La XVIII legislatura prenderà ufficialmente il via domani, venerdì 23 marzo, con la prima seduta dell'Aula di Camera e Senato fissate, rispettivamente, alle 11 e alle 10:30. E si fa asfissiante la pressione del Movimento 5 Stelle e del centrodestra su Luciano D'Alfonso che, ha sottolineato Gaetano Quagliariello, leader di Idea, senatore eletto nel collegio uninominale L'Aquila-Teramo, "ha davanti a sé una grande occasione: presentarsi a Palazzo Madama e approfittare della prima seduta per optare tra il seggio parlamentare e la presidenza della Regione Abruzzo, annunciare ufficialmente la sua scelta e trarne le conseguenze lasciando una delle due cariche tra loro incompatibili. Altri prima di lui, trovandosi nella stessa condizione, lo hanno fatto, per rispetto dei cittadini e delle istituzioni", l'affondo.
"Ci auguriamo - ha aggiunto Quagliariello - che D'Alfonso la smetta di aggrapparsi a cavilli giuridici e scomodare i padri costituenti per trascinare avanti una situazione che è in ogni caso politicamente indecorosa. Ma quand'anche volesse scovare nelle pieghe del diritto costituzionale qualche pretesto per esercitare fino all'ultimo scampolo di potere a spese dell'Abruzzo, per evitare figuracce gli consigliamo di leggere con attenzione la sentenza della Consulta numero 01/2014, secondo la quale, testualmente, 'il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti', evento in questo caso già consumatosi alcuni giorni fa. Continuiamo a ritenere che a consigliare a D'Alfonso una rapida rimozione della sua incompatibilità dovrebbe essere il pudore politico-istituzionale, prima ancora del diritto. Ma visto che è nel diritto che il presidente-senatore cerca una via d'uscita, lo informiamo che la strada è giuridicamente preclusa e lo aspettiamo fiduciosi a Palazzo Madama per ascoltarlo domani compiere la sua scelta e trarne le conseguenze".
Sulle barricate anche il Movimento 5 Stelle. "Il famigerato dies a quo è arrivato e porta con se l'incompatibilità della carica di Senatore con quella di Presidente della Giunta Regionale. L'art. 1 comma 1 del Regolamento del Senato, infatti, è chiaro e non lascia adito a interpretazioni: I senatori acquistano le prerogative della carica (...) dal momento della proclamazione. Mentre l'incompatibilità risulta sancita dalla stessa Costituzione della Repubblica che all'art. 122 :Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio regionale e ad una delle Camera del Parlamento o ad un altro Consiglio regionale".
A ribadirlo sono i consiglieri regionali del M5S Sara Marcozzi, Riccardo Mercante, Domenico Pettinari, Pietro Smargiassi e Gianluca Ranieri.
"Dall'inizio dell'anno l'Abruzzo è ostaggio della carriera politica di un solo uomo che non ha tenuto tanto a svolgere le funzioni di Presidente di Regione quanto abbia tenuto ad abbandonare la nostra regione per una più comoda poltrona romana", l'affondo dei consiglieri. "Oggi che l'incompatibilità è diventata effettiva ed efficace sia per il Presidente D'Alfonso che per il deputato-consigliere regionale Camillo D'Alessandro, abbiamo deciso di depositare una segnalazione alla Giunta per le Elezioni, presieduta dal Presidente del Consiglio Giuseppe Di Pangrazio, affinché in quella sede si prenda atto dell'incompatibilità, ne prenda atto il Consiglio Regionale, si proceda con lo scioglimento dello stesso e si consenta agli abruzzesi di tornare al voto entro tre mesi."
Sono determinati i 5 stelle che non ci stanno alle "interpretazioni da fanta-diritto ad uso e consumo del presidente-senatore" e, forti dell'ordinamento regionale, chiedono "il rispetto delle leggi ma, soprattutto, della volontà popolare".
"I cittadini abruzzesi - aggiungono - hanno riservato al Presidente D'Alfonso un risibile 13,9% a testimonianza di una sonora bocciatura dell'operato del Governo regionale. Dal momento che siamo consci che il presidente-senatore non rispetterà la volontà popolare e non si dimetterà autonomamente chiediamo oggi al Presidente del Consiglio di convocare la Giunta per le elezioni al fine di prendere atto e dichiarare l'incompatibilità dei neo eletti e, quindi, decretare la fine di questa legislatura."
Sulle incompatibilità, in effetti, non è legittimato a esprimersi solo il Senato ma anche la stessa Regione Abruzzo con un procedimento proprio e indipendente da quello parlamentare. Le incompatibilità dei consiglieri regionali abruzzesi, infatti, sono sancite nella Legge Regionale n. 51/2004, che all'art. 4 riprende il dettato dell'art. 122 della Costituzione e aggiunge che Le cause di incompatibilità previste dall'art. 3, sia che esistano al momento della elezione sia che sopravvengano ad essa, comportano decadenza dalle cariche di Presidente e di componente della Giunta, nonché di Consigliere regionale, se l'interessato non esercita l'opzione prevista dal comma 4 ossia se l'incompatibile non abbia provveduto a dimettersi dalla carica di consigliere o presidente.
La legge regionale chiarisce anche i passaggi amministrativi del procedimento di decadenza: "Quando per un Consigliere regionale sussista o si verifichi qualcuna delle incompatibilità stabilite dalla presente legge, il Consiglio, nei modi previsti dal regolamento interno, provvede alla contestazione; il Consigliere ha dieci giorni di tempo per rispondere; nei dieci giorni successivi il Consiglio regionale delibera definitivamente e, ove ritenga sussistente la causa di incompatibilità, chiede al Consigliere di optare entro cinque giorni tra il mandato consiliare e la carica ricoperta. Qualora il Consigliere non vi provveda, il Consiglio lo dichiara decaduto con deliberazione notificata all'interessato entro cinque giorni". Atto conseguente e obbligatorio alla decadenza del Presidente della Giunta è lo scioglimento del Consiglio Regionale "poiché il presidente di Regione è eletto a suffragio universale e diretto nel sistema neoparlamentare delineato dalla Costituzione e la sua decadenza non può dar luogo a surroga delle proprie funzioni neanche al vicepresidente, ma comporta l'interruzione anticipata della legislatura, con successive elezioni da tenersi ai sensi dell'art. 6 della L.R. n. 9/2013 (Legge elettorale regionale) 'entro tre mesi dallo scioglimento stesso'".
"E' per questa ragione che anche le dichiarazioni del vice Presidente Giovanni Lolli ci lasciano interdetti come, del resto, tutte le dichiarazioni di coloro che insistono a parlare di rimpasti di giunta e/o di rilancio dell'azione di governo dell'ultimo anno; evidentemente, dimenticano o fanno finta di dimenticare, quanto statuito dell'articolo 141 del Regolamento del Consiglio Regionale "[...]in caso di scioglimento anticipato del Consiglio regionale e di scadenza della Legislatura i poteri del Consiglio regionale sono prorogati sino alla proclamazione degli eletti nelle nuove elezioni, limitatamente agli interventi che si rendono dovuti in base agli impegni derivanti dall'appartenenza all'Unione Europea, a disposizioni costituzionali o legislative statali o che, comunque, presentano il carattere dell'urgenza e necessità. L'urgenza e la necessità sono espressamente dichiarate ed adeguatamente motivate con riferimento alle situazioni di estrema gravità che esigono interventi immediati ed improcrastinabili, la cui adozione non può essere rinviata senza arrecare grave danno per gli interessi affidati alle cura della Regione. In sostanza, sul vice Presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli graverà il solo compito, oltre quanto stabilito dall'art. 141, di indire le elezioni regionali con proprio decreto, come precisato dall'art. 6 comma 3 della L.R. n. 9/2013".
"Qualunque azione al di fuori di quanto espressamente previsto dalla norme, dovrà essere considerato illegittimo e sarà da noi sottoposto al vaglio di ogni autorità e istituzione competente. Per questi motivi e per restituire dignità alla popolazione abruzzese, invitiamo il Presidente del Consiglio, Giuseppe Di Pangrazio nella sua qualità di arbitro terzo e tutore dell'istituzione Consiglio Regionale, a concludere con onore e nel rispetto delle leggi il proprio mandato." concludono i consiglieri del M5S.