Mercoledì, 27 Dicembre 2017 15:26

L'Aquila: tra crisi occupazionali, stagioni sciistiche a rischio e metanodotti, il consiglio comunale parla di presepi

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Venerdì 29 dicembre tornerà a riunirsi, dopo un mese, il consiglio comunale dell’Aquila.

Numerosi i punti all’ordine del giorno, quasi tutti a firma dell’opposizione. Tra questi, la mozione di Carla Cimoroni (Coalizione sociale) sul mancato rispetto del cronoprogramma relativo alla ricostruzione dell’edilizia scolastica; un’altra mozione, firmata da Elisabetta Vicini e da altri consiglieri, sul recepimento della legge sul testamento biologico, approvata di recente dal parlamento; e l’interrogazione di Elia Serpetti e Paolo Romano sulla situazione del cementificio di Cagnano Amiterno, alla luce di quanto è accaduto dopo l’avvio del processo di combustione del Css e dopo le proteste e le mobilitazioni di associazioni ambientaliste e comitati civici che tale decisione aziendale ha scatenato.

Il centrodestra, invece, porterà solo due ordini del giorno: uno, a firma Della Pelle-D’Angelo-Silveri, dedicato all'importanza del presepe come simbolo identitario e un altro, a firma Francesco De Santis (Noi con Salvini), sulle misure anti-accattonaggio che l’amministrazione comunale dovrebbe sollecitare per contrastare il fenomeno dei mendicanti che chiedono l’elemosina fuori dai centri commerciali.

Spicca, in tutto ciò, la totale assenza di punti dedicati alla chiusura della Intecs, uno dei più grandi drammi occupazionali della storia recente della città (70 licenziamenti, oltre a quelli già effettuati); alla situazione del Centro turistico del Gran Sasso e degli impianti di Campo Imperatore (con lo slittamento del collaudo della nuova funivia delle Fontari e la chiusura dell’albergo annunciata dalla ditta alla quale era stato concesso l’affidamento temporaneo della struttura, ci sono forti dubbi sul fatto che la nuova stagione invernale potrà partire normalmente); al via libera dato dal governo alla costruzione della centrale di compressione della Snam a Sulmona, opera che è parte integrante del metanodotto che dovrebbe passare, per un lungo tratto, anche nei territori del comune dell’Aquila e del suo comprensorio.

Tre questioni importanti, che riguardano il lavoro, la tutela ambientale e la sicurezza dei cittadini - tre macrotemi centrali per il futuro di questo territorio - ma che evidentemente non sembrano interessare molto all’attuale consiglio e, in particolar modo, alla maggioranza.

Nulla di nuovo, anche in passato l’assise civica si era trasformata, grazie all’originalità di qualche suo membro, in un teatrino tra l’assurdo e l’avulso.

Se un dato politico nuovo può essere ricavato dall’attuale situazione, tuttavia, questo riguarda i rapporti interni al centrodestra e la gestione delle sedute delle commissioni e dei consigli che ne deriva.

Da quando il centrodestra è al governo, si sono tenuti 13 consigli comunali. Tolto quello del 14 luglio, dedicato al giuramento di Pierluigi Biondi e alla convalida degli eletti, negli altri 12, quando non si è trattato di sedute straordinarie (ne sono stati fatte due, una dedicata alla salute mentale e l’altra alla sanità) o di meri passaggi formali per l’approvazione di atti dovuti (assestamento di bilancio, nomine, concessione di permessi urbanistici o cambi di destinazione d’uso ecc.), i consiglieri di maggioranza non si sono proprio distinti per alti indici di produttività. Il bilancio, anzi, è un po’ misero: un ordine del giorno dedicato alla ludopatia; uno sull’inno di Mameli; una mozione di sgombero dell’asilo di viale Duca degli Abruzzi (mozione rivelatasi poi inutile visto che l’edificio risultava già vuoto e abbandonato da tempo); un’interrogazione sulla situazione politica del Venezuela. E ora il presepe e i provvedimenti anti-accattonaggio.

Il quadro è abbastanza chiaro: c’è una giunta che decide, con un sindaco plenipotenziario e, a livello di assessorati, due/tre figure chiave; e una maggioranza consiliare che esegue, limitandosi, il più delle volte, a fare quasi solo da passacarte e, per il resto, a gingillarsi con ordini del giorno utili solo a chi li propone per sventolare qualche bandiera identitaria.

Non è detto, però, che questo andazzo piaccia a tutti. Qualche consigliere inizia a mugugnare e ad averne abbastanza del protagonismo dei più giovani. Sottotraccia c’è anche una certa tensione, come dimostra lo scontro che c’è stato qualche settimana fa durante una seduta del consiglio tra salviniani e Tinari, o l’impasse che si è venuta a creare sulle nomine dei nuovi dirigenti e dei nuovi vertici delle partecipate.

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