Giovedì, 26 Aprile 2018 16:58

Incompatibilità di D'Alfonso, M5S: "La maggioranza calpesta la Costituzione"

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"Non sussistono al momento cause di incompatibilità" in capo a Luciano D'Alfonso: scatteranno soltando "quando ci sarà la convalida degli eletti da parte della giunta delle elezioni del Senato".

L'ha deciso la conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale d'Abruzzo, riunita nel pomeriggio come Giunta delle elezioni dal presidente dell'assise Giuseppe Di Pangrazio.

Una seduta piuttosto tesa, con le ragioni del governatore che sono 'passate' per un soffio: a votare avverso l'incompatibilità, fino a convalida degli eletti a Palazzo Madama, sono stati Sandro Mariani (Pd), Maurizio Di Nicola (Centro democratico), Lorenzo Berardinetti (Regione Facile) e Lucrezio Paolini (Italia dei Valori); col meccanismo del voto ponderato, 16 voti contro i 13 a favore della decadenza, espressi da Lorenzo Sospiri (Forza Italia), Sara Marcozzi (M5S), Mauro Di Dalmazio (Abruzzo Futuro) e Leandro Bracco (Sinistra Italiana). Si sono astenuti il presidente Di Pangrazio, per la terzietà imposta dal ruolo, e Mario Oliveri (Abruzzo civico), a ribadire il 'mal di pancia' suo e dell'oramai ex assessore Andrea Gerosolimo che, tuttavia, non ha ancora staccato la spina alla maggioranza; assenti invece, e sono assenze che fanno parecchio rumore, il neo assessore Giorgio D'Ignazio e il sottosegretario Mario Mazzocca (Articolo 1). 

Sulle barricate il Movimento 5 Stelle. "Non sussistono cause di incompatibilità tra la carica di senatore e quella di presidente della Regione Abruzzo. E' questa la clamorosa decisione che la maggioranza del governo regionale di Luciano D'Alfonso ha imposto nella Giunta per le elezioni nella seduta odierna, invece di prendere atto dell'incompatibilità, sancita dall'art. 122 della Costituzione e dal regolamento del Consiglio regionale e deliberare la conseguente contestazione di incompatibilità a Luciano D'Alfonso. Un atteggiamento di prepotenza istituzionale paradossale e in spregio della democrazia", il commento di Sara Marcozzi, Pietro Smargiassi, Domenico Pettinari, Gianluca Ranieri e Riccardo Mercante a margine della Giunta per le elezioni.

"Un atto di equilibrismo istituzionale che vede conniventi tutti i capigruppo di maggioranza: Sandro Mariani, Maurizio Di Nicola, Lorenzo Berardinetti e Lucrezio Paolini. Astenuti il presidente del Consiglio Di Pangrazio e Mario Olivieri. Ancora una volta la maggioranza pone la carriera politica del presidente D'Alfonso davanti agli interessi della comunità abruzzese."

"Ciò anche in totale spregio del parere degli uffici legislativi del Consiglio Regionale che ben hanno chiarito la totale indipendenza del procedimento di decadenza previsto dal Regolamento del Consiglio regionale rispetto a quello sancito nel Regolamento del Senato" ha aggiunto Sara Marcozzi. "Siamo davanti alla scena più triste nella storia democratica d'Abruzzo: un'intera regione tenuta in ostaggio dalla carriera politica di un uomo appoggiato da una maggioranza di figure deboli che non sono state capaci di difendere i cittadini dall'arroganza istituzionale del Presidente-Senatore Luciano D'Alfonso".

Ora la discussione - concludono i consiglieri pentastellati - si sposterà nel primo Consiglio Regionale utile "dove una mera presa d'atto, quello che avrebbe dovuto essere un semplice adempimento burocratico di constatazione delle due cariche, sarà rimessa ancora una vola alla volontà della maggioranza."

Pagano: "D'Alfonso non può tenere in ostaggio un'intera regione"

"Il diritto di scelta non può comportare il diritto di tenere disinvoltamente in ostaggio un'intera Regione. Luciano D'Alfonso deve smetterla di aggrapparsi ai codicilli e a fare giochi di prestigio sulla pelle degli abruzzesi: o si dimette da governatore per fare il senatore, oppure rimane a fare il governatore  e si dimette da senatore. È intollerabile, dopo la politica dei due forni, assistere alla politica delle due poltrone di cui pagano il prezzo tutti gli abruzzesi".

Il coordinatore regionale di Forza Italia, Nazario Pagano, interviene sul doppio incarico e sul verdetto della Giunta per le elezioni che ha sancito all'Aquila la "non sussistenza dell'incompatibilità" con 16 sì e 12 no.

La sfida politica tra maggioranza e opposizione nel procedimento di decadenza ha avuto un esito che congela la situazione e vede rimanere al suo posto il presidente «che continua a governare e a fare le sue nomine di fine legislatura come se nulla fosse.

La giunta avrebbe dovuto prendere atto dell'incompatibilità nella quale si trova D'Alfonso in base a quanto sancito dall'articolo 122 della Costituzione e del Regolamento del Consiglio regionale.

Si tratta di un atteggiamento – continua Pagano – che denota un'arroganza istituzionale alla quale peraltro D'Alfonso non è nuovo. Tutti ricordano, quando era sindaco di Pescara, l'ormai famoso certificato medico sulla "malattia ingravescente" che gli consentiva di rimanere nominalmente al suo posto. Adesso invece ha tirato fuori dal cilindro un discorso di otto pagine in puro stile "dalfonsese" nel quale, con la modestia che gli è propria, ha affiancato se stesso a figure nobili come Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi".

La parola finale passa al Consiglio regionale, convocato per il 3 maggio, dove la Giunta ha deciso di spostare il dibattito. Che sarà certamente al calor bianco. "Non è possibile continuare con questa pantomima che è emblematica del modo di gestire il potere che gli elettori hanno già punito e che allontana dalla politica. Amministrare – conclude Pagano – non significa muovere le pedine sulla scacchiera del potere fino all'ultima mossa possibile e anche oltre, andando a occupare le caselle rimanendo imbullonato alla poltrona della stanza dei bottoni. Forza Italia darà battaglia in Consiglio affinché questo scandalo cessi e anche subito. L'Abruzzo non ha bisogno di un D'Alfonso che fa l'Amleto. Faccia piuttosto un gesto di dignità e di coerenza, quel gesto che  non ha mai fatto in vita sua: si dimetta con coerenza, correttezza e trasparenza. Noi non gli faremo sconti su questo".

Lega: "Dimissioni a catena e torniamo alle urne"

La Giunta per le elezioni del Consiglio Regionale ha stabilito, a maggioranza dei capigruppo consiliari, che "non sussistono al momento cause di incompatibilità in capo a Luciano D'Alfonso".  

La decisione, che fonda sulla tesi che i termini per la decadenza debbano decorrere dalla convalida degli eletti da parte della Giunta delle elezioni del Senato, lascia oltremodo perplessi perché contrasta palesemente con l'art.122 della Costituzione.

La Lega Abruzzo censura questa arrogante ed arbitraria decisione, che risulta funzionale alla decisione di D'Alfonso di guadagnare tempo, soltanto allo scopo di ultimare la serie di nomine e di incarichi.

Non è certo funzionale agli interessi  della Regione, destinata così a protrarre la sua agonia per molto altro tempo ancora. Sappiano gli abruzzesi di quale truffa sono vittime ad opera del Pd e del suo presidente/senatore. Vedano i rappresentanti dei 5Stelle di quale impasto di menzogna e di cultura dell'illegalità sono fatti coloro con i quali hanno dichiarato di volersi alleare per dar vita al governo nazionale.

Contro il vilipendio delle istituzioni e contro l'arroganza del Pd non c'è che una strada, che la Lega propone ai consiglieri di centrodestra ed a coloro che mal tollerano questa situazione di illegalità: le dimissioni a catena dei consiglieri regionali  per accelerare i tempi del ritorno alle urne.

Ultima modifica il Venerdì, 27 Aprile 2018 17:20

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