Venerdì, 13 Aprile 2018 13:42

Concluse le consultazioni, Mattarella: "Non ci sono progressi. Attenderò alcuni giorni, poi valuterò come uscire dallo stallo". Ha tre strade avanti a sé: gli scenari

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“Dall’andamento delle consultazioni di questi giorni, emerge con evidenza che il confronto tra i partiti politici per dar vita in Parlamento ad una maggioranza che sostenga un governo non ha fatto progressi”.

Parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella che, poco fa, ha parlato alla stampa al termine del secondo giro di consultazioni. “Ho fatto presente alle varie forze politiche la necessità, per il nostro Paese, di avere un governo nella pienezza delle sue funzioni”, ha spiegato il Presidente della Repubblica; “le attese dei nostri concittadini, i contrasti nel commercio internazionale, le scadenze importanti e imminenti nella Unione Europea, l’acuirsi delle tensioni internazionali in aree non lontane dall’Italia, richiedono con urgenza che si sviluppi, e si concluda positivamente, un confronto tra i partiti, per raggiungere l’obiettivo di avere un governo nella pienezza delle sue funzioni”. Dunque, l’avvertimento: “Attenderò alcuni giorni, trascorsi i quali valuterò in che modo procedere per uscire dallo stallo che si registra”.

Insomma, non dovesse risolversi l’impasse entro la metà della prossima settimana il Capo dello Stato imprimerà un’accelerazione e, sostanzialmente, sono tre le possibili strade che potrebbe percorrere.

La prima, e al momento la più credibile, è che decida di affidare un mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico o, più probabilmente, alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati; d’altra parte, se il nome della ex componente del Csm ha già sbloccato la situazione delle presidenze delle Camere, potrebbe anche aiutare a sciogliere i nodi che impediscono, al momento, di costruire una maggioranza che abbia i numeri per governare. Tuttavia, sebbene il Movimento 5 Stelle abbia sostenuto la candidatura della Alberti Casellati allo scranno più alto di Palazzo Madama, è difficile a credersi che possa dare il via libera ad un mandato esplorativo considerati i rapporti strettissimi tra la Presidente e Silvio Berlusconi.

Altra strada percorribile è il preincarico ad un esponente della Lega, il principale partito della coalizione che ha più scranni in Parlamento: in queste ore, è circolato con insistenza il nome di Giancarlo Giorgetti, vicinissimo a Matteo Salvini, personaggio di mediazione.

Ultima possibilità, la più remota, è che Mattarella – considerata la delicatezza del momento economico e politico – forzi la mano e affidi l’incarico ad una personalità sopra le parti, ad un tecnico, con l’idea di dare vita ad un governo di ‘scopo’ o del ‘presidente’.

Al momento, altre strade non sono percorribili. Col Pd che ha ribadito la volontà di stare all’opposizione, e i veti incrociati tra Movimento 5 Stelle e Forza Italia, la situazione pare incancrenita a tal punto da costringere Mattarella a stringere i tempi. Una situazione che fa il gioco di Matteo Salvini che, fino ad ora, esce da vincitore dal giro di Consultazioni. “Noi siamo pronti. Certo, ci sono due veti contrapposti di M5S e Forza Italia. Io chiedo a tutti di essere responsabili. Se continua così, se continuano a bisticciare, si stuferanno gli italiani, mi stuferò io e tra un mese si tornerà alle urne, quindi: o la smettono o si vota", le sue parole ai microfoni di Radio anch’io. In questo momento, il leader della Lega si sta mostrando conciliante, aperto al Movimento 5 Stelle pur avendo assicurato la tenuta della coalizione di centrodestra; d’altra parte, a mostrarsi ‘sopra le parti’ non ha che da guadagnare, nella situazione data, agli occhi degli elettori, in particolare.

L’interlocuzione con i 5 Stelle è continua, non è un caso che, sugli incarichi, sin qui l’accordo sia stato totale; non sbatte la porta in faccia a Berlusconi però, consapevole che presentarsi da leader di una coalizione che ha ottenuto il 37% dei voti offre ben altre garanzie che correre da solo, con un partito che si attesta, bene ricordarlo, al 17%, poco più della metà dei 5 Stelle. Anzi, il teatrino inscenato ieri dal fu Cavaliere non ha fatto altro che porlo, ancor di più, come l’unico interlocutore possibile del centrodestra, mettendo all’angolo il Movimento 5 Stelle che, in queste ore, si sta cacciando in una sorta di vicolo cieco da cui, guarda il caso, pare poterlo tirare fuori solo Salvini. Il leader della Lega, però, non ha alcuna fretta: l’obiettivo è implicitamente dichiarato, tirarla lunga fino alle elezioni regionali; se in Friuli e in Molise dovesse confermare i risultati del 4 marzo, allora sì, potrebbe davvero mettere all’angolo Berlusconi e sedersi al tavolo con Di Maio da una posizione di forza, consapevole che sarebbe impossibile pensare di governare senza il partito più votato alle politiche. Intanto, il mandato esplorativo alla presidente del Senato o, ancor meglio, il preincarico al fedele Giorgetti, gli permetterebbe di non bruciarsi con un preincarico verso il nulla.

A meno che Mattarella non decida davvero di ribaltare il tavolo, con un governo del presidente. Chissà a quel punto che farebbe Salvini.

Ultima modifica il Venerdì, 13 Aprile 2018 14:46

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