Si respirava un poco di tensione, martedì mattina, a margine della conferenza stampa tenuta dal gruppo consiliare PD [qui, la cronaca] per un bilancio dei primi dieci mesi d’amministrazione Biondi; tensione dovuta alle parole del presidente della Commissione garanzia Americo Di Benedetto, candidato sindaco alle elezioni del giugno scorso, che, proponendo una riflessione politica più che amministrativa, ha cerchiato di rosso la data del 23 maggio prossimo, allorquando il Tribunale amministrativo dell’Aquila dovrà pronunciarsi sul riconteggio dei voti negli undici seggi oggetto di ricorso di alcuni esponenti del centrosinistra sentenziando se, in effetti, la coalizione civico progressista abbia superato o meno, al primo turno, la soglia del 50% + 1 dei voti validi che, in sostanza, farebbe scattare la così detta ‘anatra zoppa’, col sindaco Biondi che si ritroverebbe senza maggioranza in Consiglio comunale.
Dovesse andare così, stante il prevedibile ricorso in Consiglio di Stato e la sospensiva che verrebbe concessa considerata pure la querela di falso per l’errore di trascrizione materiale del risultato del seggio 41, il centrodestra si ritroverebbe con 12 consiglieri - più il sindaco - contro i 20 delle opposizioni [scatterebbe l’elezione di Emanuela Di Giovambattista, Maurizio Capri e Fabrizio D’Alessandro del Pd, Fabrizio Ciccarelli del Passo Possibile, Anna Lucia Bonanni della Coalizione sociale, Fabrizio Righetti del M5S, Sergio Ianni di Abruzzo civico e Giorgio Spacca di Articolo 1]. Per questo, “il 23 maggio sarà la vera linea di demarcazione: in un modo o nell’altro, qualcosa bisognerà cominciare a fare”, le parole di Americo Di Benedetto; “è più che mai necessario un rilancio dell’azione amministrativa, altrimenti andremo al tracollo”, ha aggiunto. A quel punto, “si vedrà chi ha davvero a cuore la città, chi sarà disponibile a mettersi in gioco sterilizzando l’azione amministrativa da questioni politiche”.
Eccolo il nodo, le parole che hanno fatto saltare sulla sedia il capogruppo dem in Consiglio comunale, Stefano Palumbo, e il segretario cittadino Stefano Albano che, fino a quel momento, si erano tenuti ben lontani dall’argomento ‘anatra zoppa’. Incalzato sul senso del ragionamento, Di Benedetto ha chiarito che, dovessero ribaltarsi gli equilibri di forza in seno al Consiglio, “la prima dichiarazione d’intenti spetterebbe al sindaco eletto”, aggiungendo, comunque, che “non ci saranno consociativismi e che nessuno è alla ricerca di un posto al sole”.
Sta di fatto che il ragionamento non poteva passare inosservato, considerato pure che, qualche ora prima, Abruzzoweb aveva pubblicato un articolo su un presunto incontro tra Biondi e Di Benedetto che si sarebbe ‘proposto’ come vice sindaco per ‘cucire’ una maggioranza di responsabilità ed evitare elezioni anticipate; notizia seccamente smentita dal primo cittadino e dallo stesso Di Benedetto in conferenza stampa che, proprio per questo, ha tenuto a precisare che “nessuno è alla ricerca di un posto al sole”. Tuttavia, di un incontro tra gli sfidanti alle elezioni del giugno scorso si parlava da giorni, tra i corridoi della politica, e c’è chi giura si sia effettivamente tenuto.
E torniamo alle parole di Di Benedetto: stando ai ben informati, l’ex presidente della Gsa avrebbe in mente un governo cittadino di responsabilità, anche per evitare il commissariamento del Comune, col sostegno al sindaco Biondi che passerebbe dall’azzeramento dell’attuale Giunta e dalla scelta di assessori ‘tecnici’ e non espressione di partiti politici. Si spiegherebbero così le parole pronunciate in conferenza stampa, quel riferimento alla necessità di “sterilizzare l’azione amministrativa da questioni politiche”. D’altra parte, in questo modo il presidente della V Commissione ritroverebbe centralità nella vita politica cittadina facendosi garante, sebbene da consigliere comunale e non da vice sindaco o assessore, di un esecutivo di 'salute pubblica' su un programma condiviso: si dovesse tornare alle urne, infatti, è difficile credere che sarebbe il candidato sindaco del centrosinistra.
Albano e Palumbo, però, hanno inteso ribadire che il “PD è e resterà alternativa a questo centrodestra”, chiarendo che i dem non saranno mai “stampella” di un’eventuale maggioranza a guida Biondi, e tantomeno entrerebbero in Giunta. Insomma, posizioni piuttosto diverse e non è affatto una novità: dal giorno delle primarie tra Di Benedetto e Pierpaolo Pietrucci, le anime dei dem non hanno ancora trovato pace; specchio di ciò che sta accadendo in segreteria nazionale, evidentemente.
Anche Biondi ha chiarito, e più volte ribadito in queste settimane, che se dovesse venire meno la maggioranza in Consiglio comunale si dimetterebbe un minuto dopo; sarebbe difficile trovare i numeri pure se ci fossero consiglieri pronti al salto della barricata e, comunque, la maggioranza ‘vivrebbe’ sul filo di un equilibrio sottile, a meno di un accordo politico con Di Benedetto e parte delle opposizioni, appunto, che non può escludersi completamente, al momento. D’altra parte, per Biondi si era ipotizzata una candidatura alle politiche in caso di nuove elezioni, fosse scattata l’anatra zoppa: le evoluzioni delle ultime ore, però, raccontano di un accordo quasi fatto tra Lega e M5S per dar vita ad un governo politico; anche si fosse tornati alle urne, comunque il sindaco dell’Aquila non avrebbe avuto vita facile a strappare un seggio, considerato che alle politiche del 4 marzo il suo partito, Fratelli d’Italia, non ha eletto alcun rappresentante in Abruzzo e non è affatto in crescita, tra l’altro, a dispetto della Lega di Salvini.
Piuttosto, il sindaco dell’Aquila potrebbe giocarsi l’eventuale rielezione a Palazzo Fibbioni con una campagna elettorale giocata sull’accusa al centrosinistra di aver dato vita ad un golpe giudiziario, col volere popolare ribaltato dal Tribunale. Va detto, altresì, che si voterebbe a primavera 2019 - tra aprile e giugno - passerebbero mesi e, oltre a doversi comunque assumere la responsabilità di far commissariare il Comune, stante le fortissime tensioni della maggioranza non è affatto detto che Pierluigi Biondi ritroverebbe unità intorno alla sua candidatura. Bisognerà capire se si riuscirà a trovare una ‘quadra’ con la nomina dei vertici delle partecipate e con la definizione di equilibri e candidature in vista delle elezioni regionali che, stante l’accelerazione improvvisa a Roma, con Luciano D’Alfonso che – si formasse un governo - potrebbe essere dichiarato incompatibile dalla giunta del Senato nel giro di un paio di mesi, potrebbero essere fissate per la fine dell’anno, tra ottobre e novembre. Le posizioni assunte dai partiti del centrodestra negli ultimi giorni vanno interpretate anche in quest’ottica. Certo è che sarebbe davvero difficile per le forze di centrodestra giustificare eventuali spaccature nella scelta del candidato sindaco.
Di contro, il centrosinistra all’opposizione - e il Pd in particolare - teme l’effetto potenzialmente dirompente dell’anatra zoppa: innanzitutto, sarebbe più che complicato affrontare una campagna elettorale dovendo spiegare ragioni e motivi del ricorso; inoltre, la coalizione civico progressista, di fatto, non esiste più e, dunque, ritrovare unitarietà intorno ad una candidatura credibile sarebbe altrettanto complesso. Non solo: il vento nazionale che spira a destra e il riflesso potenzialmente negativo che potrebbero avere le elezioni regionali di fine anno consigliano prudenza. Di fatto, il centrosinistra teme che l’anatra zoppa possa addirittura cacciare dai guai la maggioranza a brandelli che governa il Comune dell’Aquila, che potrebbe finire per ricompattarsi e, magari, costruire un percorso più consapevole con una più attenta definizione dei rapporti di forza e, soprattutto, delle liste a supporto del candidato sindaco.
Non sarebbe difficile trovare pezzi da ’90 pronti a salire su un carro potenzialmente vincente.
Insomma, il quadro politico è confuso come mai prima d’ora, e a destra così come a sinistra, dire cosa potrebbe accadere domani non è affatto semplice. Di certo, L’Aquila avrebbe bisogno di una classe politica capace di cogliere appieno il senso di una sfida decisiva per il futuro della città capoluogo che, a ricostruzione fisica avviata, non ha ancora un progetto di rilancio economico e di ricucitura sociale. In questo senso, le pur legittime aspirazioni di chi è concentrato sulla propria carriera politica dovrebbero venire dopo il bene della città: al contrario, stiamo assistendo ad equilibrismi, da una parte e dall’altra, a manovre di basso cabotaggio, a rincorse di posizioni e poltrone che nulla hanno a che fare col buon governo della comunità. E non si è fatto cenno al Movimento 5 Stelle che, in questi anni, a L’Aquila non ha mai trovato un reale radicamento e che pure, si dovesse andare ad elezioni anticipate, a seguito del risultato ottenuto il 4 marzo scorso alle politiche, con Di Maio al governo insieme a Salvini, e stante le proiezioni sulle Regionali che, al momento, sono più che favorevoli per i pentastellati, potrebbero trovare una ‘quadra’ anche nella città capoluogo.