Della delicata vicenda di Nausjca Melaragno, mamma di due bambine di 11 e 6 anni che, martedì scorso, ha occupato un alloggio del progetto Case autodenunciandosi immediatamente ai Vigili Urbani, avrete già letto. Non indendiamo approfondire i dettagli di una storia familiare di difficoltà e che, in queste ore, ha interessato gli assistenti sociali: ci limitiamo a sottolineare che, in alcuni casi, la giustizia non ha niente a che fare con la legalità.
Tuttavia, la vicenda di Nausjca 'spalanca' una enorme questione politica: la mamma aquilana, infatti, aveva risposto al bando così detto di 'housing sociale' istruito dalla passata Giunta di centrosinistra con delibera del 20 dicembre 2016, congelato il 3 novembre scorso, un anno dopo, dal sindaco Pierluigi Biondi con una semplice lettera all'allora dirigente del settore Dania Aniceti; il bando era rivolto a cittadini italiani, Ue e non Ue in possesso di un regolare permesso di soggiorno, residenti da almeno un anno nel comune dell’Aquila, non titolari di un immobile di proprietà e con un reddito non superiore a 40mila euro. Scaduto il 30 gennaio 2017, avevano risposto 1156 famiglie: le domande ammesse erano state 993. Di queste, 146 presentate da nuclei che risultavano già assegnatari.
Tra le domande ammesse pare ci fosse anche quella di Nausjca che, come le altre famiglie in graduatoria, non ha avuto alcuna risposta.
Ricorderete che il bando era stato sospeso per una questione meramente ideologica: ricorderete che alla fine di ottobre scorso, l'assessore delegato Francesco Cristiano Bignotti - e con lui consiglieri del gruppo 'L'Aquila Futura', Roberto Santangelo e Luca Rocci - avevano denunciato come il 90% dei nuclei familiari aventi diritto fosse di origine straniera. "Prima gli aquilani non è uno slogan da stadio, bensì un principio che deve cominciare a essere ben chiaro in questa città che per troppo tempo ha pensato soltanto a interessi personali e di partito", aveva asserito l'assessore. E la vicenda, a seguito della irrituale - illegittima ? - sospensione decisa dal primo cittadino, aveva assunto una dimensione persino nazionale, se è vero che la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, per settimane, l'aveva usata come strumento di campagna elettorale.
Ebbene, il dato non era proprio corretto: gli stranieri in graduatoria erano, in realtà, il 40%; tra i primi 100 nuclei familiari aventi diritto si raggiungeva l'80%, non tra le domande ammesse.
Sta di fatto che, da allora, si sono susseguiti, nell'ordine, "una richiesta di parere all'avvocatura comunale, una commissione di garanzia, interrogazioni e interpellanze consiliari, indirizzi di giunta, una relazione tecnica del dirigente" ha ricostruito il gruppo consiliare del Partito Democratico, fino ad arrivare, a 18 mesi dalla pubblicazione del bando, ad una delibera che, di fatto, ha ritirato il provvedimento. E non per ragioni ideologiche, sia chiaro, piuttosto per motivi di legittimità e di merito: almeno, così è stato spiegato. In sostanza, per vari motivi il bando sarebbe stato "contradditorio" e "illogico", contrastante con precedenti delibere di giunta e di consiglio, potenzialmente discriminatorio nei confronti di alcuni cittadini; per questo, è stato ritirato e, questa la promessa, ne verrà istruito un altro [ne parliamo diffusamente qui].
Intanto, da un anno e mezzo ci sono circa 600 alloggi vuoti, con le spese che restano a carico dei contribuenti, e oltre mille famiglie aspettano da mesi di sapere se potranno beneficiare di un appartamento oppure no. Anche Nausjca che, disperata, ha finito per occuparne uno.
"Si possono vincere le elezioni al grido 'prima gli aquilani', ma non si può pensare di governare con gli slogan, perché poi, come sta accadendo, i 'primi' a pagarne le conseguenze sono proprio 'gli aquilani'", l'affondo del Pd dell'Aquila che ha inteso esprimere "massima vicinanza" alla mamma che ha forzato uno degli appartamenti chiuso a chiave. E che ha evidenziato la rilevanza politica del fatto: "cosa farà adesso il sindaco per sanare la situazione di questa donna?", si sono chiesti i consiglieri comunali dem; "firmerà l'ennesima ordinanza sindacale con cui in questo anno di governo ha assegnato a suo libero arbitrio decine e decine di alloggi, in barba alle migliaia di persone che erano pazientemente in attesa? E se altri cittadini decidessero di seguire questo esempio, cosa succederebbe?".
Domande più che lecite. D'altra parte, avevamo già sottolineato come il primo cittadino, in questi mesi, avesse assegnato una sessantina di alloggi del progetto Case a nuclei familiari in stato di difficoltà con ordinanza sindacale, con un atto a sua firma insomma, insindacabile, e tra gli altri un appartamento era stato destinato anche ad un ex consigliere comunale. Avrà avuto le sue ragioni, il sindaco: non intendiamo affatto metterle in dubbio. Ci chiediamo, però: è giusto procedere in questo modo? Non si crea, forse, una discriminazione insopportabile tra chi, magari, ha la possibilità di manifestare le sue difficoltà al primo cittadino e chi invece, come Nausjca, viene rimpallata tra un ufficio e l'altro? In base a quali parametri il sindaco dell'Aquila decide che un nucleo familiare ha diritto ad un alloggio, ed altri invece no? Come si giustifica un atteggiamento del genere, con una graduatoria già stilata di circa mille richiedenti in attesa di una risposta? E poi: se Biondi dovesse assegnare un appartamento alla signora Nausjca, non rischierebbe di creare un precedente difficile da gestire?
"Appare evidente come l'atteggiamento dell'amministrazione rischia di produrre più danni di quelli che, nella sua convinzione, pensa di risolvere", ha ribadito il gruppo consiliare del Pd. "La revoca del bando era una promessa elettorale populista: a 18 mesi dalla pubblicazione, si è arrivati ad una delibera di ritiro in cui le tanto sbandierate ragioni ideologiche sono state pavidamente celate sotto ragioni di legittimità e di merito. Ragioni che però, stranamente, valgono per il bando dell'housing sociale ma non evidentemente per l'assegnazione degli alloggi alla comunità venezuelana o ai militari a cui, con gli stessi criteri, si assegnano invece tranquillamente gli alloggi. E gli interessi dei nuclei familiari che avevano risposto al bando? E le loro esigenze abitative? Secondo la Giunta valgono evidentemente meno degli interessi pubblici; ma quali sono questi interessi pubblici visto che nella delibera non c'è traccia di una effettiva comparazione. La comunità aquilana può sopportare tutto questo in nome di un capriccio di chi governa? Noi pensiamo di no".
Per questi motivi, il Pd dell'Aquila ha chiesto all'amministrazione attiva di rivedere "una decisione sbagliata e incomprensibile sotto diversi punti di vista: innanzitutto per i danni erariali causati dai mancati introiti che questa lunga impasse ha provocato finora alle casse comunali e che continuerà a produrre in attesa dell'espletamento di un nuovo bando che, tra pubblicazione, istruttoria delle domande pervenute e assegnazione, richiederà ancora tanti mesi, con circa 600 alloggi già liberi che continueranno nel frattempo ad aumentare; in secondo luogo perché non si comprende su quali criteri potranno essere impostati i nuovi bandi, visti i limiti e i vincoli in cui si è stretta l'amministrazione con questa folle delibera pur di giustificare l'annullamento del bando; in ultimo per il fatto che a rispondere ad un eventuale nuovo bando saranno, verosimilmente, le stesse persone che hanno già partecipato al bando ritirato. E in quel caso che si farà? Si revocheranno bandi ad oltranza finché non parteciperanno 'persone di gradimento' dell'amministrazione?".
La verità è che con questa decisione si stanno danneggiando gli interessi diretti dei cittadini che hanno presentato domanda per avere un alloggio ma contemporaneamente anche quelli di tutta la comunità a causa degli effetti prodotti sulle casse del Comune. "Sono considerazioni oggettive che dovrebbero convincere qualsiasi amministratore dotato di buon senso a tornare sui propri passi nell'esclusivo interesse della comunità. Diversamente saremo costretti, noi sì spinti dall'interesse collettivo, a farci promotori di una class action che porti all'impugnazione davanti al TAR della delibera di revoca assunta dalla giunta", la sfida del Pd.
Duro anche il commento del collettivo Globuli Rossi: "L'amministrazione Biondi ha deciso che hanno diritto ad un appartamento del progetto Case o Map i militari in servizio in città (allora bisognerebbe stipulare convenzioni anche con i docenti universitari, i lavoratori della ricostruzione e tutti quei lavoratori che sono impegnati in città pur non essendo residenti; ma non tutti hanno un Consigliere in maggioranza...) e i venezuelani, tutti presunti perseguitati dal cattivissimo socialista bolivariano Maduro (in realtà in molti casi sono venezuelani di seconda o terza generazione che il Venezuela lo hanno visto solo in cartolina; ma hanno un Consigliere in Maggioranza...)", le parole dell'ex consigliere comunale Enrico Perilli. "Non c'è posto però per i cittadini aquilani e non solo, che vivono un'emergenza sanitaria, sociale, economica. Bisogna aspettare che qualcuno in maggioranza si ricordi di loro! Il motto rimane sempre e comunque 'prima gli aquilani', consiglieri di maggioranza permettendo".
Coalizione sociale: "Amministrazione non garantisce un abitare dignitoso"
Sulla vicenda è intervenuta, con una nota, anche la consigliera comunale della Coalizione sociale Carla Cimoroni.
"E' stata una giovane madre di due figlie con il suo gesto provocatorio" si legge "a gridare che questa città è reale. E' toccato a lei, che si è autodenunciata per aver occupato un appartamento del progetto Case inspiegabilmente vuoto da mesi, ricordare che nel nostro territorio c'è un disagio a cui l'amministrazione dovrebbe e potrebbe dare risposte, invece di impantanarsi in un'ideologica difesa dell'identitarismo sempre e comunque, e in sterili e logoranti conflitti interni".
"A lei e alle sue figlie abbiamo portato la nostra comprensione e complicità per quanto si è trovata a dover affrontare e per come lo ha fatto. A tutte le cittadine e i cittadini che hanno dimostrato solidarietà nei confronti di questa famiglia, offrendo supporto e aiuto materiale e morale, va il nostro sincero ringraziamento".
Questa vicenda mette a nudo l'insipienza della maggioranza al governo della città infilando tra l'altro il Sindaco in un vicolo cieco, qualunque soluzione intenda dare. E sia chiaro che per noi l'unica soluzione possibile è quella di garantire un abitare dignitoso.
Del resto quello che è successo era assolutamente prevedibile: centinaia di alloggi pubblici vuoti, il bando per la loro assegnazione prima sospeso a un passo dalla pubblicazione della relativa graduatoria e infine annullato dopo 18 mesi, fiducia e aspettativa da parte degli oltre mille aspiranti assegnatari mortificate e disattese, nessuna alternativa all'orizzonte. C'è da stupirsi che quello di questa giovane madre sia l'unico caso del genere. Ma forse ce ne sono altri che semplicemente non sono stati resi pubblici.
La verità è che una madre non dovrebbe mai essere costretta a giustificare alle sue figlie il motivo per cui in casa si entra dalla finestra. La verità è che tutto questo non sarebbe successo se tanti spazi disponibili non fossero stati lasciati colpevolmente vuoti da una maggioranza al governo incapace di percepire le reali esigenze delle persone del nostro territorio. Il sospetto è che si preferisca invece gestire un patrimonio abitativo pubblico così sostanzioso a colpi di ordinanze e decreti emergenziali, tanto riservati quanto discrezionali. Almeno fino a che una giovane madre non reclama pubblicamente quello che le spetta.