Giovedì, 22 Febbraio 2018 03:30

Abruzzo, Legnini e quella frase di D'Alfonso: il vice presidente del Csm in pole per una candidatura a presidente della regione

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A molti non è sfuggita, la frase pronunciata, quasi en passant, dal presidente della Regione Luciano D’Alfonso pochi giorni fa, nel corso di una conferenza stampa convocata per parlare non di temi politici ma di un investimento di Rfi sulla rete ferroviaria abruzzese.

Mi dovrete sopportare fino al 15 dicembre” ha detto D’Alfonso, senza spiegare meglio, però, in base a quali calcoli avesse individuato proprio quella data e limitandosi a dire di aver studiato bene la legge. 

Difficile che quella del governatore sia stata una voce dal sen fuggita. D’Alfonso è un democristiano di lungo corso e non c’è frase o gesto di un democristiano che non abbia un secondo livello di lettura. Le sue sono parole che disegano già uno scenario in vista delle prossime elezioni regionali.

D’Alfonso è candidato in una posizione blindata (listino proporzionale del Senato). La sua elezione è praticamente certa. La carica di parlamentare, però, è incompatibile con quella di presidente di regione. Se eletto, D’Alfonso sarebbe costretto a dimettersi, il che vorrebbe dire fine anticipata della legislatura e nuove elezioni.

Questo iter, però, non è così lineare come potrebbe sembrare. Soprattutto, richiede tempi mediamente lunghi. Ed è proprio su quest’ultimo particolare che vuole far leva D’Alfonso.

Le dimissioni non scatterebbero automaticamente il giorno dopo le elezioni. Prima dovrà esserci la proclamazione dei parlamentari eletti. In secondo luogo, dovrà formarsi la nuova giunta per le elezioni (i cui componenti devono riflettere la composizione e i rapporti di forza interni del parlamento), l'organo a cui è assegnato il compito di esaminare le eventuali cause di ineleggibilità e incompatibilità dei parlamentari. Una volta dichiarato incompatibile dalla giunta, un parlamentare ha 90 giorni di tempo per prendere una decisione e sanare la sua posizione.

Come si vede, il processo è molto lungo, sia per motivi tecnici (calendarizzazione della votazione) che politici (se dalle elezioni verrà fuori un parlamento molto frammentato, privo di una maggioranza chiara, sarà sicuramente più difficile arrivare a un’intesa per dar vita alle commissioni e agli altri organi parlamentari, ivi compresa la giunta per le elezioni).

E’ probabile che D’Alfonso abbia calcolato, forse in maniera un po’ troppo ottimistica, che la farraginosità, la lunghezza e la complessità della procedura di dichiarazione di incompatibilità lo porteranno a non doversi dimettere prima, appunto, di dicembre, a una manciata di mesi dalla fine naturale della legislatura.

Ma quale sarebbe il senso politico di tutta questa operazione? Quello di dare il tempo a Giovanni Legnini di concludere il suo mandato da vice presidente del Csm (in scadenza a ottobre) e potersi così candidare alla presidenza della regione.

Che l’ex sottosegretario, esponente di peso del Pd, sia uno dei candidati in pectore del centrosinistra alle prossime elezioni regionali è il segreto di Pulcinella. Tuttavia, le parole pronunciate da D’Alfonso la scorsa settimana farebbero pensare che l’accordo sul nome di Legnini sia già stato trovato.

Tutto ciò a patto, naturalmente, che Legnini accetti di candidarsi. Fare il presidente della regione vorrebbe dire, per lui, rinunciare a qualche probabile incarico di prestigio a livello nazionale che potrebbe essergli conferito al termine del suo periodo al Csm.

D’altra parte, Legnini ha il profilo e l’autorevolezza necessari per essere un candidato forte, in grado di compattare intorno a sé una coalizione ampia, di marca quasi ulivista, estesa dal centro fino alla sinistra. Inoltre, senza la presenza di Luciano D’Alfonso, Stefania Pezzopane e Camillo D’Alessandro (tutti eletti sicuri il prossimo 4 marzo), non avrebbe competitors interni forti con cui confrontarsi.

Nel caso Legnini dovesse declinare l’offerta, un altro nome spendibile per il centrosinistra è quello di Giovanni Lolli. Il vice presidente della regione ha una grande esperienza, sta facendo un buon lavoro come assessore alle attività produttive e si sta tenendo saggiamente a distanza da dispute e polemiche elettorali. E anche lui riuscirebbe ad aggregare intorno a sé una coalizione che va dai centristi agli ex Pci/Ds.

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