco Pasqualino Piunti, vittorioso al ballottaggio nonostante al primo turno le liste collegate al candidato sindaco del centrosinistra Paolo Perazzoli avessero ottenuto il 50,88% dei voti validi. I giudici di Palazzo Spada hanno considerato preminente, come la Commissione elettorale di Avezzano, il principio della governabilità [la sentenza si può leggere qui]. 

Nel 2015, tuttavia, il Consiglio di Stato si era pronunciato sull’elezione al ballottaggio del sindaco di Potenza perché non si era proceduto all'assegnazione del premio di maggioranza alle liste collegate con il candidato sindaco risultato eletto, essendosi, invece, proceduto alla proclamazione alla carica di consigliere comunale di candidati in liste non collegate al Sindaco eletto [la sentenza è consultabile qui]. Il dispositivo, in sostanza, stabiliva che il principio di governabilità, garantito dal premio di maggioranza, non deve essere prevaricante su quello di rappresentatività: in definitiva - si leggeva in sentenza - la governabilità non si pone quale esigenza assoluta del sistema e ciò è dimostrato «dall'ipotesi, che può verificarsi e della cui legittimità non si dubita, della maggioranza assoluta conseguita (al primo turno) dalla lista contrapposta, o comunque non collegata, al candidato eletto sindaco. In questo caso (in cui il rischio della c.d. "ingovernabilità" è massimo) il sindaco, salva la facoltà di dimettersi così provocando lo scioglimento del consiglio, deve convivere con una maggioranza a sé contrapposta; ma ciò è conseguenza della divaricazione del consenso espresso dall'elettorato con il voto disgiunto, divaricazione, che il legislatore intende rispettare per non premiare (se non proprio penalizzare...) il sindaco che si è collegato alla lista che non riscuote sufficienti consensi».

Per questo, il centrosinistra che - alle amministrative - ha sostenuto Gianni Di Pangrazio, ha deciso di fare ricorso al Tar dell'Aquila avverso la proclamazione degli eletti e ha avuto ragione. E' accaduto lo stesso a Lecce, giusto ieri: il Tar ha accolto i ricorsi contro il provvedimento dell’ufficio elettorale centrale che aveva attribuito il premio di maggioranza al sindaco del centrosinistra Carlo Salvemini, nonostante le liste del centrodestra, guidato da Mauro Giliberti, avessero ottenuto al primo turno oltre il 50 per cento dei voti validi. Anatra zoppa in salsa salentina.

Il portavoce del sindaco di Avezzano, Roberto Alfatti Appetiti, ha dichiarato che per l'amministrazione di centrodestra nulla è cambiato e, pertanto, "De Angelis continuerà a governare con rinnovata determinazione, senza perdere un solo minuto in sterili polemiche, nell'interesse esclusivo della città". Si procederà col ricorso in Consiglio di Stato, "la cui giurisprudenza è chiarissima" l'affondi del portavoce: "non ci sarebbe elezione diretta del sindaco se il principio di governabilità non venisse garantito; auspichiamo che l'irresponsabilità di chi, piuttosto che accettare il risultato, ha cercato impercorribili rivincite senza considerare le conseguenze di una fase commissariale che provocherebbe danni incalcolabili, venga sconfessata dal Consiglio di Stato. In tal caso, ognuno si assumerà le proprie responsabilità".

La sentenza del Tribunale amministrativo regionale è importante anche guardando alla situazione politica del capoluogo.

Come detto, a L'Aquila la vicenda ha contorni diversi; infatti, il centrosinistra al primo turno non ha raggiunto il 50% + 1 dei voti validi per 41 preferenze. Stante i 39.039 voti espressi l'11 giugno, la coalizione civico progressista è arrivata a 19.479: ne servivano 19.520 per superare la soglia. Dunque, la questione del premio di maggioranza non dovrebbe nemmeno porsi; l'Ufficio centrale, in effetti, ha assegnato 20 seggi dei 32 alla coalizione di centrodestra.

E quindi, vi starete chiedendo? Ci sono 995 schede nulle, oltre a prevedibili errori di trascrizione che rendono divergenti i dati giunti dai seggi e quelli ufficiali, e il centrosinistra spera di trovare lì i voti mancanti per superare la fatidica soglia del 50% + 1. Ecco il senso del ricorso che è stato istruito innanzi al Tar da Americo Di Benedetto, Maurizio Capri, Emanuela Di Giovambattista, Fabrizio D’Alessandro, Sergio Ianni, Gianni Padovani, Fabrizio Ciccarelli, Stefano Albano, Stefano Palumbo, Antonio Nardantonio, Paolo Romano e Massimo Scimia. [leggi qui].

La strada è piuttosto stretta, lo dicevamo all'inizio dell'articolo, eppure percorribile.

In sostanza, è stato chiesto il riconteggio dei voti in 10 seggi e non si è fatto ricorso, come ad Avezzano, sulla proclamazione degli eletti (non avrebbe avuto senso, e abbiamo spiegato i motivi). Dunque, bisognerà capire - intanto - se il Tar l'accoglierà, stante il fatto che si sta chiedendo di riaprire le urne di seggi che non hanno avuto contestazioni sostanziali degli scrutatori. Così fosse, per ottenere il risultato sperato, e cioè la certezza che il centrosinistra ha effettivamente superato il 50% + 1 delle preferenze, dovrebbero essere conteggiate 82 preferenze in più alla coalizione civico progressista dal momento che alzandosi il numero dei voti validi si alzerebbe anche il coefficiente dei candidati a sindaco; inoltre, riconteggiando il risultato di alcuni seggi non si può certo escludere che non spuntino fuori voti validi non assegnati anche al centrodestra.  Insomma, l'esito sarebbe tutt'altro che scontato.

Sta di fatto che se il Tar dovesse decidere di accogliere il ricorso per il riconteggio, e dovessero venir fuori 82 preferenze in più per il centrosinistra, allora avremmo l'effetto dell'anatra zoppa anche a L'Aquila, stante che il Tribunale amministrativo si è pronunciato in questo senso su Avezzano, sancendo dunque il principio della rappresentatività sulla governabilità. Ecco perché è comunque rilevante il pronunciamento di stamane.

 

Ultima modifica il Venerdì, 13 Ottobre 2017 12:38

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