Una lettera destinata a far discutere. E' questa l'impressione che si ha leggendo la missiva che il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi ha inviato il 7 novembre scorso ai tre dirigenti dell'ente Paola Giuliani, Fabrizio Giannangeli e Lucio Nardis.
Nella lettera Biondi chiede "con quali criteri e modalità sono stati assegnati, finora, Ram (rete aziendale mobile, ndr) e apparecchi di telefonia mobile in dotazione al personale dell'ente, nonché ai membri della Giunta e del Consiglio Comunale". Il primo cittadino si chiede anche se esista un regolamento che disciplini le assegnazioni dei telefoni acquistati e intestati all'ente. Fin qui, tutto normale: il Sindaco del capoluogo, in carica da qualche mese, vuole chiarimenti sull'utilizzo dei beni comunali.
Ma alla lettera, che gira da qualche giorno tra gli uffici e della quale è venuto in possesso old.news-town.it, viene allegata anche una lunga tabella con le spese di ogni utenza di proprietà comunale.
In totale, nel 2016, sono stati spesi ben 30.934 euro per telefonia mobile (ad ogni ram corrisponde un numero di telefono) e sim dati (le sim abilitate solo alla connessione internet). La tabella divide in colonne il numero dell'utenza, i bimestri dell'anno, l'utente collegato e il suo ruolo.
Così è possibile vedere quanto hanno speso nel 2016 i dirigenti comunali, ma anche i tecnici o, ad esempio, i vigili urbani. Nel mezzo, ovviamente, la politica. Per quanto riguarda la giunta, il sindaco di allora (Massimo Cialente) ha speso circa 1.670 euro, mentre sono citati gli ex assessori Fabio Pelini (689 euro), Pietro Di Stefano (518), Elisabetta Leone (387), Emanuela Iorio (330), Pierluigi Mancini (15), oltre che l'altro ex Alfredo Moroni, probabilmente nel ruolo di vice presidente del Comitato Perdonanza (443 euro). Ci teniamo a sottolineare come sia assolutamente legittimo l'utilizzo - peraltro sembrerebbe piuttosto ponderato - di telefoni aziendali da parte della giunta comunale.
Più alte le cifre che riguardano invece l'utilizzo di telefoni di proprietà del Comune dell'Aquila da parte di alcuni esponenti del Consiglio, cui spetterebbero comunque le ram in quanto dipendenti dell'ente comunale. Qui l'utenza più utilizzata in assoluto è in capo ad Antonio Nardantonio, consigliere allora di maggioranza (e oggi di opposizione), che ha speso in un anno ben 2.736 euro. Ma figurano anche altri tre consiglieri di maggioranza, tutti del Partito Democratico: Ali Salem (838 euro), Antonello Bernardi (302) e Stefano Palumbo (200 euro), allora - ed anche oggi - capogruppo dem in Consiglio, prima di diventare assessore negli ultimi due mesi della passata legislatura. Tre anche quelli di opposizione (oggi tutti assessori): Luigi D'Eramo (circa 200 euro), Guido Liris e Alessandro Piccinini (72 euro a testa di sole sim dati).
Clamoroso poi il caso dell'utenza intestata a Pasquale Corriere, inserito come "consigliere comunale", una carica che tuttavia non ha ricoperto nella scorsa consiliatura. Insomma l'anno scorso Corriere, da cittadino comune, avrebbe speso 227 euro del Comune.
Ma perché nel lungo elenco mancano una parte degli assessori e gran parte dei consiglieri? Ad ora non sappiamo rispondere a questa domanda. Qualcuno, come l'ex Ettore Di Cesare, non era neanche a conoscenza della possibilità da parte di un consigliere di prendere una ram a spese dell'ente: "Non avevo neanche idea che i consiglieri potessero chiedere schede aziendali - afferma a questo giornale - tutto questo è semplicemente ridicolo". Potrebbe essere poi che l'elenco non sia stato aggiornato, in quanto una ram per un determinato tempo assegnato a qualcuno può passare nelle mani di un altro utente. Anche su questo, immaginiamo, Biondi ha chiesto ai suoi dirigenti "verifiche e riscontri".
Al di là di tutto, rimangono alcuni dubbi: innanzitutto il costo alto per utenza, soprattutto al tempo degli abbonamenti flat e delle tariffe all inclusive, che hanno ridotto notevolmente il costo dei servizi telefonici. In secondo luogo, l'incompletezza della tabella che circola negli uffici comunali. Infine, la questione legata alle "sim dati", per lo più penne usb acquistate nell'immediato post-sisma: in questo caso il costo delle Sim sfiora i 5mila euro, ma dalla tabella non sembrano essere state utilizzate.