Altra giornata di tensione in Quirinale.
Carlo Cottarelli, alle 16:30, avrebbe dovuto sciogliere le riserve accettando l'incarico di formare il governo e svelando la lista dei ministri: al contrario, a seguito dell'incontro col Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il premier incaricato ha lasciato il Palazzo del Quirinale per far rientro frettolosamente alla Camera. La lista dei ministri non è ancora definita. "Ci sono problemi", hanno chiarito fonti presidenziali.
Il precipitare della crisi politica, col governo Cottarelli che non avrebbe la fiducia delle Camere - anche il PD potrebbe astenersi - e i dubbi degli eventuali ministri che dovrebbero assumere l'incarico per pochi mesi, col Parlamento 'di traverso' e le fibrillazioni sui mercati, avrebbero spinto a riflettere ancora qualche ora sulla possibilità di andare avanti o arrendersi, con lo scioglimento anticipato delle Camere.
Dunque, si è ipotizzato un ritorno alle urne già in luglio, il 29 del mese e, fino ad allora, a traghettare il paese avrebbe pensato il governo Gentiloni. I maggiori partiti si sono detti favorevoli. A parlare apertamente di "voto estivo" è stato il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci: "Se c'è l'accordo si può fare". Per Luigi Di Maio, capo politico dei 5 Stelle, "era più responsabile far partire il governo, ma siamo pronti ad andare al voto a luglio". E nella riunione di oggi con i fedelissimi, Silvio Berlusconi avrebbe parlato di una "consistente ipotesi di voto a luglio".
"Siamo pronti a votare subito e vi manderemo ancora una volta a casa", ha dichiarato il capogruppo della Lega al Senato Gian Marco Centinaio.
Nel tardo pomeriggio, però, Carlo Cottarelli ha provato a gettare acqua sul fuoco: "Serve un approfondimento, ma non ci vorrà molto", le sue parole; uscendo dalla Camera dei Deputati, il premier incaricato si è mostrato ottimista: "poche ore per completare la squadra di governo".
In serata, però, l'ennesimo colpo di scena di una giornata lunghissima; si è riaperta, infatti, l'ipotesi di un governo Lega-M5S. "La maggioranza in Parlamento c'è; se si vuole risolvere la crisi rassicurando i mercati si faccia partire un governo che ha già un programma chiaro", ha dichiarato Luigi Di Maio che, per l'ennesima volta in poche ore, ha cambiato posizione, rinunciando alla messa in stato d'accusa del Presidente e aprendo, addirittura, ad una interlocuzione col Colle. "Il problema non è neanche il Quirinale - afferma - sbaglia obiettivo chi lo dice. Dobbiamo decidere invece se i governi italiani li devono decidere i cittadini che votano o le agenzie di rating e la Germania". E Matteo Salvini "come segretario della Lega" ha chiesto ai presidenti di Camera e Senato d'insediare le Commissioni. "L'obiettivo - per ora limitato - è smontare un pezzo di legge Fornero, approvare la legittima difesa e tagliare i vitalizi e alcune tasse. L'unica cosa che non permetterò è che, in attesa di capire cosa fa Cottarelli e dove va Mattarella, gli italiani abbiano un Parlamento che non lavora".