Venerdì, 23 Febbraio 2018 13:32

Elezioni, LeU: "Rischiamo che il sistema sanitario non sia più universale"

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Dodici milioni di italiani rinunciano a curarsi per motivi economici; negli ultimi anni sono stati chiusi 175 ospedali, con la perdita di 73mila posti letto, e l’83% dei macchinari nei nostri nosocomi è obsoleto.

Conseguenza dei continui tagli alla spesa sanitaria pubblica che, nel nostro paese, si attesta al 6.4% nel rapporto col prodotto interno lordo rispetto ad una media europea del 7.5%; l’Organizzazione mondiale della Sanità stima che sotto la soglia del 6.5% il sistema non sia in grado di garantire i livelli minimi d’assistenza.

In questo quadro, “negli ultimi Def dei governi Renzi e Gentiloni è previsto un ulteriore taglio al 6.3% nel 2019 e al 6.2% nel 2020” la denuncia di Danilo Leva, capolista di Liberi e Uguali sul collegio proporzionale L’Aquila/Teramo per l’elezione alla Camera dei Deputati; “siamo dinanzi allo smantellamento del sistema sanitario nazionale – l’affondo – e l’emergenza è tangibile, in particolare, nelle aree interne del paese. Sono svaniti 45mila posti di lavoro in ambito sanitario e ciò determinerà che 14 milioni di italiani resteranno senza medico di base nei prossimi cinque anni”.

In altre parole, “il rischio è che il sistema sanitario non sia più universale: per noi, unica di forza di sinistra a queste elezioni, la sanità è un'assoluta priorità”.

Dunque, le proposte programmatiche di LeU: “innalzamento della spesa pubblica di un punto percentuale, in linea con la media europea; un piano straordinario d'investimenti con l’assunzione di 40mila medici e operatori sanitari e la cancellazione dei superticket, l’abbattimento delle liste d’attesa attraverso lo sblocco del contratto collettivo nazionale e del turn over”.

“Non siamo contro i privati – ha tenuto a specificare Leva – ma siamo convinti che i privati debbano integrarsi al sistema pubblico e non sostituirlo; il disegno politico, invece, pare piuttosto chiaro e va nella direzione dell’americanizzazione della sanità, e già si parla di assicurazioni integrative”.

Una questione, quella sanitaria, che riguarda da vicino le aree interne, come detto. “La carenza di servizi sanitari nel nostro territorio è drammatica”, le parole di Guido Iapadre, candidato di LeU al Senato sul collegio uninominale L’Aquila/Teramo. “Si pensi alla mancata applicazione della legge Balduzzi che prevede la diffusione di servizi sanitari ambulatoriali nei territori, con apertura h24 assicurata da medici di famiglia col contributo delle guardie mediche. Ebbene, l’unico centro attivo è a Montereale, col sacrificio di quattro medici di famiglia che assicurano il servizio continuativo. Per il resto, abbiamo poliambulatori aperti per alcune ore al giorno, senza medici di famiglia, a Rocca di Mezzo, San Demetrio né Vestini, Tornimparte e Navelli che non garantiscono assistenza notturna. In alcune zone delle nostre aree interne, l’unico presidio sanitario sono gli studi privati dei medici di famiglia”.

E non vanno meglio le cose nel Comune dell’Aquila, aggiunge Iapadre. “Dal terremoto in poi, la sanità territoriale è stata smontata pezzo a pezzo; i servizi attivi nell’area dell’ex op di Collemaggio sono stati collocati in strutture precarie; penso ai servizi ambulatoriali, allocati nel centro sanitario provvisorio di Paganica e in via di trasferimento – così si è detto, almeno – all’ex tribunale nell’area industriale di Bazzano”. Altre strutture sono attualmente ospitate all’ex Onpi, dal consultorio familiare alla guardia medica notturna fino agli sportelli territoriali, in una struttura che non è stata pensata allo scopo e che garantisce assistenza residenziale; portiamo i cittadini a ‘casa’ dei residenti dell’ex Onpi, tra barriere architettoniche e mancata attenzione per i pazienti. Per dire: chi ha necessità di farsi visitare dalla guardia medica deve attraversare l’hospice, laddove i ricoverati avrebbero bisogno di ben altra tranquillità e di una particolare attenzione”, chiarisce Iapadre.

Per non parlare dell’assistenza residenziale e domiciliare. “In provincia dell’Aquila, abbiamo disponibilità ben al di sotto delle reali esigenze sia di residenze per disabili che per anziani; l’ultima delibera di Giunta regionale prevede 60 posti letto – a quanto si è potuto apprendere, quelli previsti nella ricostruenda Rsa di Montereale – su un fabbisogno di 525. E per ciò che attiene l’assistenza domiciliare, le difficoltà sono incredibili. Pensate che è stata sospesa persino la possibilità di riabilitazione per i malati cronici nell’ambito dell’assistenza domiciliare; prima provvedeva la Asl, ora i malati debbono rivolgersi a centri convenzionati esterni con liste d’attesa lunghissime”.

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